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martedì 29 novembre 2016

Matteo, Capitolo 1, Versetti 24-25


Giuseppe, levatosi dal sonno, fece come gli aveva comandato l'angelo del Signore e accolse Maria sua sposa; e non la conosceva finché diede alla luce il suo figlio primogenito, e chiamò il suo nome Gesù.
 
Glossa: Giuseppe non solo fece quanto l’angelo aveva prescritto, ma anche nel modo in cui l’angelo l’aveva prescritto. Anche chiunque è ammonito da Dio rompa ogni indugio, si levi dal sonno e faccia quanto gli viene comandato. 

Crisostomo: Non la accolse in casa, poiché non la aveva ancora dimessa dalla casa, ma l’aveva deposta dal suo animo, e nuovamente la accolse nel suo animo. 

Crisostomo: Così era anche credibile che Giuseppe prima del parto non la conoscesse poiché non conosceva la dignità del mistero; ma dopo che conobbe che era divenuta il tempio dell’ungenito di Dio, come poteva usurpare ciò? A coloro che seguono Eunomio lo pensano, poiché essi hanno osato dire che Giuseppe osò fare ciò, come un insano di mente, ritiene che nessuno sia sano. 

Elvidio: Chi dunque credette al sogno al punto di non osare toccare sua moglie, costui, dopo che aveva udito i pastori, aveva visto i Magi, aveva conosciuto così grandi miracoli, avrebbe osato toccare il tempio di Dio, la sede dello Spirito Santo, la madre del suo Signore? 

Girolamo: Dal fatto però che si parla del suo figlio primogenito, alcuni in modo quanto mai perverso sospettano che Maria abbia avuto anche altri figli, sostenendo che non si dice primogenito se non chi ha anche fratelli; invece è costume delle Scritture di chiamare primogenito non colui a cui seguono dei fratelli, ma colui che è il primo nato. Altrimenti, se non è primogenito se non colui al quale seguono dei fratelli, non sono dovuti ai sacerdoti i primogeniti finché non sono stati procreati degli altri figli. 

Matteo, Capitolo 1, Versetti 22-23


Tutto ciò avvenne affinché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore mediante il profeta che dice: Ecco, la vergine avrà nel grembo e partorirà un figlio, e chiameranno il suo nome Emmanuele, che si interpreta: Dio con noi.
 
Remigio: Fu costume dell’Evangelista confermare le cose che dice con l’Antico Testamento, a motivo dei Giudei che avevano creduto in Cristo, affinché conoscessero che si erano compiute nella grazia del Vangelo quelle cose che erano state predette nell’Antico Testamento; e aggiunge: Tutto ciò avvenne. […] 

Girolamo: Poiché viene premesso nel Profeta (Is 7,14): <<Il Signore vi darà un segno>>, deve essere nuovo e straordinario. Ora, se partorisce una giovinetta o una fanciulla, come vogliono i Giudei, e non è vergine, quale segno poteva essere, essendo questo un nome di età e non di integrità? E’ in realtà in ebraico vergine si dice <<Bethula>>, termine che non compare in questo luogo nel Profeta, ma al posto di questa parola venne posto <<Halma>>, che al di fuori dei Settanta tutti hanno tradotto <<giovinetta>>. Certamente <<Halma>> ha due significati presso gli Ebrei: significa infatti sia <<giovinetta>> sia <<nascosta>>; quindi <<Halma>> significa non solo fanciulla o vergine, ma vergine nascosta, e segreta, che non ha mai patito sguardi di uomini, ma è stata custodita con grande diligenza dai genitori. 

Remigio: […] Infine con questo vengono designate le due sostanze, della divinità e dell’umanità, nell’unica persona del Signore nostro Gesù Cristo, poiché colui che è stato ineffabilmente generato da Dio Padre prima di tutti i secoli, proprio lui alla fine dei tempi è diventato Emmanuele, cioè Dio con noi dalla Vergine Madre. L’espressione poi Dio con noi può essere intesa in questo modo: è diventato come noi, cioè passibile, mortale e in tutto simile a noi fuorché nel peccato; ha congiunto nell’unità della persona la sostanza della nostra fragilità, che ha assunto, con la sostanza della sua divinità. 

lunedì 28 novembre 2016

Matteo, Capitolo 1, Versetto 21


Ella darà alla luce un figlio, e chiamerai il suo nome Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati.
 
