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venerdì 27 gennaio 2023

San Giovanni Maria, detto Muzei

Nel 1886, nel cuore dell'Uganda, alle sorgenti del misterioso Nilo, viveva la tribù dei Buganda, erede della razza Bantù proveniente dall'Etiopia, che si diceva evangelizzata da san Matteo. Popolo essenzialmente guerriero, si dedicava anche all'agricoltura e all'allevamento. Le leggende locali parlavano di Kintu, fondatore del loro impero, messaggero del cielo, uomo bianco che aveva orrore del sangue e che chiamava tutti suoi figli e sarebbe stato lui a portare in dono il prezioso frutto della banana... insomma leggende e realtà si intrecciavano, mantenendo intatti alcuni riti cristiani, come quello di versare sul capo dei nascituri dell'acqua e credendo che la morte non distruggesse ma piuttosto "custodisse". Verso il 1852 il re Suma cominciò però a favorire l'insediamento degli Arabi nelle sue terre e là essi costruirono una moschea e cominciarono a diffondere l'islamismo, facendo molti proseliti anche a causa del fatto che l'Islam era favorevole alla poligamia, mentre il cristianesimo no.

Quando Stanley, nel 1875, scoprì questo popolo così curioso e differente dagli altri, si affrettò a chiedere dei missionari, pensando che in poco tempo egli sarebbe riuscito a far comprendere la grandezza della Bibbia. Nel 1877 ne arrivarono alcuni che erano anche ingegneri ed architetti, desiderosi di mettere a disposizione non solo il loro zelo apostolico, successivamente coadiuvati da un missionario che giunse con un Crocifisso in mano e la corona del Rosario al collo. All'inizio il re provò simpatia per la religione cattolica ma dopo un pò preferì l'islam. Nonostante tutto, la missione prosperava e vi erano molti catecumeni, ma il re temendo che l'Inghilterra desiderasse appropriarsi del suo regno allontanò dalla sua tribù i missionari cristiani. Morto lui, però, il figlio Mwanga che ne prese il posto, richiamò i Padri ed essi trovarono una comunità cristiana piuttosto fiorente, con oltre 800 catecumeni. Tuttavia gli odi interni e le dissolutezze del re, portarono ad un triste epilogo; i grandi del regno e soprattutto il primo ministro decisero di uccidere il loro capo per poi eleggere il fratello. Un amico intimo del re, Andrea Kagwa, lo asvvertì, assicurandogli che poteva contare sull'aiuto di tutti i cristiani della comunità. Il ministro riuscì a farsi perdonare dal re ma il suo odio contro i cristiani si inasprì e cominciò a cercare ogni pretesto per rovinarli, suggerendo al sovrano che se il loro numero fosse aumentato, essi l'avrebbero senza dubbio scalzato dal trono per eleggere uno di loro. Un giorno del 1885, poichè il Re soffriva di un male agli occhi, mandò Giuseppe Mukasa, precettore cristiano che vegliava sui paggi cercando di tenerli lontani dall'atmosfera pericolosa della corte, a chiedere al vecchio missionario, Padre Lourdel, un calmante che però gli provocò un grande malessere. Nulla di meglio, per il primo ministro, per accusare il prete ed i cristiani di aver voluto uccidere il re. Ciò scatenò nel sovrano un'ingiustificato odio: Giuseppe venne arso vivo sul rogo, a un paggio che non aveva risposto subito ad una sua chiamata vennero tagliate le orecchie, poi si incattivì contro gli altri paggi che non volevano abiurare alla loro fede e soprattutto s'inasprì dopo aver saputo che anche una delle sue figlie si era convertita al cattolicesimo. Come un pazzo il re afferrò una lancia avvelenata con cui ferì, condannandoli a morte, alcuni dei giovani, dando inizio ad uno spaventoso massacro. Visto che la situazione precipitava, i paggi che erano ancora catecumeni vennero subito battezzati e si riunirono davanti al re, attendendo che si compisse la loro sorte, mentre tutti i guerrieri della tribù si erano intanto radunati per dare inizio ai rituali dell'esecuzione. I condannati furono tutti legati e portati verso il luogo dove si effettuavano le uccisioni, posto che raggiunsero solo dopo molti giorni di cammino e di torture, mentre alcuni di essi, stremati, morivano per strada.... La sera del settimo giorno i carnefici si riunirono al suono del tamburi e i giovinetti vennero condotti al rogo ed arsi lentamente mentre le loro giovani voci si alzavano oranti al cielo. Solo tre di essi vennero chissà per quale ragione risparmiati e non si davano pace di ciò, ma la loro salvezza diede modo al mondo di conoscere l'esempio di fede dei piccoli perseguitati. La missione cattolica, da quel momento si sviluppò ulteriormente, mentre i persecutori fecero una tragica fine.


Autore: Patrizia Fontana Roca

Fonte: www.cartantica.it

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