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venerdì 30 giugno 2023

Beato Zenone Kovalyk

Zynovij Kovalyk nacque nel 1903 a Ivatsciv Horiscnij, in Ucraina. Entrò nella Congregazione del Santissimo e, ordinato sacerdote nel 1932, svolse l'apostolato missionario tra gli ortodossi in Volynia. Nella notte del 20 dicembre 1940 fu arrestato e incarcerato dai bolscevichi a Lviv dove, in 6 mesi, subì ventotto brutali interrogatori. Quando la città fu liberata dalle truppe tedesche nelle prigioni fu rinvenuta una massa di cadaveri massacrati con i segni delle torture subite. L'avanzato stato di decomposizione non permise ai confratelli di riconoscere il corpo di padre Kovalyk. Secondo alcuni testimoni del processo di beatificazione, il religioso fu crocifisso ad una parete della prigione, mentre invecedai documenti ufficiali delle autorità sovietiche risulta che fu fucilato insieme agli altri prigionieri nel giugno del 1941. Zynovij Kovalyk fu beatificato da Giovanni Paolo II il 27 giugno 2001, insieme con altre 24 vittime del regime sovietico di nazionalità ucraina. (Avvenire)

Martirologio Romano: A Leopoli in Ucraina, commemorazione del beato Zenone Kovalyk, sacerdote della Congregazione del Santissimo Redentore e martire, che, sotto un regime ateo, in un giorno sconosciuto di questo mese meritò di conseguire la palma del martirio.

Video. Venerabile Monsignor Fulton John Sheen - Il Significato della Messa

Video. Venerabile Monsignor Fulton John Sheen - Il significato della Messa

Traduzione a cura di Gerardo Ferrara.

 

Beato Basilio Velyckovskyj

Il beato ucraino Vasyl Vsevolod Velychkovskyj, dopo essere passato sotto indicibili persecuzioni, morì settantenne a Winnipeg in Canada nel 1973. Apparentemente di morte naturale; in realtà l'autopsia stabilì che il decesso era avvenuto per una dose di veleno a lento effetto, somministrata al vescovo prima della partenza per l'esilio, nel 1972. Si concluse così la sua odissea. Nato nel 1903, aveva combattuto 15enne la guerra di indipendenza nazionale. Divenuto poi prete tra i Redentoristi, gli toccò combatterne un'altra contro il comunismo. La sua fama tra il popolo era tale che a lungo il regime non lo toccò. Ma nel 1945 fu arrestato e condannato alla fucilazione. La pena gli fu commutata in 10 anni di lager, al termine dei quali tornò a Leopoli, dove operò in clandestinità. Così come in segreto, in una camera d'albergo, venne consacrato vescovo, nel 1963. Espulso, dopo una visita alla sorella in Jugoslavia e una tappa a Roma, dove fu ricevuto da Paolo VI, si avviò a un esilio impossibile. (Avvenire)

Martirologio Romano: A Winnipeg nello Stato di Manitoba in Canada, beato Basilio Velyčkovskyj, vescovo della Chiesa greco-cattolica di Ucraina e martire, che, per aver esercitato clandestinamente il suo ministero tra i cristiani cattolici di Rito bizantino patì molto in patria da parte dei persecutori della fede e morì in esilio, associato al sacrificio di Cristo.

giovedì 29 giugno 2023

San Girolamo - L'Educazione

dalla Lettera 107, a Leta.


Ed ecco il metodo pedagogico per un’anima che deve diventare tempio del Signore. Si abitui a non sentire nulla, a non parlare di nulla che non la porti al timor di Dio. Non deve sentir pronunziare parole volgari, deve ignorare le canzonette del mondo; la sua lingua, mentre è ancora tenera, deve impregnarsi della dolcezza dei Salmi. Le si facciano dei caratteri alfabetici o di bosso o d’avorio, e glieli si indichino col loro nome rispettivo. Ci si diverta pure: anche il gioco, così, le serve per istruirsi. Quando mette assieme le sillabe, le si dia un premio; anzi la si stimoli a farlo con quei regalucci che possono farle piacere alla sua età. Se è piuttosto lenta, non bisogna maltrattarla; le si deve stimolare la mente con dei complimenti. Per le difficoltà superate deve essere contenta, e deve sentir dolore quando non ci riesce. Bisogna stare attenti, soprattutto, che non prenda in uggia lo studio, per evitare che l’amarezza, se la risente fin da bambina, le perduri poi anche dopo questi anni informi. Il maestro deve essere raccomandabile per età, per condotta e per sapere. Non bisogna svalutare — come fossero di poco conto — quelle piccole cose senza le quali, però, non potrebbero esistere neanche le grandi. Insomma, non impari alla sua tenera età cose che dovrebbe poi disimparare. E difficile cancellare ciò di cui le menti ancora vergini si sono impregnate. La balia, anche lei, non deve essere una che alza troppo il gomito, un’impudica e chiacchierona; la bambinaia che le sta accanto sia modesta, e il suo precettore sia una persona posata.

mercoledì 28 giugno 2023

Sant'Argimiro di Cordova

Nato a Cabra da famiglia cristiana, Argimiro esercitò sotto la dominazione musulmana l'ufficio di censore a Cordova. Costretto a dimettersi dalla carica, probabilmente per sfuggire alle persecuzioni contro i cristiani, forse a quella bandita da Mohamed I, si ritirò in un convento. Denunciato, Argimiro rifiutò di abiurare. La risoluta confessione della sua fede gli valse prima il carcere e infine il supplizio: torturato sul cavalletto, fu decapitato il 28 giugno 856. Il suo corpo fu impalato, esposto in pubblico e finalmente deposto nella chiesa di Sant'Acisclo dove ne fu fatta ricognizione nel 1615. Nel Martirologio Romano la festa si celebra il 28 Giugno; a Cordova il 7 Luglio.

Autore: Pietro Altabella Gracia

Martirologio Romano: A Córdova nell’Andalusia in Spagna, sant’Argimíro, martire, che, monaco di ormai avanzata età, durante la persecuzione dei Mori, sotto il regno di Maometto II, ricevette dal giudice l’ordine di rinnegare Cristo e, rimasto fermo nel confessare la sua fede, fu posto vivo sul cavalletto e trapassato con la spada. 