Crisostomo: Poiché ciò che l’Angelo aveva detto a Giuseppe era sopra il pensiero umano e la legge della natura, conferma ciò che aveva detto con la rivelazione non solo di cose passate ma anche delle future, dicendo: Darà alla luce un figlio.
 
Girolamo: Infatti Gesù in ebraico significa salvatore. Indica quindi l’etimologia del nome dicendo: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati.
 
Remigio: Mostra così che egli è il salvatore di tutto il mondo e l’autore della nostra salvezza. Salva certamente non gli increduli, ma il suo popolo, cioè salva coloro che credono in lui non tanto dai nemici visibili quanto piuttosto dagli invisibili; cioè salva dai peccati non combattendo con le armi, ma perdonando i peccati.

Matteo, Capitolo 1, Versetto 20


Mentre stava pensando a queste cose, ecco un angelo del Signore gli apparve in sogno dicendoli: Giuseppe figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria tua sposa: ciò che infatti è nato in lei è dallo Spirito Santo.

 
Agostino: Ma mentre Giuseppe pensa a queste cose, non tema Maria, figlia di Davide, perché come il discorso del profeta perdonò Davide, così l’Angelo del Salvatore libera Maria. Ecco infatti che nuovamente viene Gabriele, il paraninfo della Vergine; per cui segue: ecco un Angelo del Signore apparve a Maria.
 
Crisostomo: Dicendo invece: Non temere, mostra che egli già temeva di offendere a Dio avendo con sé un’adultera; altrimenti non avrebbe nemmeno pensato di congedarla. 

Ambrogio: Non ti turbi il fatto che la chiami sposa: infatti non viene dichiarata la sottrazione della verginità, ma la testimonianza del matrimonio, la celebrazione delle nozze.

Agostino: Ma se Cristo è nato dallo Spirito Santo perché si dice (Pr 9,1) che <<la sapienza si è edificata una casa>>? Questa casa deve essere intesa in due modi. Innanzitutto infatti la casa di Cristo è la Chiesa, che egli ha edificato per sé con il suo sangue; poi anche il suo corpo può essere detto casa, come è detto suo tempio. Ora, l’opera dello Spirito Santo è l’opera del Figlio di Dio, per l’unità della natura e della volontà: sia infatti che operi il Padre o il Figli o lo Spirito Santo, è la Trinità che opera; e tutto ciò che hanno fatto i Tre appartiene al Dio unico. 

Matteo, Capitolo 1, Versetto 19


Ora Giuseppe, suo sposo, essendo giusto e non volendo ripudiarla, volle rimandarla in segreto.
 
Agostino: […]Giuseppe si agitava ragionando fra sé e dicendo: Che Fare? La denuncio o taccio? Se la denuncio, non acconsento all’adulterio, ma incorro nel vizio della crudeltà, poiché secondo la sentenza di Mosè so che deve essere lapidata. Se taccio, acconsento al male e mi pongo fra gli adulteri. Poiché dunque tacere è un male e denunciare l’adulterio è peggio, la congederò dal matrimonio. 

Crisostomo: Bisogna sapere che qui chiama giusto chi è virtuoso sotto tutti gli aspetti. […] Essendo dunque giusto, cioè benigno e mite, volle rimandarla in segreto, pur essendo ella soggetta secondo la legge non soltanto alla consegna, ma anche alla pena. Ora, Giuseppe lasciò cadere entrambe le cose come vivendo sopra la legge. Come infatti il sole rischiara il mondo prima di mostrare i raggi, così anche Cristo prima di nascere fece apparire molti segni della perfetta virtù. 

Origine: Ma se non sospettava di lei, in che modo era giusto rimandando una sposa immacolata? Voleva dunque rimandarla poiché sapeva (Is 7,14) che in lei era presente un grande mistero, al quale si riteneva indegno di avvicinarsi. 

giovedì 24 novembre 2016

Matteo, Capitolo 1, Versetto 18


La generazione di Gesù Cristo avvenne così: essendo sua madre Maria promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero ad abitare insieme fu trovata incinta per opera dello Spirito Santo.
 
 
Girolamo: Ma perché non viene concepito da una semplice vergine, bensì da una promessa sposa? Primo, affinché attraverso la generazione di Giuseppe si sapesse l’origine di Maria; secondo, perché non venisse lapidata dai Giudei come adultera; terzo, perché fuggendo in Egitto, avesse l’aiuto dello sposo. Ignazio martire ha aggiunto una quarta causa: affinché il suo parto venisse celato al diavolo, credendo questi che non era stato generato da una vergine, ma da una moglie. 

