LibreriadelSanto.it - La prima libreria cattolica online

giovedì 24 agosto 2017

Matteo, Capitolo 7, Versetti 3-5



Perché guardi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello e non vedi la trave che è nel tuo? O come dici al tuo fratello: lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, e nel tuo occhio tuo c'è una trave? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio, e allora ci vedrai per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.

Girolamo: Parla di coloro che, pur essendo colpevoli di colpa grave, non perdonano nei fratelli i più piccoli peccati, così che, se per caso uno ha peccato per ira, tu lo riprendi con odio. Infatti tanto dista una pagliuzza da una trave quanto l’ira dall’odio: infatti l’odio è un’ira inveterata. Ora, può accadere che se ti adiri con un uomo lo fai per correggerlo, ma ciò non accade se lo odi.

Ilario: Il peccato contro lo Spirito Santo consiste nel negare la potenza della forza divina, e rifiutare l’essenza divina a Cristo, per il quale, essendo venuto Dio nell’uomo, l’uomo nuovamente torna a Dio. Ora, vi è tanta differenza fra il peccato contro lo Spirito Santo e gli altri peccati quanto fra la trave e la pagliuzza. Come i non credenti che rimproverano agli altri i peccati esterni mostrano in sé il peso del peccato che impedisce loro di ereditare la promessa di Dio, trovandosi questa trave nel loro occhio, ossia nella punta dell’anima.

Agostino: Quando dunque dobbiamo riprendere qualcuno, pensiamo innanzitutto se si tratta di un vizio che noi non abbiamo mai avuto; e allora pensiamo che anche noi siamo uomini e possiamo averlo avuto; oppure l’abbiamo avuto in passato e ora non lo abbiamo più; e allora ci tocchi la memoria della comune fragilità, in modo che quella correzione derivi dalla misericordia e non dall’odio. Se invece troviamo che anche noi siamo nel medesimo vizio, non rimproveriamo, ma gemiamo insieme e invitiamoci allo sforzo comune. Raramente e per grave necessità bisogna fare dei rimproveri, nei quali non dobbiamo cercare il nostro interesse, ma il servizio di Dio.

martedì 22 agosto 2017

Matteo, Capitolo 7, Versetti 1-2



Non giudicate, e non sarete giudicati: con quel giudizio infatti con cui giudicherete sarete giudicati, e con la stessa misura con cui misurerete sarete misurati.

Crisostomo: Se proibisce di giudicare, come mai Paolo giudica Corinto colpevole di fornicazione, e Pietro accusa Anania e Saffira di menzogna? Ma alcuni spiegano questo passo nel senso che il Signore, con questo comando, non proibisce che i cristiani rimproverino gli altri per la benevolenza, ma che per la presunzione della loro giustizia i cristiani disprezzino i cristiani, odiando e disprezzando gli altri il più delle volte per soli sospetti, e mettendo in atto il loro odio sotto l’aspetto della pietà. 

Crisostomo: Per cui non ha detto: non far cessare colui che pecca, ma non giudicare, cioè non diventare un giudice amaro; correggi dunque non come un nemico che cerca la vendetta, ma come il medico che stabilisce la medicina.

Ilario: Ci impedisce di giudicare i disegni di Dio, poiché, avendo ogni giudizio umano delle basi incerte, il giudizio su Dio è pieno di dubbi. Egli vuole allontanare completamente da noi questa incertezza, per abbondonarci alla certezza della fede. Giudicare male in un’altra materia è una cosa cattiva, ma in ciò che riguarda Dio, è l’inizio di una colpa.

Agostino: Io non penso che ci sia ordinato altro in questa materia se non giudicare in bene ciò che è dubbio. Dio ci permette di giudicare ciò che non può partire da un’anima buona, come le bestemmie, gli oltraggia la pudore e altre cose simili. Quanto ai fatti dubbi che possono derivare da un’anima buona o cattiva, è temerario giudicarli, soprattutto per condannarli. Ci sono due cose da cui noi dobbiamo guardarci da ogni giudizio temerario: le azioni di cui l’intenzione è dubbia, e ciò che diverrà in avvenire una persona che ora ci sembra buona o cattiva. Non riprendiamo dunque ciò che ignoriamo con quale animo sia stato fatto, né riprendiamo ciò che è manifesto in modo da disprezzare la salvezza.

domenica 20 agosto 2017

Matteo, Capitolo 6, Versetto 34



Non preoccupatevi dunque del domani; infatti il domani si preoccuperà di se stesso: basta a ogni giorno la sua malizia.

Girolamo: Per domani nella Scrittura si intende il tempo futuro, secondo le parole di Giacobbe (Gen 30.33): <<Mi esaudirà domani la mia giustizia>>; e nel fantasma di Samuele la profetessa dice a Saul (1 Sam 28,19): <<Domani sarai con me>>. Dunque delle cose presenti concede di essere solleciti colui che proibisce di pensare alle future. Ci basta infatti pensare al tempo presente: le cose future, che sono incerte, lasciamole a Dio. Non ha posto la malizia come il contrario della virtù, ma per indicare la fatica, l’afflizione e l’angustia del mondo.

Crisostomo: Infatti nulla dà tanto dolore all’anima quanto la sollecitudine e la preoccupazione. Dovendo parlare a un popolo ignorante e volendo rendere più chiaro ciò che dice, parla del tempo in modo figurato, seguendo un uso comune, e dice che il domani sarà inquieto per se stesso. Per colpire di più, fa parlare i giorni stessi delle loro preoccupazioni superflue. Forse ogni giorno non ha il suo fardello sufficiente, cioè le sue preoccupazioni? Perché aumentarle aggiungendovi quelle del giorno seguente?

Agostino: […] Quando facciamo del bene, cerchiamo di pensare non alle cose terrene, ma a quelle eterne. […] Basta ci sia la necessità di prendere queste coste cose; e la chiama malizia perché si riferisce alla nostra pena, appartenendo alla mortalità che abbiamo meritato peccando. A questa pena temporale dunque non aggiungere qualcosa di più pesante, in modo che non solo la sopporti, ma anche, portandola a compimento tu combatta per Dio.

Ilario: Questo è dunque il significato delle parole celesti. Non dobbiamo preoccuparci dell’avvenire. Il male nella nostra vita, i peccati di tutti i giorno sono sufficienti perché tutta la nostra meditazione e tutti i nostri sforzi no vadano al di là del nostro bisogno di purificarci. Cessando il nostro affanno, l’avvenire resta con la sua preoccupazione di se stesso, ed è Dio che prepara il nostro progresso verso l’eterna carità.

LibreriadelSanto.it - La prima libreria cattolica online