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martedì 31 gennaio 2017

Matteo, Capitolo 5, Versetto 4



Beati coloro che piangono, perché saranno consolati.

Ambrogio: Quando avrai fatto questo, in modo cioè da essere povero e mite, ricordati che sei peccatore, e piangi i tuoi peccati.

Ilario: Infatti qui sono detti afflitti non coloro che piangono le loro perdite, le offese o i torti subiti, ma coloro che piangono i loro peccati passati.

Agostino: Il lutto è la tristezza per la perdita di ciò che è caro. Ora, coloro che si convertono a Dio perdono ciò che avevano caro nel mondo. Infatti non godono di quelle cose di cui godevano prima, e finché non sono presi dall’amore delle cose eterne sono feriti da qualche tristezza. Saranno dunque consolati dallo Spirito Santo, che per questo soprattutto è detto Paraclito, cioè consolatore, in modo che lasciando le cose temporali godano dell’eterna letizia.

lunedì 30 gennaio 2017

Matteo, Capitolo 5, Versetti 1-3



Gesù, vedendo le folle, salì sul monte e, sedutosi, si avvicinarono a lui i suoi discepoli, e aprendo la sua bocca li ammaestrava dicendo: Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

Crisostomo: Ogni artefice, secondo la sua professione, gioisce vedendo l’utilità dell’opera: infatti il falegname, se vede un buon albero, desidera tagliarlo per la necessità del suo mestiere; e il sacerdote, quando vede la chiesa piena, si rallegra nell’animo e gioisce per l’occasione di insegnare. Così anche il Signore, vedendo una grande assemblea di popolo, fu mosso a insegnare.

Crisostomo: Pe il fatto che si sedette non in una città e in una piazza, ma su un monte e nella solitudine, ci insegnò a non fare nulla per ostentazione, e a salire dei rumori, soprattutto quando bisogna occuparsi di filosofia e dissertare su cose serie.

Agostino: La filosofia non può avere altro fine se non il sommo bene; ora, il sommo bene ci rende beati Per questo il Signore comincia dalla beatitudine dicendo: Beati i poveri in spirito.

Agostino: La presunzione dello spirito indica insolenza e superbia. Ora, generalmente si dice che i superbi hanno uno spirito grande, e giustamente, poiché lo spirito è detto vento, e chi non sa che i superbi sono detti gonfi, come dilatati dal vento? Per cui giustamente qui per poveri in spirito si intendono gli umili e i timorati di Dio, coloro cioè che non hanno uno spirito che gonfia. 

domenica 29 gennaio 2017

Matteo, Capitolo 4, Versetti 23-25



Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando il Vangelo del regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità nel popolo. E si sparse la sua fama per tutta la Siria; e gli portarono tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, lunatici e paralitici, ed egli li guariva. E lo seguivano molte folle dalla Galilea, dalla Decapoli, e da Gerusalemme e dalla Giudea e da oltre il Giordano.

Crisostomo: Ogni re che deve combattere contro un nemico prima raduna l’esercito, e poi va in battaglia; così anche il Signore che doveva combattere contro il diavolo, prima radunò gli apostoli, e così cominciò a predicare il Vangelo.

Crisostomo: Bisogna considerare che Dio è solito fare miracoli in quei popoli nei quali predica la sua legge, dando con dei pegni prova della sua potenza presso quelli che devono ricevere tale legge. Così, dovendo fare l’uomo, prima creò il mondo, e poi alla fine all’uomo creato diede la legge nel paradiso; e quando doveva dare la legge a Noè, mostrò cose mirabili; ma anche ai Giudei, dovendo dare la legge, prima mostrò grandi prodigi, e poi alla fine impose ad essi i precetti della legge. Allo stesso modo, dovendo introdurre qui una certa sublime norma di vita, fortifica ciò che dice con la potenza dei miracoli: poiché infatti il regno eterno, che predicava, non appariva dalle cose che si vedono, rese manifesto anche ciò che non appariva ancora.

Rabano: E lo seguivano molte folle. Queste si dividono in quattro categorie: alcuni lo seguivano per il magistero celeste, come i discepoli; altri per la cura delle malattie; altri per la sola fama e per curiosità, volendo sperimentare se era vero quanto si diceva; altri per invidia, volendo coglierlo in fallo e accusarlo.

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