Cirillo: La santa Vergine, a differenza delle madri di qualunque cristiano, è chiamata madre di Cristo perché non ha generato un puro uomo come noi, ma piuttosto il Verbo di Dio Padre, incarnato e fatto uomo. […] Il Verbo di Dio è nato dalla stessa sostanza di Dio, e sempre coesistente con il Padre senza principio di tempo: ma negli ultimi tempi, poiché si è fatto carne, cioè si è unito a una carne avente un’anima razionale, si dice anche che è nato secondo la carne da una donna […]. 

Agostino: Cristo nasce da una donna pura poiché non era conveniente che la virtù nascesse mediante il piacere, la castità mediante la lussuria, l’incorruzione mediante la corruzione. Né poteva giungere dal cielo se non con un nuovo ordine chi veniva a distruggere l’antico impero della morte. Mantenne quindi il regno della verginità colei che generò il re della castità. Inoltre il Signore nostro cercò per abitarvi una dimora verginale per mostrarci che Dio deve essere portato in un corpo casto. Così colui che scrisse sulle tavole di pietra senza stilo di ferro rese gravida Maria con lo Spirito Santo, per cui si dice: fu trovata incinta per opera dello Spirito Santo.

martedì 22 novembre 2016

Matteo, Capitolo 1, Versetto 17


Così tutte le generazioni da Abramo fino a Davide sono quattordici, e da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, e dalla deportazione in Babilonia fino a Cristo quattordici.
 
Crisostomo: Poste le generazioni da Adamo fino a Cristo, le ha divise in tre parti di quattordici generazioni, poiché per tre volte con il compimento di quattordici generazioni fu mutato presso i Giudei lo stato degli uomini. Infatti da Abramo fino a Davide essi furono sotto i Giudici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia sotto i Re, dalla deportazione fino a Cristo sotto i Sacerdoti. […] Infatti dopo Cristo tutte le genti furono sottomesse all’unico Cristo Giudice, Re e Sacerdote.

Agostino: Ancora, sebbene da Ieconia fino a Giuseppe vengono computate dodici generazioni, l’evangelista dice poi di averne enumerate quattordici. Ma se consideri le cose diligentemente, anche qui puoi trovare la ragione delle quattordici generazioni. Infatti da Giuseppe ne vengono enumerate dodici, la tredicesima è Cristo; ora la storia indica che ci furono due Ioachim, cioè due Ieconia, padre e figlio. Quindi l’Evangelista non ne ha soppresso uno, ma li ha indicati entrambi. Così, aggiunto Ieconia il minore, vengono computate quattordici generazioni. 

Crisostomo: Oppure l’unico Ieconia viene enumerato due volte nel Vangelo, una volta prima della deportazione e poi ancora dopo la deportazione. Infatti questo Ieconia, pur essendo uno solo, ebbe due condizioni: fu fatto re dal popolo di Dio, e divenne anche una persona privata dopo la deportazione. Quindi prima della deportazione viene enumerato fra i re quale re, dopo la deportazione invece fra le persone private. 

Matteo, Capitolo 1, Versetto 16


Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, che è chiamato Cristo.
 
Girolamo: Questo passo ci viene obbiettato da Giuliano Augusto: poiché Matteo dice che Giuseppe è figlio di Giacobbe, mentre Luca lo dice figlio di Eli; non intendendo la consuetudine delle Scritture per cui uno è il padre secondo la natura e un altro è il padre secondo la legge. Sappiamo infatti che, per comando di Dio, Mosè prescrisse (Dt 25,5-6) che se un fratello o un parente muore senza figli, un altro prenda sua moglie per suscitare la discendenza del suo fratello o del suo parente. Questo punto è stato ampiamente dibattuto dallo storico Africano e da Eusebio di Cesarea nella sua Storia Ecclesiastica. Secondo quest’ultimo Mattan e Melchi generarono in tempi diversi due figli dalla stessa moglie, di nome Iesca. Poiché Mattan discende da Salomone, aveva preso per primo la moglie, e lasciato un solo figlio di nome Giacobbe, morì. Dopo la sua morte, poiché la legge non vieta alla moglie di sposare un alto uomo, Melchi, discendente di Mattan, essendo della medesima tribù ma non della stessa famiglia, prese la moglie lasciata da Mattan, dalla quale ebbe un figlio di nome Eli; così per la diversa famiglia dei padre Giacobbe ed Eli divennero fratelli uterini; di essi uno, ossia Giacobbe, prendendo per comando della legga la moglie del fratello Eli morto senza figli, generò Giuseppe, certamente suo figlio secondo la natura: per cui si scrive anche: Giacobbe generò Giuseppe. Invece secondo il precetto della legge Giuseppe risulta figlio di Eli, poiché era suo fratello e aveva preso la moglie di lui per suscitare la discendenza del fratello. E cosi risultano giuste e integre sia la genealogia enumerata da Matteo, sia quella enumerata da Luca. 

