Nel 1886, nel cuore dell'Uganda, alle sorgenti del misterioso Nilo,
viveva la tribù dei Buganda, erede della razza Bantù proveniente
dall'Etiopia, che si diceva evangelizzata da san Matteo. Popolo
essenzialmente guerriero, si dedicava anche all'agricoltura e
all'allevamento. Le leggende locali parlavano di Kintu, fondatore del
loro impero, messaggero del cielo, uomo bianco che aveva orrore del
sangue e che chiamava tutti suoi figli e sarebbe stato lui a portare in
dono il prezioso frutto della banana... insomma leggende e realtà si
intrecciavano, mantenendo intatti alcuni riti cristiani, come quello di
versare sul capo dei nascituri dell'acqua e credendo che la morte non
distruggesse ma piuttosto "custodisse". Verso il 1852 il re Suma
cominciò però a favorire l'insediamento degli Arabi nelle sue terre e là
essi costruirono una moschea e cominciarono a diffondere l'islamismo,
facendo molti proseliti anche a causa del fatto che l'Islam era
favorevole alla poligamia, mentre il cristianesimo no.
Quando Stanley, nel 1875, scoprì questo popolo così curioso e differente
dagli altri, si affrettò a chiedere dei missionari, pensando che in
poco tempo egli sarebbe riuscito a far comprendere la grandezza della
Bibbia. Nel 1877 ne arrivarono alcuni che erano anche ingegneri ed
architetti, desiderosi di mettere a disposizione non solo il loro zelo
apostolico, successivamente coadiuvati da un missionario che giunse con
un Crocifisso in mano e la corona del Rosario al collo. All'inizio il re
provò simpatia per la religione cattolica ma dopo un pò preferì
l'islam. Nonostante tutto, la missione prosperava e vi erano molti
catecumeni, ma il re temendo che l'Inghilterra desiderasse appropriarsi
del suo regno allontanò dalla sua tribù i missionari cristiani. Morto
lui, però, il figlio Mwanga che ne prese il posto, richiamò i Padri ed
essi trovarono una comunità cristiana piuttosto fiorente, con oltre 800
catecumeni. Tuttavia gli odi interni e le dissolutezze del re, portarono
ad un triste epilogo; i grandi del regno e soprattutto il primo
ministro decisero di uccidere il loro capo per poi eleggere il fratello.
Un amico intimo del re, Andrea Kagwa, lo asvvertì, assicurandogli che
poteva contare sull'aiuto di tutti i cristiani della comunità. Il
ministro riuscì a farsi perdonare dal re ma il suo odio contro i
cristiani si inasprì e cominciò a cercare ogni pretesto per rovinarli,
suggerendo al sovrano che se il loro numero fosse aumentato, essi
l'avrebbero senza dubbio scalzato dal trono per eleggere uno di loro. Un
giorno del 1885, poichè il Re soffriva di un male agli occhi, mandò
Giuseppe Mukasa, precettore cristiano che vegliava sui paggi cercando di
tenerli lontani dall'atmosfera pericolosa della corte, a chiedere al
vecchio missionario, Padre Lourdel, un calmante che però gli provocò un
grande malessere. Nulla di meglio, per il primo ministro, per accusare
il prete ed i cristiani di aver voluto uccidere il re. Ciò scatenò nel
sovrano un'ingiustificato odio: Giuseppe venne arso vivo sul rogo, a un
paggio che non aveva risposto subito ad una sua chiamata vennero
tagliate le orecchie, poi si incattivì contro gli altri paggi che non
volevano abiurare alla loro fede e soprattutto s'inasprì dopo aver
saputo che anche una delle sue figlie si era convertita al
cattolicesimo. Come un pazzo il re afferrò una lancia avvelenata con cui
ferì, condannandoli a morte, alcuni dei giovani, dando inizio ad uno
spaventoso massacro. Visto che la situazione precipitava, i paggi che
erano ancora catecumeni vennero subito battezzati e si riunirono davanti
al re, attendendo che si compisse la loro sorte, mentre tutti i
guerrieri della tribù si erano intanto radunati per dare inizio ai
rituali dell'esecuzione. I condannati furono tutti legati e portati
verso il luogo dove si effettuavano le uccisioni, posto che raggiunsero
solo dopo molti giorni di cammino e di torture, mentre alcuni di essi,
stremati, morivano per strada.... La sera del settimo giorno i carnefici
si riunirono al suono del tamburi e i giovinetti vennero condotti al
rogo ed arsi lentamente mentre le loro giovani voci si alzavano oranti
al cielo. Solo tre di essi vennero chissà per quale ragione risparmiati e
non si davano pace di ciò, ma la loro salvezza diede modo al mondo di
conoscere l'esempio di fede dei piccoli perseguitati. La missione
cattolica, da quel momento si sviluppò ulteriormente, mentre i
persecutori fecero una tragica fine.
Autore: Patrizia Fontana Roca
Fonte: www.cartantica.it
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