Beati Severiano (Severijan) Baranyk e Gioacchino (Jakym) Senkivskyj


Severijan Baranyk nacque il 18 luglio 1889. Il 24 settembre 1904 entrò nel seminario dell'Ordine Basiliano di San Giosafat presso Krekhiv, emise i suoi voti perpetui il 21 settembre 1910 e ricevette infine l’ordinazione presbiterale il 14 febbraio 1915. Nel 1932 fu eletto igumeno del monastero basiliano di Drohobych, nella provincia di Lviv (Leopoli). Si dedicava particolarmente alle attività con i giovani ed era noto come uno zelante padre spirituale. Il 26 giugno 1941 fu arrestato dall’NKVD e trasferito nel carcere cittadino di Drohobych. Da quel momento nessuno lo vide più in vita. Dopo la ritirata dei bolscevichi, il popolo intraprese delle ricerche e venne rinvenuto nella prigione il suo corpo torturato e mutilato. Alcuni testimoni oculari riferirono che sul cadavere del martire era visibile una croce, incisagli sul petto dai suoi aguzzini. Condivise il martirio con il confratello Jakym Senkivskyj. I due furono beatificati da Papa Giovanni Paolo II il 27 giugno 2001, insieme con altre 23 vittime del regime sovietico di nazionalità ucraina.


Autore: Don Fabio Arduino

 

martedì 27 giugno 2023

Documentario - Le Meraviglie della Biblioteca Vaticana

Un viaggio straordinario all'interno della Biblioteca Vaticana in questa raccolta scritta e diretta da Vincenzo Labella. All'inizio del XVI secolo, Papa Giulio ordinò che la basilica di Costantino fosse sostituita da una chiesa molto grande. Questo è il San Pietro che conosciamo oggi: la maestosa cupola di Michelangelo e il magnifico colonnato del Bernini.

 

Beato Giovanni Suciu

Ioan Suciu nacque il 4 dicembre 1907 a Blaj, in Romania. Dopo gli studi teologici compiuti in patria e a Roma presso il Collegio Greco di Sant’Atanasio, fu ordinato sacerdote il 29 novembre 1931. Il 6 maggio 1940 fu nominato vescovo ausiliare della diocesi di Oradea Mare; sette anni dopo, divenne amministratore apostolico della diocesi di Făgăraş e Alba Iulia. A causa del suo aperto dissenso col regime comunista, dimostrato in una serie di conferenze nelle principali città del Paese, fu arrestato il 28 ottobre 1948. Venne imprigionato a Dragoslavele, quindi nel monastero ortodosso di Căldăruşani, infine nel penitenziario di Sighetul Marmaţiei, dove morì il 27 giugno 1953, a causa delle privazioni e delle torture subite. I suoi resti mortali vennero sepolti in una fossa comune. È stato inserito nella causa di beatificazione che comprendeva in tutto sette vescovi morti dal 1950 al 1970, durante la persecuzione religiosa portata avanti in Romania dal regime comunista. La beatificazione dei sette vescovi è stata fissata a domenica 2 giugno 2019, durante il Viaggio Apostolico in Romania di papa Francesco. La loro comune memoria liturgica è stata fissata al 2 giugno.

lunedì 26 giugno 2023

Documentario - San Josemaría Escrivá de Balaguer

Con l'ideazione di Marco Palmisano, il Club Santa Chiara ha prodotto una serie di filmati, "I Santi", con le vite di Santi di oggi e di ieri. Tra questi, san Josemaría Escrivá. Presentiamo questo filmato dal titolo " Lo splendore del divino nel quotidiano".

 

Beato Andrea Iscak

Andrij Iscak nacque il 23 settembre 1887 a Mykolayiv, nella regione ucraina di Lviv (Leopoli). Compì i suoi studi teologigi nelle università di Lviv e di Innsbruck. Qui nel 1914 conseguì il dottorato in teologia e poté così ricevere l’ordinazione presbiterale, divenendo sacerdote diocesano di rito bizantino dell’Arcieparchia di Lviv degli Ucraini. Dal 1928 divenne insegnante all’università di Lviv e parroco del villaggio di Sykhiv, nei pressi di Lviv.
La parrocchia del suo apostolato divenne anche il luogo in cui si consumò il suo martirio, il 26 giugno 1941, per mano dei soldati dell’armata sovietica ormai in ritirata. Andrij Iscak fu beatificato da Giovanni Paolo II il 27 giugno 2001, insieme con altre 24 vittime del regime sovietico di nazionalità ucraina.

Martirologio Romano: Nel villaggio di Sykhiv sempre nel territorio di Leopoli, beato Andrea Iščak, sacerdote e martire, che nello stesso periodo venne fucilato per la fede in Cristo.

San Pelagio di Cordova

Hermoigio, vescovo della diocesi di Tuy, fatto prigioniero dall’esercito del califfo Abd ar-Rahmàn III an-Nasir nella battaglia di Valdejunquera (estate del 920) e condotto a Cordova, lasciò in ostaggio suo nipote Pelagio ancora molto giovane e di bella presenza. Il califfo, con malvagi propositi, cercò di indurre Pelagio ad apostatare dal Cristianesimo e a farsi musulmano, promettendogli in cambio onori e ricchezze. Ma avendo Pelagio respinto energicamente la proposta, fu torturato e quindi gli furono amputati tutti e quattro gli arti, finché fu decapitato al mattino del 26 giugno 925.
I cristiani ne riscattarono le spoglie, deponendo la testa nella basilica di san Cipriano e il corpo in quella di san Genesio, nel paese di Tercios. Ivi rimasero finché, pochi anni dopo, il corpo fu trasferito prima a Leon, ai tempi del re Sancio il Grasso (955-958; 960-967), e poi a Oviedo, dove ancora oggi è venerato.
Il culto incominciò subito dopo la sua morte ed ebbe grande diffusione soprattutto durante il Medioevo. Pelagio è titolare del seminario della diocesi di Cordova, costruito probabilmente sul luogo del martirio, e nella chiesa a lui dedicata se ne conserva una reliquia insigne portata da Oviedo nell’anno 1762.
La festa è celebrata il 26 giugno.

Questo martire giovinetto, la cui leggenda è così tipicamente spagnola, ha in Spagna una non grande ma interessante iconografia, particolarmente a León, dove un bassorilievo sulla facciata della chiesa di sant'Isidoro (secolo XII) raffigura il suo martirio. Pure nel Museo di León vi è una sua statua, originariamente destinata alla medesima chiesa.

