di Sabrina Antonella Robbe
Prima Parte
Cosa insegna la Scrittura in fatto di alimentazione? Esiste una “dieta
del buon cristiano”? E, soprattutto, Dio ci vuole vegetariani?
Una delle ultime trovate in fatto di dieta arriva dalla California,
dove il reverendo George H. Malkmus, convinto che il moltiplicarsi di
malattie come tumori, diabete, infarti, obesità, sia da attribuire a un
pessimo stile di vita e di alimentazione, ha inventato la “
dieta della Bibbia”.
A parte il titolo altisonante, questa dieta altro non è che un regime
alimentare molto semplice (per usare un eufemismo … l’espressione più
giusta sarebbe “da fame”), incentrato sulla
totale eliminazione di cibi animali, ad eccezione del miele puro (se siete curiosi di conoscere con più esattezza il menù di una giornata-tipo, cliccate
qui).
La soluzione proposta si avvicina molto ai modelli vegetariani e vegani edovrebbe ispirarsi, a detta del suo inventore,
agli antichi precetti religiosi secondo cui «Dio ci ha dato tutto quello di cui abbiamo bisogno».
Ma è davvero possibile trovare nella Bibbia un
modello alimentare? E, se la risposta è affermativa, si tratta di un
modello vegetariano o vegano?
La dieta dei patriarchi
Nell’Antico Testamento troviamo molti riferimenti all’alimentazione dei patriarchi, o almeno alle attività che essi svolgevano e dalle quali potevano ricavare il proprio sostentamento. Isacco coltivava grano (Gn 26,12) e Giacobbe mandò i suoi figli in Egitto durante la carestia per acquistarne (Gn 42-44); Esaù andava pazzo per la zuppa di lenticchie, tanto da cedere la sua primogenitura al fratello in cambio di una porzione (Gn 25). Da questi passi deduciamo che gli alimenti principali dei patriarchi erano a base di farina e legumi, ma, dato che erano allevatori nomadi, sicuramente mangiavano anche i derivati del latte. E perché escludere che mangiassero anche carne? A Isacco piaceva la cacciagione (Gn
27,3-4) e Abramo, quando ricevette la visita dei tre angeli (nei quali
si è soliti riconoscere la Santissima Trinità), non offrì loro solo
focacce schiacciate e latte, ma anche un vitello «tenero e buono»: ed Essi – credo che a questo punto i “vegetariani cattolici” impallidiranno – ne mangiarono (Gn 18,6-8).
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Abramo a tavola con i tre angeli del Signore |
Alcune usanze alimentari avevano probabilmente legami con i culti religiosi: per es. in Es
23,19 si proibisce di cuocere il capretto nel latte materno, forse
perché tale ricetta aveva implicazioni con certe pratiche sacrificali
pagane di ambito cananeo. Anche il divieto di assumere la carne di
animali con il sangue (Gn 9,4, ripetuta in Lev 7,26 e ribadita dal Concilio di Gerusalemme, At 15,20, quale unica limitazione alimentare richiesta ai cristiani convertiti) e il grasso (Lev 7,23-24) sembra avere un backgroundcultuale, oltre che igienico.
Un intero capitolo del Levitico (11) è dedicato alle prescrizioni alimentari che il popolo di Israele avrebbe dovuto rispettare.
L’esclusione di alcuni animali dalla dieta del bravo Israelita derivava
da ragioni di purità rituale. Il cammello, la lepre, il maiale, tutti i
pesci non dotati di pinne e scaglie, molti uccelli (come l’aquila, il
nibbio, lo sparviero, il gufo, il pellicano, il cigno), gli insetti
alati con quattro piedi (a eccezione di quelli capaci di saltare, come i
grilli, le cavallette e le locuste, di cui si cibava anche Giovanni Battista, Mt 1,7), gli animali che strisciano per terra (come topi, lucertole, tartarughe e talpe), erano tutti vietati, perché ritenuti impuri. Non solo non dovevano essere mangiati, ma neppure toccati;
se poi il loro cadavere per caso urtava una persona o un oggetto, essi
stessi erano ritenuti contaminati (almeno fino a sera) e dovevano
sottoporsi a processi di purificazione (o più semplicemente di pulizia).
Ma è evidente che questi usi – che Israele condivideva con altri popoli vicini – erano legati a ragioni igienico-sanitarie, impreziosite da principi etico-religiosi:
il popolo eletto doveva mantenersi puro nel corpo e nell’anima («Non
rendete le vostre persone abominevoli con alcuno di questi animali … non
vi rendete immondi per causa loro, in modo da rimaner così contaminati.
Poiché io sono il Signore, il Dio vostro. Santificatevi dunque e siate
santi, perché io sono santo», Lv 11,43-44).