(Dai «Commenti sulla prima lettera ai Corinzi» di san Tommaso
d'Aquino, sacerdote e dottore della Chiesa, Torino 1953, vol. I, pp.
240-241)
☩︎
"Gesù Cristo mi ha mandato a evangelizzare, ma non
con la sapienza delle parole, cioè con la sapienza mondana. Per sapienza
delle parole l'Apostolo intende la retorica che insegna a parlare in
modo cattivante, tanto da indurre gli uomini a assentire a errori e
falsità.Ma dal momento che il testo greco riporta il termine «Logos»,
che significa «ragione» e «parola», si potrebbe più convenientemente
intendere la ragione umana, la quale è inadeguata a evangelizzare perché
i contenuti della fede la trascendono. Bisogna tuttavia notare che
legittimamente usa della ragione umana colui che, supponendo i
fondamenti della vera fede, assume a servizio della fede quelle verità
che eventualmente trova nelle dottrine dei filosofi. Anche sant'Agostino
dice: «La tecnica dell’eloquenza è indifferente quanto a indurre al
male o al bene: perché non viene assimilata dai buoni con lo studio e
l'esercizio per porla al servizio della bontà, dal momento che i cattivi
la usurpano per le loro iniquità?» (De Doct. Christi 4,2.2).
Alcune
volte il modo di insegnare non è adatto all'argomento, soprattutto
quando non si presta a esporre le verità principali di quella materia,
come ad esempio capiterebbe a chi volesse procedere in dimostrazioni
intellettuali attraverso metodi che non vanno oltre il livello
dell'immaginazione e quindi di per sé non esprimono un contenuto
intellettuale e astratto. Ciò che è precipuo nella religione cristiana è
la salvezza nella croce di Cristo, per cui l'Apostolo dice: «lo ritenni
infatti di non sapere altro di mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi
crocifisso» (1 Cor 2,2). Chi nell'insegnare il cristianesimo si
appoggia soprattutto alla sapienza umana, per quel che lo riguarda rende
vana la croce di Cristo. Quindi insegnare con sapienza di parole umane
non è modo conveniente alla catechesi cristiana. E' per questo che
l'Apostolo dice: «Perché non venga resa vana la croce di Cristo» (1 Cor
1, 17), cioè, affinché, oscurata dai mezzi umani di sapienza, non venga
meno la fiducia nella croce di Cristo.
Più sopra
abbiamo quindi precisato che se si dà la precedenza alla sapienza umana
si rende vana la croce di Cristo: «La parola della Croce infatti», cioè
l'annuncio della croce di Cristo, «è stoltezza», cioè sembra qualcosa
di stolto «per quelli che vanno in perdizione» (1 Cor 1, 18), cioè per
gli infedeli che si reputano sapienti secondo questo mondo, per il fatto
che la predicazione della croce di Cristo contiene qualcosa che secondo
l'umana sapienza pare impossibile; per esempio che Dio muoia e che
l'onnipotente perisca sotto le mani dei violenti. La medesima
predicazione presenta inoltre alcuni contenuti che sembrano contrari
alla sapienza umana; per esempio che qualcuno, potendolo, non rifugga
dalle umiliazioni: quanto Festo fece notare a Paolo che gli annunciava
la potenza della croce: «Sei pazzo, Paolo; la troppa scienza ti ha dato
al cervello» (At 26,24) e Paolo risponde nelle sue lettere: «Noi stolti a
causa di Cristo» (1 Cor 4,10).
Ma perché non si
creda che la parola della croce contiene veramente in sé della
stoltezza, aggiunge: «Ma per quelli che si salvano, per noi», cioè
fedeli di Cristo che siamo da lui salvati, «è potenza di Dio» (1 Cor 1,
18), poiché essi attraverso la croce di Cristo conoscono un
annientamento divino che ha il potere di vincere il demonio e il mondo:
«Ha vinto il leone della tribù di Giuda» (Ap 5,5); morendo con Cristo ai
vizi e alle concupiscenze, riconoscono in sé una forza superiore,
secondo quanto è scritto: «Quelli che sono in Cristo Gesù hanno
crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri» (Gal
5,24), per cui «Da lui (Gesù) usciva una forza che sanava tutti» (Lc
6,19)."
Fonte: vatican.va
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