Agostino: Tutti i beni del matrimonio si realizzano in quei genitori di Cristo: la fedeltà, la prole, e il sacramento: riconosciamo la prole nello stesso Cristo Signore, la fedeltà poiché non vi fu alcun adulterio, il sacramento poiché non vi fu alcun divorzio.

Agostino: Noi dunque crediamo che anche Maria fu nella parentela di Davide, poiché crediamo a quelle Scritture che dicono entrambe le cose: sia che Cristo fu della discendenza di Davide secondo la carne, sia che sua madre fu Maria, senza rapporti coniugali, ma vergine. 

Matteo, Capitolo 1, Versetti 12-15


Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel. Salatiel generò Zorobabèle. Zorobabèle generò Abiud. Abiud generò Eliacim. Eliacim generò Azor. Azor generò Sadoc. Sadoc generò Achim. Achim generò Eliud. Eliud generò Eleazar. Eleazar generò Mattan. Mattan generò Giacobbe.
 

Rabano: Ma vediamo che cosa significano questi padri in senso morale: poiché dopo Ieconia, che è detto preparazione del Signore, segue Salatiel, cioè Dio è la mia domanda: chi infatti è preparato non chiede se non Dio solo. Ma ancora diventa Zorobabele, cioè maestro di Babilonia, vale a dire degli uomini terreni, ai quali fa conoscere che Dio è padre, il che suona Abiud: e allora quel popolo risorge dai vizi: per cui segue Eliacim, che è interpretato risurezzione. E costui, aiutato a bene operare, il che suona Azor, diventa Sadoc, ossia giusto; e allora, fedele, dice l’amore al prossimo. Egli è mio fratello, il che suona Achim; e mediante l’amore di Dio dice: Dio mio, il che suona Eliud. E segue Elezar, cioè Dio è il mio aiuto, poiché riconosce che Dio lo aiuta. A che cosa poi tenda lo mostra Mattan, che è detto dono o donatore: aspetta infatti Dio donatore; e come ha lottato in principio e ha soppiantato i vizi, così anche alla fine della vita, il che appartiene a Giacobbe: e così si giunge a Giuseppe, cioè all’aumento delle virtù. 

venerdì 18 novembre 2016

Matteo, Capitolo 1, Versetti 8b-11


Giosafat generò Ioram. Ioram generò Ozia. Ozia generò Ioatam. Ioatam generò Acaz. Acaz generò Ezechia. Ezechia generò Manasse. Manasse generò Amon. Amon generò Giosia. Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, nella deportazione in Babilonia.
 
 
Agostino: Non senza ragione furono tolti dal numero degli altri Acazia, Ioas e Amazia. Infatti la loro empietà si prolungò in modo da non avere alcun intervallo. Salomone invece fu lasciato nel regno per merito di suo padre, e Roboamo per merito di suo figlio; quei tre invece che si erano comportati male furono cancellati. Infatti la miglior prova della perdizione di una stirpe si ha quando la malvagità si manifesta con carattere permanente. 

Remigio [Glossa]: Ma si può chiedere perché l’Evangelista dice che essi sono nati nella deportazione, mentre erano nati prima che la deportazione avvenisse. Dice questo poiché erano nati affinché fossero condotti via come prigionieri dal regno di tutto il popolo per i peccati loro e degli altri. E poiché Dio sapeva prima che essi dovevano essere condotti via come prigionieri, così ha detto che essi nacquero nella deportazione. Di quelli poi che il santo Evangelista pone insieme nella genealogia del signore bisogna sapere che furono simili o nella fama o nell’infamia: Giuda e i suoi fratelli furono lodevoli per la fama; similmente Fares e Zara, Ieconia e suoi fratelli furono degni di nota per l’infamia.

