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lunedì 28 maggio 2018

Matteo, Capitolo 13, Versetti 36-43


Allora, congedate le folle, venne nella casa e gli si avvicinarono i suoi discepoli gli dicendo: Spiegaci la parabola della zizzania nel campo. Rispondendo disse loro: Chi semina il buon seme è il Figlio dell'uomo; il campo è il mondo; il buon seme sono i figli del regno; la zizzania sono i figli dissoluti; il nemico che l'ha seminata è il diavolo; la mietitura è la fine del mondo; i mietitori sono gli angeli. Come dunque la zizzania viene raccolta e bruciata nel fuoco, così sarà alla fine del mondo. Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli e raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e gli operatori di iniquità, e li getteranno nella fornace del fuoco: li sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi per intendere intenda.

Crisostomo: Il Signore aveva parlato alle folle in parabole per spingerlo a interrogarlo; e sebbene avesse detto molte cose in parabole, tuttavia nessuno lo interrogò; quindi li congedò; per cui segue: Allora, congedate le folle, venne nella casa. Ma non lo segue nessuno degli scribi; dal che risulta chiaro che non lo seguivano se non per coglierlo in fallo nel discorso.

Crisostomo: Mentre talora volendo apprendere temevano di interrogare, adesso interrogano liberamente, e hanno fiducia a causa di quelle parole (Mc 4,10): <<A voi è dato conoscere il mistero del regno di Dio>>; per questo lo interrogano singolarmente, non facendo come la moltitudine, al quale non era stato concesso. Lasciano la parabola del lievito e quella della senapa, come più chiare, e lo interrogano sulla parabola della zizzania, poiché ha più relazione con la premessa parabola della semente, mostra qualcosa di più.

Remigio: Il Signore chiama se stesso Figlio dell’uomo per darci un esempio di umiltà, o anche perché già sapeva che gli eretici avrebbero negato che egli sia stato uomo; o anche perché mediante la fede nella sua umanità potessimo salire alla conoscenza della divinità.

venerdì 11 maggio 2018

Matteo, Capitolo 13, Versetti 34-35


Tutte queste cose Gesù le disse alla folla in parabole, e senza parabole non parlava loro; affinché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta che disse: <<Aprirò la mia bocca in parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla creazione del mondo>>.

Remigio: La parola greca <<parabola>> viene tradotta in latino con <<similitudine>>, mediante la quale si dimostra la verità. Mostra infatti nella stessa similitudine certe figure di parole, e immagini della verità.

Girolamo: Però parlava in parabole non ai discepoli, ma alle folle; e fino a oggi le folle ascoltano attraverso le parabole.

Crisostomo: Anche se infatti in molte occasioni parlò alle folle senza parabole, però non in quella circostanza.

Agostino: Oppure ciò viene detto non perché il Signore non abbia parlato mai in termini propri, ma perché non c’è discorso suo in cui non abbia espresso qualcosa in parabole, anche se ha detto qualcosa in forma propria, in modo che complessivamente il suo discorso intero non è altro che un tessuto di parabole, e non se ne trova uno solo in cui il Signore parla di una cosa e non passa a un’altra fino a che non l’ha svolta completamente. Qualche volta effettivamente un Evangelista presenta in un solo discorso quello che un altro riferisce come accaduto in distinte circostanze, seguendo in questa relazione non l’ordine reale dell’accadimento, ma dei suoi ricordi.

lunedì 7 maggio 2018

Matteo, Capitolo 13, Versetto 33


Disse loro un'altra parabola: Il regno dei cieli è simile al lievito che una donna ha preso e nascosto con tre misure di farina, finché tutto si fermenti.

Crisostomo: Per mostrare la stessa cosa il Signore aggiunge la parabola del lievito; per cui si dice: Disse loro un'altra parabola: Il regno dei cieli è simile al lievito; come se dicesse: come il lievito trasmuta molta farina nella sua virtù, così anche voi trasmuterete tutto il mondo. E vedi la prudenza di Cristo: adduce infatti le cose che appartengono alla natura, dimostrando che come è possibile che avvengano quelle, così anche questo. Però non ha detto semplicemente che ha posto, ma che ha nascosto, come se dicesse: nella stessa maniera voi, dopo che sarete stati soggetti ai vostri nemici, trionferete su di essi; e così come il lievito si va corrompendo, però non si distrugge, ma a poco a poco cambia tutta la massa nella propria natura, così succederà nella vostra predicazione. Non temete le molte persecuzioni che vi ho annunciato, che verranno sopra di noi: esse vi serviranno perché brillate di più e possiate trionfare di tutte.

giovedì 3 maggio 2018

Matteo, Capitolo 13, Versetti 31-32


Propose loro un'altra parabola dicendo: Il regno dei cieli è simile a un granello di senapa, che un uomo prendendolo ha seminato nel suo campo; esso è il più piccolo di tutti i semi, ma quando è cresciuto è il più grande di tutti i legumi, e diventa un albero, così che gli uccelli del cielo vengono ad abitare fra i suoi rami.

