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sabato 31 dicembre 2016

Canto Gregoriano - Te Deum Laudamus


“Te Deum laudamus:
te Dominum confitemur.
Te aeternum patrem,
omnis terra veneratur.

Tibi omnes angeli,
tibi caeli et universae potestates:
tibi cherubim et seraphim,
incessabili voce proclamant:

"Sanctus, Sanctus, Sanctus
Dominus Deus Sabaoth.
Pleni sunt caeli et terra
majestatis gloriae tuae."

Te gloriosus Apostolorum chorus,
te prophetarum laudabilis numerus,
te martyrum candidatus laudat exercitus.

Te per orbem terrarum
sancta confitetur Ecclesia,
Patrem immensae maiestatis;
venerandum tuum verum et unicum Filium;
Sanctum quoque Paraclitum Spiritum.

Tu rex gloriae, Christe.
Tu Patris sempiternus es Filius.
Tu, ad liberandum suscepturus hominem,
non horruisti Virginis uterum. Tu, devicto mortis aculeo,
aperuisti credentibus regna caelorum.
Tu ad dexteram Dei sedes,
in gloria Patris.
Iudex crederis esse venturus.

Te ergo quaesumus, tuis famulis subveni,
quos pretioso sanguine redemisti.
Aeterna fac
cum sanctis tuis in gloria numerari.

Salvum fac populum tuum, Domine,
et benedic hereditati tuae.
Et rege eos,
et extolle illos usque in aeternum.

Per singulos dies benedicimus te;
et laudamus nomen tuum in saeculum,
et in saeculum saeculi.

Dignare, Domine, die isto
sine peccato nos custodire.
Miserere nostri, Domine,
miserere nostri.

Fiat misericordia tua, Domine, super nos,
quem ad modum speravimus in te.
In te, Domine, speravi:
non confundar in aeternum.”


giovedì 29 dicembre 2016

Matteo, Capitolo 3, Versetto 4


Giovanni aveva un vestito di peli di cammello, e una cintura di pelle attorno ai suoi fianchi, e il suo cibo erano le locuste e il miele selvatico.

Crisostomo: Ai servi di Dio non conviene avere un vestito per apparire belli o per compiacere alla carne, ma solo per coprire le nudità. Infatti Giovanni aveva una veste né morbida né delicata, ma a modo di cilicio, rude e aspra, che mortificava il corpo più che dilettarlo, in modo che lo stesso abito del corpo parlasse della virtù dell’anima.
Segue: e una cintura di pelle attorno ai suoi fianchi. Era infatti consuetudine dei Giudei usare cinture di lana: e così Giovanni, come volendo fare qualcosa di più austero, si cingeva di una cintura di pelle.

Rabano: Pago di un magro nutrimento, di minuti volatili e di miele trovato nei tronchi degli alberi. Nei detti di Arnolfo vescovo delle Gallie troviamo che nel deserto della Giudea esisteva una specie di piccole cavallette, delle dimensioni del dito di una mano, esili e piccole, che si prendevano facilmente nell’erba, e cotte nell’olio davano cibo ai poveri. Similmente riferisce che nel medesimo deserto esistono alberi con foglie larghe e rotonde, del colore del latte e del sapore del miele, che, essendo fragili, vengono stropicciate con le mani e mangiate, e questo è ciò che viene detto del miele selvatico. 

mercoledì 28 dicembre 2016

Matteo, Capitolo 3, Versetti 1-3


In quei giorni venne Giovanni il Battista predicando nel deserto della Giudea e dicendo: Fate penitenza, si avvicinerà infatti il regno dei cieli. Questi è infatti colui che fu preannunziato dal profeta Isaia che disse: <<Voce di chi grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri>>.

Crisostomo: Il sole che si avvicina, prima di apparire, manda i suoi raggi e rende luminoso l’oriente, affinché l’aurora che precede mostri la venuta del giorno; così il Signore nato dal mondo, prima di apparire, illuminò Giovanni trasmettendogli il suo fulgore con l’insegnamento del suo Spirito, affinché precedendolo annunziasse la venuta del Salvatore. 

Ilario: Quindi all’avvicinarsi del regno dei cieli proclama la penitenza, mediante la quale c’è il ritorno dall’errore, l’abbandono del crimine, e dopo la vergogna dei vizi la dichiarazione di lasciarli.

Crisostomo: […] Dio, alla nascita del figlio, volendo donare l’indulgenza ai peccatori, manda innanzi, per così dire, un esattore esigente, che dice: Fate penitenza. O esazione, che non rende poveri, ma ricchi! Infatti, quando uno restituisce il debito della sua giustizia, costui non dà nulla a Dio, ma acquista per sé il guadagno della sua salvezza. Infatti la penitenza monda il cuore, illumina i sensi e prepara l’intimo degli uomini a ricevere Cristo.