Glossa: Segue Giosafat, ossia colui che giudica, così da giudicare gli altri senza essere giudicato da nessuno. Così diventa Ioram, ossia l’eccelso, quasi abitando in cielo; per cui viene reso Ozia, cioè il robusto, quasi attribuendo a Dio la sua forza e perseverando nel suo proposito. E segue Ioatam, cioè il perfetto, poiché ogni giorno progredisse verso il meglio. E cosi diventa Acaz, cioè colui che comprende: dall’attività infatti viene aumentata la conoscenza, secondo le parole (Sal 63,10): <<Annunziarono le opere di Dio, e compresero quanto gli aveva fatto>>. Segue Ezechia, cioè il forte del Signore, poiché intende che Dio è forte; e così convertito il suo amore diventa Manasse, cioè facile a dimenticare, consegnando alla dimenticanza le realtà temporali; e in base a ciò diventa Amon, cioè fedele: chi infatti disprezza le realtà temporali non froda nessuno nelle sue cose. E diventa Giosia, cioè colui che aspetta che aspetta con piena fiducia la salvezza del Signore: Giosia infatti viene interpretato come salvezza del Signore. 

Matteo, Capitolo 1, Versetti 6b-8a


Il re Davide generò Salomone da quella che era di Uria. Salomone generò Roboamo. Roboamo generò Abìa. Abìa generò Asa. Asa generò Giosafat.
 

Glossa: L’Evangelista percorre la serie delle seconde quattordici generazioni, che è formata di re, e quindi inizia da Davide.

Agostino: Siccome nelle generazioni di Matteo viene indicata l’assunzione dei nostri peccati, così egli discende da Davide attraverso Salomone, con la cui madre quello peccò. Luca invece sale a Davide attraverso Natan, il profeta mediante il quale Dio fece espiare il peccato di lui, poiché nelle generazioni di Luca viene significata l’abolizione dei peccati. 

giovedì 10 novembre 2016

Libri




"Catena aurea. Glossa continua super Evangelia" di san Tommaso d'Aquino. Breve sintesi personale e modesta sui commenti ai versetti dei vangeli dei Padri della Chiesa.

Potete trovare e acquistare l'intera opera sul sito dei Domenicani: http://www.edizionistudiodomenicano.it/Libro.php?id=399

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Video Presentazione:


Matteo, Capitolo 1, Versetti 3-6a


Giuda generò Fares e Zara da Tamar. Fares generò Esron, Esron generò Aram. Aram generò Aminadab. Aminadab generò Naasson. Naasson generò Salmon. Salmon generò Booz da Racab. Booz generò Obed da Rut. Obed generò Iesse. Iesse generò il re Davide.
 
Girolamo: Bisogna notare, nella genealogia del Salvatore, che non viene presa nessuna della sante donne, ma quelle che la Scrittura riprende, affinché colui che era venuto per i peccatori, nascendo da peccatori, cancellasse i peccati di tutti: per cui in seguito viene messa Rut la Moabita.

Ambrogio: Il disegno di Matteo non è senza ragione e giustizia, poiché annunziando che era stato generato secondo la carne colui che doveva i peccati di tutti, soggetto alle ingiurie, sottoposto alla passione, ritenne consono alla pietà il non ricusare anche l’affronto di un’origine macchiata, né che ci si dovesse vergognare che la Chiesa venisse formata a partire da peccatori, essendo il Signore nato da peccatori; e alla fine che il beneficio della redenzione cominciasse anche dai suoi antenati, affinché nessuno pensasse che la macchia dell’origine potesse essere di impedimento alla virtù, né che uno potesse vantarsi in modo insolente della sua nobiltà. 

Crisostomo: Dopo di ciò si mostra che tutti furono soggetti ai peccati: c’è infatti la fornicazione di Tamar che accusa Giuda, e Davide generò Salomone da una moglie adultera. Se dunque la legge non fu adempiuta dai grandi, nemmeno dai minori lo fu; e così tutti hanno peccato, ed è divenuta necessaria la presenza di Cristo. 

martedì 8 novembre 2016

Matteo, Capitolo 1, Versetto 2


Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli.

Agostino: L’Evangelista Matteo mostra che ha intrapreso a narrare la generazione di Cristo secondo la carne, poiché inizia con la genealogia di Cristo. Luca invece, presentandolo piuttosto come sacerdote nell’espiazione dei peccati, narra le generazioni di Cristo non dall’inizio del suo Vangelo, ma dal battesimo, dove Giovanni diede testimonianza dicendo (Gv 1,29): <<Ecco colui che toglie i peccati dal mondo>>. Anche nelle generazioni di Matteo viene indicato che Cristo Signore ha preso i nostri peccati, ma nelle generazioni di Luca si indica l’abolizione dei nostri peccati da parte di lui: per questo Matteo descrive le generazioni di Cristo discendendo, Luca invece ascendendo. Ora Matteo, che descrive la generazione umana di Cristo discendendo, ricorda le generazioni a partire da Abramo.