 
Autore:
Rafael Jiménez Pedrajas

Beati Nicola Konrad e Vladimiro Pryjma


Mykola Konrad nacque il 16 maggio 1876 nel villaggio ucraino di Strusiv, nella regione di Ternopil. Compì i suoi studi teologici e filosofici a Roma. Nel 1899 ricevette l’ordinazione presbiterale, quale sacerdote diocesano dell’Arcieparchia di Lviv degli Ucraini, e conseguì il dottorato. Iniziò allora ad insegnare nelle scuole superiori di Berezhany e Terebovlia, finchè nel 1930 il metropolita André Sheptytsky non lo invitò ad insegnare all’Accademia teologica di Lviv. In seguito il vescovo affidò alle sue cure pastorali la parrocchia del villaggio di Stradch. Qui conobbe il cantore e direttore del coro Volodymyr Pryjma, padre di famiglia. Il 26 giugno 1941 i due si recarono in visita ad un parrocchiano gravemente malato, che aveva richiesto gli ultimi racramenti. Erano ormai di ritorno quando, di passaggio nel vicino bosco di Birok, furono torturati senza pietà e messi a morte da alcuni agenti del NKVD. Mykola Konrad e Volodymyr Pryjma fu rono beatificati da Giovanni Paolo II il 27 giugno 2001, insieme con altre 23 vittime del regime sovietico di nazionalità ucraina.

domenica 25 giugno 2023

Marco, Capitolo 3, Versetti 31-35

E vengono sua madre e i suoi fratelli, e stando fuori lo mandarono a chiamare. E sedeva intorno a lui la folla e gli dicono: Ecco. fuori tua madre e i tuoi fratelli cercano te. E rispondendo disse loro: Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? E guardando all'intorno quelli che sedendo lo circondavano disse: Ecco mia madre e i miei fratelli: chi infatti farà la volontà di Dio, costui è mio fratello, e sorella e madre.

Crisostomo: Da ciò risulta manifesto che non sempre i suoi fratelli e sua madre erano con lui, ma poiché era amato vengono da lui per riverenza e affetto, aspettando fuori.

Beda: I fratelli del Signore vanno ritenuti non figli della sempre Vergine Maria, secondo Elvidio, né figli di Giuseppe da un'altra moglie, secondo alcuni, ma vanno piuttosto giudicati come congiunti.

Crisostomo: Un altro Evangelista invece (Gv 7, 5) dice che «i suoi fratelli non credevano ancora in lui», a cui conviene ciò che qui viene detto, che cioè lo cercavano aspettando di fuori; e secondo la loro intenzione il Signore non ne parla come di parenti, per cui segue: E rispondendo disse loro: Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? Non disse però ciò come rimproverando la madre e i fratelli, ma mostrando che sopra ogni parentela corporale occorre preonorare la propria anima: per cui convenientemente ciò veniva detto a coloro che si davano a questo parlare da vicini come a qualcosa di più utile della dottrina della salvezza.

Beda: Alla loro domanda sull'ufficio del verbo dissimula di uscire, non rifiutando l'ufficio di pietà della madre, ma mostrando di avere l'affetto più ai misteri paterni che a quelli materni. Né ingiuriosamente disprezza i fratelli, ma, preferendo l'opera spirituale alla parentela materiale, mostra che è più religiosa l'unione dei cuori che quella dei corpi.

Crisostomo: Con ciò Gesù mostra che bisogna onorare quelli che sono vicini nella fede più che tutti i consanguinei. In realtà uno diventa madre di Gesù predicando. Infatti chi lo infonde nel cuore di chi ode è come se lo partorisse.

Sant'Eurosia di Jaca

Secondo la tradizione Santa Eurosia nacque nell’anno 864 dalla nobile famiglia del duca di Boemia, il suo nome era Dobroslava il cui equivalente greco è Eurosia; rimasta quasi subito orfana di entrambi i genitori, venne accolta dal nuovo duca Boriboy e dalla sua giovane moglie Ludmilla, questi la trattarono come vera figlia e si prodigarono per il diffondersi della religione cristiana in tutta quella regione, così anche Dobroslava venne battezzata ed assunse il nome greco di Eurosia. Furono quelli anni di pace e di fede e la giovane Eurosia si distinse per bontà ed altruismo, ma purtroppo un gruppo di cechi-boemi pagani presero il potere e costrinsero la famiglia ducale all’esilio, esilio che durò ben poco grazie soprattutto all’opera del grande San Metodio, il duca e la sua famiglia poterono rientrare trionfalmente in Boemia. Nell’anno 880 San Metodio si recò a Roma da Papa Giovanni VII, questi era impegnato in un difficile caso, trovare una degna sposa per il figlio del conte spagnolo d’Aragona, Fortun Jimenez, era questi erede al trono di Aragona e Navarra impegnato nella lotta contro gli invasori arabi saraceni; Il Papa chiese aiuto a San Metodio, il quale senza dubbio alcuno indicò la giovane principessa Eurosia, quindi ritornò in Boemia con una ambasciata aragonese e raccolse l’accettazione del duca e di Santa Eurosia, la quale lasciò il proposito di dedicarsi totalmente a Cristo, vedendo nell’intervento del Papa un supremo disegno della volontà di Dio. Iniziò così il viaggio verso la Spagna, era l’anno 880, arrivati però ai Pirenei, era necessario valicarli per incontrare il suo sposo nella cittadina di Jaca, tuttavia tutta questa zona subì improvvisamente una feroce invasione di saraceni capitanati dal rinnegato Aben Lupo, questi ucciso l’ambasciatore che doveva annunziare l’arrivo di Eurosia, e saputo del matrimonio col principe aragonese, si mese in animo di catturarla e trattenerla con sé.

sabato 24 giugno 2023

Pdf - I Nostri Morti, la Casa di Tutti

In questa vita di miserie morali per giustificare le proprie debolezze, si dice: Le passioni sono troppo forti e non sempre posso resistere!... Del resto, dopo del peccato ricorro alla Confessione! -

Altri dicono: Io non commetto gravi peccati! Manco sempre in certe sciocchezzuole, che sono inevitabili!... C'è invece chi pecca più di me e con più gravità! -

Quando muore qualcuno, si vuole esclamare: Che santa persona! Quanto bene ha fatto! Certamente è andata in Paradiso! -

Sulle tombe le iscrizioni più bugiarde e lusinghiere presentano i trapassati quali modelli di preclare virtù.