Rabano: Giustamente è detto voce di chi grida per la fortezza della predicazione. Ora, il grido avviene in tre modi: se colui a cui si parla sta lontano, se è sordo, se si è indignati; e queste cose accaddero al genere umano.

lunedì 26 dicembre 2016

I tre magi, guidati dalla stella, sono già in cammino...


Cristo è mostrato dagli Angeli ai pastori, dalla stella ai Magi: a entrambi parla la lingua dei cieli, poiché era cessata la lingua dei Profeti. Gli Angeli abitano i cieli e le stelle li adornano: a entrambi quindi i cieli cantano la gloria di Dio.

Agostino: Dopo il miracolo del parto verginale nel quale il grembo pieno della maestà divina, diede alla luce l’uomo Dio, fra gli oscuri nascondigli di una stalla e le ristrettezze di un presepio, dove l’infinita maestà dimorava ridotta in piccole membra, mentre Dio pende dal suo seno materno e accetta di essere avvolto di umili panni, subito rifulse dal cielo sulla terra un nuovo astro, e dissipata la tenebra di tutto il mondo mutò la notte in giorno affinché il giorno non fosse celato nella notte.

I tre magi, vedendo la stella, intesero che era nato il Re dei Giudei, essendo solitamente la stella segno del Re temporale. Infatti questi magi non osservavano il corso degli astri con animo cattivo, ma per interesse scientifico. Come infatti è dato a comprendere, seguivano l’insegnamento trasmesso da Balaam, il quale disse (Nm 24,17): “Una stella sorgerà da Giacobbe”. Per cui vedendo una stella al di fuori dell’ordinamento del mondo intesero che era quella che Balaam aveva profetizzato come indicativa del Re dei Giudei. 

Quella stella che i magi videro alla nascita di Gesù secondo la carne non era per il dominio, ma per la testimonianza. Quindi non era una di quelle stelle che dall’inizio della creazione custodiscono l’ordine della loro orbita sotto la legge del creatore, ma al nuovo parto della Vergine apparve una nuova stella per offrire il suo servizio, camminando davanti ad essi, cioè ai Magi che cercavano Cristo, fino a condurli proprio al luogo dove stava il Verbo di Dio fatto bambino.

domenica 25 dicembre 2016

Buon Natale a Tutti Voi!


Et Verbum caro factum est, et habitávit in nobis.

Matteo, Capitolo 2, Versetti 21-23


Levatosi, prese il bambino e sua madre e venne nella terra di Israele. Udendo però che Archelao regnava in Giudea al posto di Erode suo padre, ebbe paura di andarvi, e avvertito in sogno si ritirò nelle parti della Galilea, e giungendovi abitò in una città che è chiamata Nazareth, affinché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: << Sarà chiamato Nazareno>>.

Glossa: Giuseppe non fu disobbediente all’ammonizione angelica, infatti l’angelo non aveva determinato in quale luogo della terra di Israele; così che, per il fatto che Giuseppe dubitava, ritornasse nuovamente e Giuseppe venisse reso più certo con una più frequente visita dell’Angelo.

Agostino: Ma qui qualcuno chiederà: come mai, come dice Luca, i suoi genitori andavano ogni anno della fanciullezza di Cristo a Gerusalemme, se per timore di Archelao erano impediti a recarsi? Non è difficile rispondere: era infatti possibile che in un giorno festivo, in mezzo a una folla così ingente, salissero di nascosto per ritornare subito dopo, mentre invece vi era da temere se si fossero fermati più a lungo; per cui né mancarono alla devozione tralasciando la celebrazione della festa, né diedero nell’occhio fermandosi più a lungo.
Segue: e avvertito in sogno si ritirò nelle parti della Galilea. Ma forse qui qualcuno potrebbe muovere un’obiezione: se Matteo ha detto che Giuseppe temeva di tornare in Giudea con il bambino poiché al posto di suo padre regnava il figlio Archelao, come mai poté andare in Giudea dove l’altro suo figlio Erode era tetrarca, come attesta Luca? Ma i tempi in cui si temeva per il fanciullo non erano gli stessi che vengono ricordati da Luca, poiché la situazione era mutata in quanto in Galilea non era più re Archelao, ma governatore Ponzio Pilato.