Girolamo: Il regno dei cieli è la predicazione del Vangelo, e la conoscenza delle Scritture che conduce alla vita; di cui si dice ai Giudei (Mt 21,43): <<Sarà tolto a voi il regno di Dio>>. Questo regno dei cieli, dunque, è simile a un granello di senapa.

Agostino: Il granello di senapa, dunque, appartiene al fervore della fede, poiché si dice di essa che scaccia i veleni, cioè tutti gli insegnamenti perversi.

Girolamo: Nell’uomo che semina nel suo campo molti intendono il Salvatore che semina nelle anime dei credenti; altri invece l’uomo stesso che semina nel suo campo, cioè nel suo cuore. Ma chi è costui che semina se non il nostro senso e il nostro animo, che ricevendo il granello della predicazione e fomentando la semente con l’umore della fede la fa germogliare nel suo petto?

mercoledì 2 maggio 2018

Matteo, Capitolo 13, Versetti 24-30


Propose loro un'altra parabola dicendo: Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato il buon seme nel suo campo; ma mentre gli uomini dormivano venne il suo nemico, e seminò la zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Essendo cresciuta l’erba e avendo fatto frutto, allora apparì anche la zizzania. Avvicinandosi i servi al padrone di casa e gli dissero: Signore, non hai seminato un buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? E disse loro: L’uomo nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi che andiamo e la raccogliamo? E disse: No, affinché forse raccogliendo la zizzania non sradichiate insieme anche il grano. Lasciateli crescere entrambi fino alle messe, e nel tempo delle messe dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece raccoglietelo nel mio granaio.

Crisostomo: Il Signore aveva parlato, nella parabola precedente, di coloro che non recepiscono la parola di Dio, e ora parla di quelli che la recepiscono alterata, poiché è proprio del demonio mescolare l’errore con la verità.

Crisostomo: Poi mostra il modo delle insidie del diavolo, dicendo: mentre gli uomini dormivano venne il suo nemico, e seminò la zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Qui dimostra che l’errore sorge dopo la verità; il che è attestato anche dall’esito delle cose: infatti dopo i Profeti ci furono gli pseudo-profeti, e dopo gli Apostoli gli pseudo-apostoli, e dopo Cristo l’Anticristo. Infatti, se il diavolo non vede che cosa imitare, o chi insidiare, non tenta. Ha visto dunque che la semente fruttifica a volte come cento, a volte come sessanta, a volte come trenta, e che non può strappare né soffocare quella che ha buone radici. E per questo si vale di un altro inganno, confondendo la propria semente e rivestendo le sue opere con colori e sembianze che sorprendono colui che si lascia ingannare con facilità. Per questo il Signore non dice che semina una semenza qualsiasi, ma la zizania, che è molto simile, almeno alla vista, alla semente del seminatore. Questa è la malizia del diavolo: semina quando tutto è stato compiuto, in modo che così possa causare più danni agli interessi dell’agricoltore.

Agostino: Giustamente ci si chiede se sono gli eretici, o i cattolici che vivono malamente. Poiché, dicendo che sono stati seminati in mezzo al grano, sembra che siano indicati quelli che appartengono a una sola comunione. D’altra parte, poiché il campo non indica la Chiesa, ma questo mondo, bene vengono intesi gli eretici, che in questo mondo si mescolano ai buoni: in modo che coloro che sono cattivi nella stessa fede siano la paglia piuttosto che la zizzania, poiché la paglia ha un fondamento e una radice comune con il grano. Gli scismatici, poi, sembra che abbiano più somiglianza con le spighe marce o con la paglia dalle reste rotte o spezzate, che vengono buttate dalla messe. Però non si deve dedurre da qui la conseguenza che gli eretici e gli scismatici sono forzatamente separati dalla Chiesa corporalmente, poiché vi sono molti in seno alla Chiesa che non difendono il proprio errore in modo da poter attrarre il popolo, poiché se facessero così sarebbero espulsi subito dalla Chiesa. Il diavolo, quando con i suoi detestabili errori e false dottrine ha seminato la zizania, cioè ha gettato le eresie dopo che è stato predicato il nome di Cristo, si occulta con più attenzione e si rende più invisibile.
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