Si è soltanto quello che si è davanti a Dio. L'uomo giudica umanamente e spesso cade in errore. I giudizi di Dio invece sono esattissimi ed è necessario meditarne il rigore, per vivere più santamente che sia possibile e per venire in aiuto a coloro che, partiti da questa valle di pianto, scontano nel Purgatorio le miserie commesse sulla terra.

Don Giuseppe Tomaselli

 

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Film - Sulle mie Spalle (2020)

Le storie delle famiglie Benussi e Filangeri e di alcuni personaggi di spicco della città di Padova negli anni che vanno dalla Prima guerra mondiale al dopoguerra, affrontando piccoli e grandi sacrifici e fronteggiando i grandi dolori della vita proprio all’aiuto di padre Leopoldo Manic, frate cappuccino.

 

ANNO 2020

PAESE



REGIA Antonello Belluco

ATTORI Taryn Power, Paolo De Vita, Giancarlo Previati, Fabrizio Romagnoli

 

venerdì 23 giugno 2023

San Pietro Crisologo - Il Verbo, Sapienza di Dio, si è fatto Carne

Dai “Discorsi” di San Pietro Crisologo, Vescovo
(Disc. 117; PL 52, 520-521)

 ☩ 

Il beato Apostolo ci ha fatto sapere che due uomini hanno dato principio al genere umano, cioè Adamo e Cristo. Due uomini uguali riguardo al corpo, ma diversi per merito. Somigliantissimi nelle membra, ma quanto mai diversi per la loro stessa origine. «Il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita» (1 Cor 15, 45).

Quel primo fu creato da quest’ultimo, dal quale ricevette l’anima per vivere. Questi si è fatto da se stesso, perché è tale che non potrebbe aspettare la vita da un altro, egli che è il solo a dare a tutti la vita. Quello fu plasmato da vilissimo fango, questo viene al mondo dal grembo nobilissimo della Vergine. In quello la terra fu trasformata in carne, in questo la carne viene elevata fino a Dio.

E che più? Questo è il secondo Adamo che plasmò il primo e gli impresse la propria immagine. E così avvenne poi che egli ne prese la natura e il nome, per non dover perdere ciò che egli aveva fatto a sua immagine. C’è un primo Adamo e c’è un ultimo Adamo. Il primo ha un principio, l’ultimo non ha fine. È proprio quest’ultimo infatti ad essere veramente il primo, dal momento che dice: «Sono io, io solo, il primo e anche l’ultimo» (Is 48, 12).

mercoledì 21 giugno 2023

Video - San Luigi Gonzaga

Nel 1590/91 una serie di malattie infettive uccisero a Roma migliaia di persone, inclusi i papi (Sisto V, Urbano VII, Gregorio XIV). Luigi Gonzaga, insieme a san Camillo de Lellis e ad alcuni confratelli gesuiti, si prodigò intensamente ad assistere i più bisognosi. Malato da tempo, dovette dedicarsi solo ai casi con nessuna evidenza di contagiosità, ma un giorno, trovato in strada un appestato, se lo caricò in spalla e lo portò all'ospedale della Consolazione. Pochi giorni dopo morì, all'età di soli 23 anni....

 

San Giuseppe Isabel Flores Varela

Cappellano di Matatlán, della parrocchia di Zapotlanejo, Jalisco (Arcidiocesi di Guadalajara). Per 26 anni diffuse la carità del suo ministero in quella cappellania, mostrandosi a tutti un padre affettuoso che li edificò con la sua abnegazione e con la sua povertà, il suo spirito di sacrificio, la sua pietà e la sua sapienza. Un vecchio compagno che era stato protetto da Padre Flores lo denunciò al capo di Zapotlanejo e venne incarcerato il 18 giugno 1927, quando stava dirigendosi verso un campo per celebrare l'Eucarestia. Cercarono di ucciderlo impiccandolo ma non vi riuscirono. Il capo ordinò di sparare, ma un soldato riconobbe in lui il sacerdote che lo aveva battezzato e non volle farlo; infuriato l'aguzzino assassinò il soldato. Misteriosamente le armi non spararono contro padre Flores e, quindi, uno di quegli assassini tirò fuori un grosso coltello e scannò il valoroso martire.

Martirologio Romano: Nel territorio di Zapotlanejo in Messico, san Giuseppe Isabel Flores, sacerdote e martire al tempo della grande persecuzione.

domenica 18 giugno 2023

Marco, Capitolo 3, Versetti 23-30

E convocatili, diceva loro in parabole: Come può Satana scacciare Satana? E se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggere. E se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggere. E se satana è ribelle a se stesso, è diviso e non può reggere, ma sta per finire. Nessuno può entrare nella casa di un forte e rapirgli le sue cose se prima non ha legato il forte, e allora deruberà la sua casa. In verità vi dico che tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e le bestemmie con cui bestemmieranno saranno rimesse, ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non avrà remissione in eterno, ma sarà reo di colpa eterna. Poiché dicevano: Ha uno spirito immondo.

Crisostomo: […] Un regno diviso tra sé da una guerra intestina è necessario che rimanga desolato, come appare anche nella casa e nella città. Per cui, se il regno di Satana è diviso in se stesso, così che Satana scacci Satana dagli uomini, si è avvicinata la desolazione del regno dei demoni: infatti il regno consiste nel tenere gli uomini soggetti. Se dunque vengono scacciati dagli uomini, ciò non è altro che il dissolvimento del loro regno. Se invece hanno ancora potere sugli uomini, è chiaro che il regno del maligno regge ancora, e non è diviso contro se stesso.

Teofilatto: L'esempio è questo. Il forte è il demonio, i suoi vasi sono gli uomini nei quali è accolto: se dunque uno prima non ha vinto il demonio e l'ha legato, come potranno i suoi vasi, cioè gli indemoniati, essere rubati? Così anch'io che rubo i suoi vasi, cioè libero gli uomini dalla possessione demoniaca, prima lego i demoni, li supero e sono il loro nemico. Come dite dunque che ho Belzebù e scaccio i demoni essendo loro amico?