Rabano: Ciò designava gli ultimi tempi della Chiesa quando, essendosi convertiti molti dei Giudei alla predicazione di Enoch e di Elia, gli altri combatteranno contro la fede per istigazione dell’Anticristo. Dunque la parte della Giudea in cui regnava Archelao mostra i seguaci dell’Anticristo; Nazareth di Galilea invece, dove Cristo viene portato, designa quella parte delle Genti che accoglierà la fede: per cui Galilea si interpreta come passaggio, Nazareth invece come fiore di virtù, poiché quanto più ardentemente la Chiesa è portata dalle cose terrene alle celesti, tanto più abbondano in essa il fiore e il germe delle virtù.

giovedì 22 dicembre 2016

Matteo, Capitolo 2, Versetti 19-20


Morto Erode, ecco un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto dicendo: Alzati e prendi il bambino e sa madre e va’ nella terra d Israele; sono morti infatti quelli che cercavano l’anima del bambino.
 
Eusebio: Il castigo divino lo raggiunse nella morte per il sacrilegio che Erode aveva commesso contro il Salvatore e per il delitto perpetrato contro i suoi coetanei. Come riferisce Giuseppe, il suo corpo fu colpito da varie malattie, per cui gli indovini dicevano che tali supplizi non erano dovuti a una malattia del corpo, ma alla vendetta divina. […]

Dionigi: Vedi che anche lo stesso Gesù, che pure esiste al di sopra delle essenze celesti, venendo immutabilmente alla nostra condizione non rifugge l’umano ordinamento a sé ordinato e assunto, ma obbedendo si sottomette mediante gli Angeli alle disposizioni di Dio Padre, e dagli Angeli stessi viene annunziato a Giuseppe il ritorno del Figlio dall’Egitto disposto dal Padre, e il nuovo trasferimento dall’Egitto alla Giudea.

Beda: Il fatto che, morto Erode, Gesù sia ritornato alla terra di Israele mostra che alla predicazione di Enoch e di Elia i Giudei, sopita la fiamma dell’attuale ostilità, accoglieranno la fede della verità.

Matteo, Capitolo 2, Versetti 17-18


Allora si adempì quanto fu detto dal profeta Geremia: Si è udita una voce in Rama, pianto e lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non volle essere consolata, perché non sono più.
 
Crisostomo: L’Evangelista, avendo riempito di orrore l’auditore narrando una crudele uccisione, opera una mitigazione mostrando che queste cose non avvennero perché Dio non le poteva proibire o le ignorava, ma per la predizione del Profeta; per cui dice: Allora si adempì.
 
Girolamo: L’espressione in Rama non riteniamo che sia un nome di luogo, che è presso Gaba, ma Rama significa eccelso; in modo che il senso sia: una voce fu udita in alto, cioè diffusa in lungo e in largo.

Girolamo: Poiché Giuda e Beniamino (figlio di Rachele) erano due tribù congiunte, ed erode aveva comandato che tutti i bambini fossero uccisi non solo a Betlemme, ma anche nel suo territorio, ne viene che con l’uccisione di Betlemme furono uccisi molti anche della tribù di Beniamino.

Agostino: Oppure poiché i figli di Beniamino, che appartengono a Rachele, furono un tempo eliminati dalle rimanenti tribù, ed estinti nel presente e nel futuro. Rachele dunque cominciò a piangere i suoi figli quando vide uccisi in tale circostanza i figli di sua sorella, che divenivano così eredi della vita eterna: chi infatti subisce qualche avversità piange più miseramente le sue disgrazie se le conforta con la felicità altrui. 

mercoledì 21 dicembre 2016

Matteo, Capitolo 2, Versetto 16


 Allora Erode, vedendo che era stato burlato dai Magi, si adirò molto e mandò a uccidere tutti i bambini che erano a Betlemme e nel suo territorio, dai due anni in giù, secondo il tempo su cui era stato informato dai Magi.
 
Crisostomo: Come infatti una bestia ferita dilania tutto ciò che le capita sotto gli occhi come se fosse la causa della sua ferita, così anch’egli, deluso dai magi, sfogava la sua ira sui bambini. Pensava infatti nel suo furore: certamente i Magi hanno trovato il bambino che dicevano avrebbe regnato; infatti un re pieno della gelosia del regno teme tutto, sospetta di tutti. Per questo mandò a uccidere tutti i bambini, per trovarne uno solo fra tutti.

Agostino: O beati bambini! Dubiterà della vostra corona nella passione per Cristo colui che non ritiene che giovi ai bambini nemmeno il battesimo di Cristo: infatti colui che, nato, poté avere come predicatori gli Angeli, come narratori i cieli, come adoratori i Magi, poteva anche concedere ad essi di non morire così per lui se avesse saputo che con quella morte sarebbero periti, e non piuttosto risultati vincitori con una più grande felicità. Non sia mai che Cristo, venendo per liberare gli uomini, non abbia fatto nulla quanto al premio di coloro che venivano uccisi per lui, egli che pendendo dal legno pregò per coloro da cui veniva ucciso. 