Anselmo: Ora, nei singoli Padri bisogna notare non solo la storia, ma anche l’allegoria e la moralità: l’allegoria in quanto ciascuno dei Padri prefigura Cristo; la moralità si nota nel fatto che da ciascuno dei Padri si forma in noi una qualche virtù per il significato dei nomi o per l’esempio. Abramo dunque in molti luoghi porta la figura di Cristo, e inoltre nel nome: Abramo infatti viene interpretato come padre di molte genti, e Cristo è il padre di molti fedeli. Abramo poi uscì dalla sua famiglia e dimorò in terra straniera; e Cristo, lasciato il popolo giudaico, uscì verso le genti mediante i suoi predicatori.

Crisostomo [Agostino]: Dunque l’evangelista Matteo, volendo imprimere nella memoria la generazione della carne del Signore mediante la serie degli ascendenti, iniziando dal Padre Abramo dice: Abramo generò Isacco. Perché no ha detto: Ismaele, che ha generato per primo? Segue: Isacco generò Giacobbe. Perché non ha detto: Esaù, che fu il suo primogenito? Perché attraverso di essi non sarebbe potuto giungere a Davide. 

Matteo, Capitolo 1, Versetto 1


 Libro della generazione di Gesù Cristo, Figlio di Davide, Figlio di Abramo.

Crisostomo: Infatti scrisse il Vangelo per i Giudei, ai quali era superfluo spiegare la natura della divinità, che conoscevano; era invece necessario mostrare ad essi il mistero dell’incarnazione. Giovanni al contrario, scrisse il Vangelo per i Pagani, che non sapevano se Dio aveva un figlio, per cui fu necessario innanzitutto mostrare ad essi che c’è un Dio Figlio di Dio, che poi ha preso la carne.

Remigio: Dice Libro della generazione di Gesù Cristo poiché sapeva che era stato scritto: <<Libro della generazione di Adamo>>; quindi ha iniziato così per opporre libro a libro, e il nuovo Adamo al vecchio Adamo, poiché dal nuovo furono restaurate tutte le cose che erano state corrotte dall’antico.

Rabano: Dicendo di Gesù Cristo esprime in lui la dignità sacerdotale e regale.

Agostino: Ciò che mediante l’olio della unzione Dio concedeva a coloro che venivano unti re o sacerdoti lo concesse lo Spirito Santo a Cristo uomo, aggiunta l’espiazione: infatti lo Spirito purificò ciò che da Maria Vergine passò nel corpo del Salvatore: e questa e l’unzione del corpo del Salvatore, per cui è chiamato Cristo.

Crisostomo: Ma poiché l’empia prudenza dei Giudei negavano che Cristo fosse nato dalla discendenza di Davide, aggiunge: Figlio di Davide figlio di Abramo. Perché non bastava dire che era figlio del solo Abramo, o del solo Davide? Perché a entrambi era stata fatta la promessa che Cristo sarebbe nato da loro. (Gen 22,18); (Sal 131,11). [..] Per questo dunque lo ha detto figlio di entrambi, per mostrare, per mostrare che in Cristo si erano adempiute le promesse di entrambi. Poi perché Cristo avrebbe avuto tre dignità: Re, Profeta e Sacerdote. Abramo fu Profeta e Sacerdote, come Dio gli dice nella Genesi (15,9); Profeta invece come Dio disse di lui ad Abimelech (ibid. 20,7). Davide fu Re e Profeta, ma non fu Sacerdote. Fu dunque nominato figlio dell’uomo e dell’altro perché la triplice dignità di entrambi i padri fosse riconosciuta in Cristo per diritto di nascita.

Ambrogio: Per questo scelse anche due autori del lignaggio: uno che ricevette la promessa della parentela dei popoli, l’altro che conseguì la profezia della generazione di Cristo. Quindi, sebbene sia posteriore per ordine di successione, Davide viene tuttavia nominato per primo – poiché vale di più aver ricevuto la promessa su Cristo che sulla Chiesa, che esiste mediante Cristo; chi salva è infatti più eccellente di chi è salvato. 


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