In verità vi dico che tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e le bestemmie con cui bestemmieranno. Beda: Certamente non tutti i peccati e le bestemmie saranno rimessi qua e là a tutti gli uomini, ma a coloro che avranno fatto degna penitenza per i peccati commessi in questa vita, e così non ha alcun luogo Novaziano, che diceva che non bisogna dare il perdono ai penitenti caduto nel martirio, oppure Origene, il quale asserisce che dopo il giudizio universale, passato cioè il corso dei secoli, tutti i peccatori conseguiranno il perdono dei peccati, errore che è redarguito dalle seguenti parole del Signore, quando si aggiunge: Ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non avrà remissione in eterno.

sabato 17 giugno 2023

Film - Francesco, Giullare di Dio (1950)

Prima di dare indicazione ai suoi discepoli di portare nel mondo la parola di Dio, Francesco d'Assisi vive con loro in comunità. Vari episodi, riportati nei "Fioretti", illustrano lo stile di vita del santo e dell'ordine da lui fondato: l'elogio di Frate Fuoco, il bacio al lebbroso, la carità di Frate Ginepro. 


ANNO 1950

PAESE



REGIA Roberto Rossellini

ATTORI Aldo Fabrizi, Nazario Gerardi, Arabella Lemaitre

 

Santi Egidio, Luigi, Giovanni e Paolo

Questi quattro Santi Mercedari, Egidio, Luigi, Giovanni e Paolo, si trovavano a Fez in Marocco in missione di redenzione, quando, mentre stavano predicando la fede in Cristo, vennero catturati dai mussulmani. Subirono diversi maltrattamenti senonché gli furono strappate le lingue, tagliate mani e piedi ed infine furono decapitati meritando così il trionfo della gloria dei martiri. L’Ordine li festeggia il 17 giugno.

venerdì 16 giugno 2023

Preghiera per i Perfidi Giudei (Pro Pérfidis Judæis) (Latino-Italiano)

San Simonino di Trento Ucciso durante un Rituale Giudaico


Orémus et pro pérfidis Judæis: ut Deus et Dóminus noster áuferat velámen de córdibus eórum; ut et ipsi agnóscant Jesum Christum, Dominum nostrum.

Omnipotens sempitérne Deus, qui étiam judáicam perfídiam a tua misericórdia non repéllis: Exáudi preces nostras, quas pro illíus pópuli obcæcatióne deférimus; ut, ágnita veritátis tuæ luce, quæ Christus est, a suis ténebris eruántur. Per eúndem Dóminum.

Amen.

 

Preghiamo anche per i perfidi Giudei; affinché il Signor Dio nostro tolga il velo dai loro cuori; onde anch'essi riconoscano Gesù Cristo Signor nostro.

Dio onnipotente ed eterno, il quale non rigetti dalla tua misericordia neppure i perfidi Giudei, esaudisci le nostre preghiere che ti rivolgiamo a riguardo della cecità di quel popolo; affinché riconosciuta la luce della tua verità, che è Cristo, siano sottratti alle loro tenebre. Per il Signore.


(Edmondo Battisti (a cura di), Messale romano latino-italiano con Note storico-liturgiche, Torino-Roma, Marietti, 1921)

giovedì 15 giugno 2023

Documentario - Sant'Ubaldo di Gubbio


Ubaldo Baldassini (Gubbio, 1084 – Gubbio, 16 maggio 1160) è stato vescovo di Gubbio nel XII secolo ed è venerato come santo dalla Chiesa cattolica.

 

San Pietro de Cervis

Originario di Perpignano (Francia), San Pietro de Cervis, entrò nell’Ordine della Mercede e divenne commendatore del convento di Santa Maria in Narbona. Con ardente desiderio di soffrire per Gesù Cristo, partì verso il regno moro di Granada (Spagna) per la promulgazione della fede cattolica e la redenzione degli schiavi. Arrivato nella città di Granada venne subito privato dei beni che gli servivano per la liberazione dei prigionieri, fu percosso e gettato in una fetida prigione dove morì fra atroci supplizi nell’anno 1422:
L’Ordine lo festeggia il 15 giugno.

Santa Benilde di Cordova

Il giorno dopo l'esecuzione dei ss. Anastasio, Felice e Digna, il 15 giugo 853, Benilde sostenne il martirio a Cordova. Coraggiosa e pia, ormai avanti negli anni, Benilda si presentò al giudice musulmano della moschea di Cordova, che la fece decapitare. Anche le sue ceneri sarebbero state disperse, come quelle dei tre martiri citati. Introdotta nel Martirologb Romano dal Baronio, la festa di Benilda si celebra il 15 giugno.


Autore:
Pietro Altabella Gracia 

Martirologio Romano: A Córdova nell’Andalusia in Spagna, santa Benilde, martire, morta, in età già avanzata, durante la persecuzione dei Mori. 

mercoledì 14 giugno 2023

San Pietro Crisologo - L'Amore, Desiderio di Vedere Dio

Dai “Discorsi” di San Pietro Crisologo, Vescovo
(Disc. 147; PL 52, 594-595)

 

Dio, vedendo il mondo sconvolto dalla paura, interviene sollecitamente per richiamarlo con l’amore, invitarlo con la grazia, trattenerlo con la carità, stringerlo a sé con l’affetto.
Lava con il diluvio vendicatore la terra invecchiata nel male, chiama Noè padre del mondo rinnovato e lo esorta con parole amorevoli, gli accorda la sua confidenza e la sua amicizia, lo informa con benevolenza sul presente, lo conforta con la sua grazia per il futuro. Egli non si limita a dar ordini, ma offre la sua collaborazione e accomuna la sua opera a quella delle realtà create. Con un patto di amore toglie il timore che rendeva schiavi gli uomini. Così Dio e l’umanità, associati nell’amore, conservano insieme ciò che avevano acquistato con azione comune.