Matteo, Capitolo 2, Versetti 13-15


Essendo essi partiti, ecco un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe dicendo: Alzati e prendi il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e rimani là finché non ti avvertirò: avverrà infatti che Erode cercherà il bambino per ucciderlo. Egli alzatosi prese il bambino e sua madre di notte e si reco in Egitto. E rimase là fino alla morte di Erode, affinché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore mediante le parole del profeta: Dall'Egitto ho chiamato mio figlio.
 
Crisostomo: Perché in Egitto? Perché il Signore, che non si adira fino alla fine, si è ricordato di quanti mali inflisse all’Egitto, e per questo vi manda il suo Figlio e dà ad esso un grande segno di riconciliazione, in modo che una sola medicina sanasse le dieci piaghe d’Egitto; affinché il popolo che prima era stato persecutore del popolo primogenito divenisse custode del Figlio unigenito; affinché quanti avevano dominato con la violenza su di esso, servissero a lui con devozione; affinché non andassero più al Mar Rosso per esservi sommersi, ma venissero chiamati alle acque del battesimo per essere vivificati 

Agostino: L’infelice tiranno, Erode, pensava che con la venuta del Salvatore egli sarebbe stato deposto dal suo trono regale, ma non è così; Cristo non era venuto per impadronirsi della gloria altrui, ma per donare la sua. 

Crisostomo: Vedi poi che, non appena nato il bambino, il tiranno si infuria, e la madre con il bambino fugge in una regione straniera, affinché tu, iniziando a dedicarti a qualche opera spirituale, non ti turbi se ti senti afflitto dalla tribolazione, ma sopporti tutto virilmente, avendo questo esempio. 

martedì 13 dicembre 2016

Matteo, Capitolo 2, Versetto 12


[…] e avendo avuto responso in sogno di non tornare da Erode, per altra via fecero ritorno al loro paese.
 
Agostino: L’empio Erode, divenuto crudele per il timore, volle infierire. Ma come poteva prendere colui che era venuto a togliere proprio i crimini? Affinché dunque il suo inganno venisse eliminato segue: e avendo avuto responso.
 
Glossa: Questa risposta è data dallo stesso Signore, poiché nessun altro stabilì la via del ritorno se non colui che dice (Gv 14,16): <<Io sono la via>>. 

Gregorio: I Magi ci danno una grande lezione ritornando al loro paese per un’altra via. Il nostro paese è senza dubbio il paradiso, al quale, conosciuto Gesù, ci è proibito di tornare per la via per la quale siamo venuti. Infatti ci siamo allontanati dal nostro paese insuperbendoci, disobbedendo, seguendo le cose visibili, gustando un frutto proibito; ad esso è necessario che torniamo piangendo, obbedendo, disprezzando le cose visibili e frenando l’appetito della carne. 

Matteo, Capitolo 2, Versetti 10-11


Vedendo la stella si rallegrarono di gioia e molto grande, ed entrando in casa trovarono il bambino con Maria sua madre, e prostrandosi lo adorarono, e aperti i loro scrigni e gli offrirono doni: oro, incenso e mirra […]

 
Leone: Piccolo nelle dimensioni, bisognoso dell’aiuto altrui, incapace di parlare e in nulla diverso dalla generalità dei bambini; poiché come erano fidate le testimonianze che mostravano in lui la maestà della divinità invisibile, così bisognava provare nel modo più sicuro che quella sempiterna essenza del Figlio di Dio aveva assunto la vera natura dell’uomo. 

Crisostomo: Non coronata con un diadema né coricata in un letto d’oro, ma che possiede a stento un’unica tunica, non per ornamento del corpo ma per ricoprire la nudità, quale poteva averla la moglie di un falegname che si trovava in un paese straniero. Se dunque fossero venuti per cercare un re terreno, sarebbero stati più confusi che rallegrati, poiché avrebbero intrapreso senza motivo la fatica di un viaggio così lungo. Poiché invece cercavano un re celeste, anche se non vedevano nulla di regale, accontentandosi della testimonianza della sola stella si rallegrarono alla vista di un povero bambino, poiché lo spirito lo mostrava venerabile nel loro cuore; per cui prostrandosi lo adorarono; vedono infatti un uomo e riconoscono Dio.

Agostino: L’oro veniva offerto come al grande re, l’incenso viene immolato come a Dio; la mirra viene offerta come a colui che sarebbe morto per la salvezza di tutti. 

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