Luigj Prendushi nacque a Scutari in Albania il 24 gennaio 1896. Già a
dodici anni partì per l’Italia, dove frequentò le scuole e, allo stesso
tempo, maturò la vocazione al sacerdozio.
Ordinato sacerdote, nel 1921 fece ritorno in patria, ma la nave dove
viaggiava affondò. I passeggeri, tra i quali molti commercianti, si
misero in salvo, mentre le merci andarono perdute. Mentre tutti
piangevano per questo motivo, solo don Luigj rimase calmo. Quando gli fu
chiesto come facesse, rispose: «Non ho alcun motivo per piangere. Il
mio capitale è il Vangelo. Non può affondare nel mare!».
Rientrato quindi in Albania, cercò di risollevare, alla luce delle
conoscenze europee, la vita degli abitanti più poveri. Condivise perfino
le loro abitazioni, che erano poco più che delle grotte nei villaggi di
Mazrek, Nënshat, Shllak, Dardhë, Koman, Kaçë, Naraç, Shelqet.
All’insorgere del regime comunista, avrebbe potuto fuggire e tornare in
Europa, ma scelse di restare. Fu quindi arrestato il 5 dicembre 1946,
con l’accusa, comune a molti altri sacerdoti della sua epoca, di essere
una spia del Vaticano. Venne fucilato a Shelqet il 24 gennnaio 1947.
Compreso nell’elenco dei 38 martiri albanesi capeggiati da monsignor
Vinçenc Prennushi, don Luigj Prendushi è stato beatificato a Scutari il 5
novembre 2016. Dello stesso gruppo fanno parte altri venti sacerdoti
diocesani.
Autore: Emilia Flocchini
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