Per questo egli chiama Abramo di mezzo ai pagani, lo nobilita con un nome nuovo, lo costituisce padre della fede, lo accompagna nel cammino, lo protegge fra gli stranieri, lo arricchisce di beni, lo onora con successi, lo impegna con promesse, lo sottrae alle offese, lo blandisce con l’ospitalità, lo esalta con un erede insperato, perché colmato di tanti beni, avvinto da tanta soavità di divino amore, imparasse ad amare Dio, non ad averne timore, lo servisse con amore, non con paura. Per questo conforta in sogno Giacobbe nella fuga, lo provoca alla lotta nel ritorno, lo serra nell’amplesso del lottatore, perché ami il Padre con cui aveva lottato e non ne abbia timore. Per questo chiama Mosè con la lingua dei padri, gli parla con paterno amore, l’invita ad essere il liberatore del suo popolo.
Per i fatti ricordati, la fiamma della divina carità accese i cuori umani e tutta l’ebbrezza dell’amore di Dio si effuse nei sensi dell’uomo. Feriti nell’anima, gli uomini cominciarono a volere vedere Dio con gli occhi del corpo. Ma se Dio non può essere contenuto dal mondo intero, come poteva venir percepito dall’angusto sguardo umano? Si deve rispondere che l’esigenza dell’amore non bada a quel che sarà, che cosa debba, che cosa gli sia possibile. L’amore non si arresta davanti all’impossibile, non si attenua di fronte alle difficoltà.
L’amore, se non raggiunge quel che brama, uccide l’amante; e perciò va dove è attratto, non dove dovrebbe. L’amore genera il desiderio, aumenta d’ardore e l’ardore tende al vietato. E che più? L’amore non può trattenersi dal vedere ciò che ama; per questo tutti i santi stimarono ben poco ciò che avevano ottenuto, se non arrivavano a vedere Dio. Perciò l’amore che brama vedere Dio, benché non abbia discrezione, ha tuttavia ardore di pietà. Perciò Mosè arriva a dire: Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, fammi vedere il tuo volto (cfr. Es 33, 13). Per questo anche il salmista dice: Mostrami il tuo volto (cfr. Sal 79, 4). Gli stessi pagani infatti hanno plasmato gli idoli, per poter vedere con gli occhi, nelle loro stesse aberrazioni, quel che adoravano.

Santi Anastasio, Felice e Digna Martiri

Si venerano insieme, per essere stati martirizzati lo stesso giorno, il 14 giugno 853, a Cordova, durante la persecuzione di Mohamed I. Anastasio, monaco e poi sacerdote, profondamente colpito dal martirio subito a Cordova, il 13 giugno, da santa Fandila, affrontò coraggiosamente i carnefici, rimproverando loro il delitto e confessando la sua fede: i maomettani lo decapitarono. Contemporaneamente fu decapitato Felice, un monaco di Alcalà, proveniente dalla Getulia e di passaggio a Cordova. La sera dello stesso giorno, la vergine Digna, una monaca di Tábanos, che per umiltà voleva farsi chiamare Indigna, ebbe una visione di sant'Agata, che, offrendole una rosa rossa, la esortava a patire per Cristo: Digna abbandonò il monastero e, infiammata di sacro zelo, rinfacciò al giudice le esecuzioni di Anastasio e Felice, colpevoli solo d'aver adorato il vero Dio e confessato la Trinità. Questa intrepidezza le valse il martirio: il suo cadavere, come quello degli altri martiri, fu appeso a un palo. Dubbia è la notizia che dopo la cremazione le ceneri dei tre santi siano state disperse.
La loro festa si celebra il 14 giugno sia nel Martirologio Romano che nell'Ordine Benedettino.


Autore:
Pietro Altabella Gracia

martedì 13 giugno 2023

Film - Sant'Antonio di Padova (2002)

Nel 1221 due naufraghi approdano fortunosamente sulle coste della Sicilia. Vestono il saio dei frati francescani. Si chiamano Giulietto e Antonio. Quest'ultimo si inginocchia, chiedendo perdono, davanti al vescovo del luogo e comincia a raccontare la sua storia... Così inizia S.Antonio di Padova, il film che narra la vicenda di Fernando di Buglione, giovane portoghese che contro la volontà del nobile padre scelse il convento invece di combattere contro la minaccia musulmana. Ovvero, S.Antonio, il nobile cavaliere che divenne fedele seguace di San Francesco, servitore della Chiesa con la Parola invece che con la Spada. Umiltà, superbia, orgoglio istintivo, docilità, fuoco vivo e cenere: queste le molte anime di Antonio, che in soli trentasei anni di vita non fu solamente il Santo dei miracoli conosciuto da tutti, ma anche un appassionato difensore dei valori della giustizia, della solidarietà e della pace sociale, un accanito nemico dell'usura e, infine, un instancabile predicatore, sempre in viaggio...

 

ANNO 2002

PAESE



REGIA
Umberto Marino

ATTORI Daniele Liotti, Enrico Brignano, Jose' Sancho, Vittoria Puccini, Glauco Onorato, Peppino Mazzotta, Francesco Stella, Luigi Burrano, Pedro Casablanc

 

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https://mediasetinfinity.mediaset.it/video/santantoniodipadova/santantonio-di-padova_F010995401000101

San Fandila di Cordova

Nato a Guadix (Granata), fu inviato dai genitori a una delle scuole mozarabiche di Cordova, dove vestì l'abito religioso nel monastero di Tàbanos. Trasferito poi a quello di San Salvatore di Penamelaria, quasi alla periferia della città, su richiesta dei confratelli, fu ordinato sacerdote. Subito dopo, scoppiata la persecuzione dell'emiro Muhammad I nell'852, Fandila (che S. Eulogio chiama ancora ephebus), insofferente delle continue beffe ai cristiani, si presentò spontaneamente al cadì (giudice musulmano), davanti al quale, con santa libertà, biasimò la religione di Maometto. Messo in carcere e deferito il caso all'emiro, questi lo condannò a morte.
Fu decollato il 13 giugno dell'853 e il suo corpo venne appeso al patibolo sulla sponda sinistra del fiume Guadalquivir. Verso la fine del sec. XVI, nella sua città natale, dove gli erano attribuiti molti miracoli, si celebrava solennemente la sua festa, istituita dal vescovo Giovanni di Fonseca, e vi era una fiorente confraternita. Il Martirologio Romano lo commemora il 13 giugno.


Autore:
Isidoro da Villapadierna

 

Martirologio Romano: A Córdova nell’Andalusia in Spagna, san Fandíla, sacerdote e monaco, che, durante la persecuzione dei Mori, sotto il regno di Maometto I, fu decapitato per la fede in Cristo. 

domenica 11 giugno 2023

Beato Ignazio (Choukrallah) Maloyan

Eroica la testimonianza del vescovo Ignazio Maloyan torturato e ucciso dai turchi all'inizio dell'olocausto armeno. Nato a Mardine, in Turchia, Maloyan, di etnia armena, si recherà in Egitto dove si conquisterà la fama di sacerdote esemplare. Il 22 ottobre del 1911, Maloyan viene eletto arcivescovo proprio della diocesi di Mardine. Quattro anni dopo, il 24 aprile del 1915, ha inizio l'operazione di sterminio contro gli armeni residenti in Turchia. E a giugno alcuni ufficiali turchi trascinano il vescovo davanti al tribunale insieme ad altre 27 persone della comunità. Il capo della polizia, Mamdouh Bey, gli propone una via d'uscita: convertirsi all'Islam. Ma monsignor Ignazio Maloyann rifiuta, procurandosi torture "esemplari".

Martirologio Romano: Nel villaggio di Kara-Kenpru vicino a Diyarbakir in Turchia, beato Ignazio Maloyan, vescovo di Mardin degli Armeni e martire durante il genocidio dei cristiani perpetrato in questa regione dai persecutori della fede; essendosi rifiutato di abbracciare un’altra religione, consacrò in carcere il pane per il ristoro spirituale dei compagni di prigionia; fucilato poi insieme a molti altri cristiani, versando il suo sangue ottenne il premio della pace eterna.

Santi 3 Martiri Mercedari di Damietta

Questi tre nobili Santi cavalieri laici dell’Ordine Mercedario, in Oriente liberarono molti cristiani dalla schiavitù. Erano al seguito della VII Crociata, quando una peste orribile si mise a decimare l’esercito cristiano, subito essi si prestarono al servizio dei soldati colpiti dal male, ma vennero fatti prigionieri dagli infedeli.
Dopo inaudite torture, furono condotti a Damietta in Egitto ed in odio alla fede cattolica vennero fatti precipitare da un’alta torre meritando la corona gloriosa dei martiri. San Luigi IX°, Re di Francia, scrivendo a San Pietro Nolasco nel 1254, fece i maggiori elogi delle loro virtù eroiche e del loro martirio.
L’Ordine li festeggia l’11 giugno.

sabato 10 giugno 2023

Marco, Capitolo 3, Versetti 20-22

E vengono nella casa, e si riunì ancora la folla, così che non potevano neanche mangiare il pane. E avendolo udito i suoi, uscirono per trattenerlo; dicevano infatti che era uscito di sé. E gli scribi, che erano usciti da Gerusalemme, dicevano anche che aveva Belzebù e scacciava i demoni nel principe dei demoni.

Crisostomo: Le moltitudini dei principi erano ingrate, impedite dalla conoscenza a motivo dell'orgoglio, mentre la moltitudine del popolo veniva grata a lui.

Beda: Quanto beata in verità la frequenza della folla che confluiva, che tanto si preoccupava di ottenere la salvezza che per l'autore della salvezza e per quelli che erano con lui non rimaneva libero nemmeno il tempo di mangiare; mentre la folla che lo frequentava esteriormente non lo teneva in gran conto; segue infatti: E avendolo udito i suoi, uscirono per trattenerlo. Poiché infatti non potevano capire l'altezza della sapienza che udivano, pensavano che parlasse come un alienato; per cui segue: dicevano infatti che era uscito di sé. Teofilatto: Cioè ha un demonio, ed è infuriato: volevano infatti tenerlo per farlo imprigionare come indemoniato. E questo lo volevano i suoi, cioè i vicini, forse i suoi compatrioti, o i suoi fratelli. Fu però una folle insania lo scambiare con un infuriato l'autore di così mirabili prodigi di divina sapienza.

Beda: C'è una grande differenza fra coloro che non intendono la parola di Dio per il ritardo della mente, quali furono coloro di cui abbiamo parlato, e quelli che intendono cioè bestemmiando volontariamente, dei quali si parla poi: E gli scribi, che erano usciti da Gerusalemme, dicevano anche che aveva Belzebù. Ciò che infatti no potevano negare cercano di pervertirlo con una sinistra interpretazione, come se non fosse opera della divinità, ma dello spirito più immondo, cioè di Belzebù, che era un dio di Accaron. Infatti Beel significa uomo e Zebud mosca: Belzebù dunque si interpreta uomo delle mosche, per le sporcizie del sangue immolatizio, dal quale sporchissimo rito lo chiamavano principe dei demoni, quando aggiungono: e che scacciava i demoni nel principe dei demoni.

Film - Salomone e la Regina di Saba (1959)

Dopo la morte di re Davide, Salomone gli succede al trono di Israele, ma da un lato, Adonia, suo fratello maggiore, cerca di spodestarlo, dall’altro, la regina di Saba, alleata al Faraone d’Egitto. Il piano della regina è quello di indebolire la fede di Salomone che lei intuisce essere la sua vera forza. Riesce nell’intento di sedurre il re, ma i due si innamorano veramente... 

 

ANNO 1959

PAESE



REGIA King Vidor

ATTORI Yul Brynner, Gina Lollobrigida, George Sanders

 

venerdì 9 giugno 2023

Catechesi del Papa Benedetto XVI su Sant'Efrem il Siro

UDIENZA GENERALE

Aula Paolo VI
Mercoledì, 28 novembre 2007
 

Cari fratelli e sorelle,

secondo l’opinione comune di oggi, il cristianesimo sarebbe una religione europea, che avrebbe poi esportato la cultura di questo Continente in altri Paesi. Ma la realtà è molto più complessa, poiché la radice della religione cristiana si trova nell’Antico Testamento e quindi a Gerusalemme e nel mondo semitico. Il cristianesimo si nutre sempre a questa radice dell’Antico Testamento. Anche la sua espansione nei primi secoli si è avuta sia verso occidente – verso il mondo greco-latino, dove ha poi ispirato la cultura europea – sia verso oriente, fino alla Persia, all’India, contribuendo così a suscitare una specifica cultura, in lingue semitiche, con una propria identità. Per mostrare questa pluriformità culturale dell’unica fede cristiana degli inizi, nella catechesi di mercoledì scorso ho parlato di un rappresentante di questo altro cristianesimo, Afraate il saggio persiano, da noi quasi sconosciuto. Nella stessa linea vorrei parlare oggi di sant’Efrem Siro, nato a Nisibi attorno al 306 in una famiglia cristiana. Egli fu il più insigne rappresentante del cristianesimo di lingua siriaca e riuscì a conciliare in modo unico la vocazione del teologo e quella del poeta. Si formò e crebbe accanto a Giacomo, Vescovo di Nisibi (303-338), e insieme a lui fondò la scuola teologica della sua città. Ordinato diacono, visse intensamente la vita della locale comunità cristiana fino al 363, anno in cui Nisibi cadde nelle mani dei Persiani. Efrem allora emigrò a Edessa, dove proseguì la sua attività di predicatore. Morì in questa città l’anno 373, vittima del contagio contratto nella cura degli ammalati di peste. Non si sa con certezza se era monaco, ma in ogni caso è sicuro che è rimasto diacono per tutta la sua vita e che ha abbracciato la verginità e la povertà. Così appare nella specificità della sua espressione culturale la comune e fondamentale identità cristiana: la fede, la speranza – questa speranza che permette di vivere povero e casto nel mondo, ponendo ogni aspettativa nel Signore – e infine la carità, fino al dono di se stesso nella cura degli ammalati di peste.

Beato Luciano Verdejo Acuña

Luciano Verdejo Acuña nacque ad Almería, nell’omonima provincia e diocesi, il 26 ottobre 1885. Sposò Concepción Gómez Cordero, che gli diede un figlio, Antonio. Era membro dell’associazione dell’Adorazione Eucaristica notturna. Morì in odio alla fede cattolica il 9 giugno 1938, a Turón, in provincia di Granada. Inserito in un gruppo di 115 martiri della diocesi di Almeria, è stato beatificato ad Aguadulce, presso Almería, il 25 marzo 2017.

giovedì 8 giugno 2023

Video - Gli Orrori delle Architettonici delle Nuove Chiese

Video sugli orrori architettonici delle nuove chiese....

 

Beato Stefano Sandor



Stefano Sandor nacque a Szolnok, in Ungheria, il 26 novembre 1914 da Stefano e Maria Fekete, primo di tre fratelli. Il padre era impiegato presso le Ferrovie dello Stato, la madre invece era casalinga. Entrambi trasmisero ai propri figli una profonda religiosità. Stefano studiò nella sua città ottenendo il diploma di tecnico metallurgico. Fin da ragazzo veniva stimato dai compagni, era allegro, serio e gentile. Amava stare con gli amici del vicinato, era per loro un leader, come lo era Giovanni Bosco tra i giovani di Chieri. Aiutava i fratellini a studiare e a pregare, dandone per primo l'esempio. Fece con fervore la cresima impegnandosi a imitare il suo santo protettore e san Pietro. Leggendo il Bollettino Salesiano conobbe Don Bosco. Serviva ogni giorno la santa Messa dai Padri francescani ricevendo l'Eucaristia. Leggendo il Bollettino Salesiano conobbe don Bosco. Si sentì subito attratto dal carisma salesiano. Si confrontò col suo direttore spirituale, esprimendogli il desiderio di entrare nella Congregazione salesiana. Ne parlò anche ai suoi genitori. Essi gli negarono il consenso, e cercarono in ogni modo di dissuaderlo. Ma Stefano riuscì a convincerli, e nel 1936 fu accettato al Clarisseum, dove in due anni fece l'aspirantato. Frequentò nella tipografia "Don Bosco" i corsi di tecnico-stampatore. Iniziò il noviziato, ma dovette interromperlo per la chiamata alle armi. Nel 1939 raggiunse il congedo definitivo e, dopo l'anno di noviziato, emise la sua prima professione l'8 settembre 1940. Destinato al Clarisseum, si impegnò attivamente nell'insegnamento presso i corsi professionali. Ebbe anche l'incarico dell'assistenza all'oratorio, che condusse con entusiasmo e competenza. Fu il promotore della Gioventù Operaia Cattolica. Il suo gruppo fu riconosciuto come il migliore del Movimento. Sull'esempio di don Bosco, si mostrò un educatore modello. Nel 1942 fu richiamato al fronte, e guadagnò una medaglia d'argento al valore militare. La trincea era per lui un oratorio festivo che animava salesianamente, rincuorando i compagni di leva. Alla fine della Seconda Guerra mondiale si impegnò nella ricostruzione materiale e morale della società, dedicandosi in particolare ai giovani più poveri, che radunava insegnando loro un mestiere. Il 24 luglio 1946 emise la sua professione perpetua diventando coadiutore salesiano. Nel 1948 conseguì il titolo di maestro-stampatore. Alla fine degli studi gli allievi di Stefano venivano assunti nelle migliori tipografie della capitale e dello Stato. Iniziarono le persecuzioni nei confronti delle scuole cattoliche, che dovettero chiudere i battenti. Stefano fu colto sul fatto mentre stampava in tipografia. Dovette scappare e nascondersi nelle case salesiane, lavorando sotto falso nome in una tipografia pubblica. Nel luglio del 1952 fu catturato sul posto di lavoro, e non fu più rivisto dai confratelli. La sua beatificazione ha avuto luogo il 19 ottobre 2013. La Famiglia Salesiana fa memoria di questo martire l'8 giugno.

mercoledì 7 giugno 2023

Santi Pietro, Valabonso, Sabiniano, Vistremondo, Abenzio e Geremia

E' un gruppo di sei martiri, uccisi contemporaneamente e nelle stesse circostanze; essi sono Pietro, Walabonso, Sabiniano, Wistremondo, Abenzio e Geremia.
Pietro sacerdote, era nato ad Astigi (odierna Ecija) nella provincia di Siviglia; Walabonso diacono, ancora molto giovane, era nato ad Elepha (odierna Niebla) nella provincia di Huelva, il padre era cristiano, la madre era una convertita dall’islamismo.
Insieme ai genitori ed alla sorella Maria, che morirà martire cinque mesi dopo di lui, venne a Cordova stabilendosi nel paese di Froniano, dove Walabonso venne educato sotto la guida dell’abate del monastero di S. Felice.
Divenuto diacono, esercitò il suo ministero insieme al sacerdote Pietro e sotto la direzione dell’abate Frugelo, cappellano del monastero femminile di S. Maria di Cuteclara, dove era diventata monaca sua sorella Maria.
Sabiniano e Wistremondo erano nati a Froniano e ambedue erano monaci del monastero di S. Zoilo di Armilata, posto tra i monti di Cordova. Abenzio cordovese, era diventato monaco più maturo di anni, nel monastero di S. Cristoforo, conducendo una vita come recluso, in grande austerità e penitenza.
Geremia anche lui di Cordova, ormai anziano, aveva fondato il monastero doppio, cioè ala maschile e ala femminile, di Tábanos, dove si ritirò insieme alla moglie Elisabetta e altri familiari; era zio di s. Isacco e cognato di s. Colomba, anche loro martiri.
La vicenda del loro martirio si svolse durante l’occupazione musulmana a Cordova, centro del califfato ommiade (756-1091); i sei compagni si presentarono al giudice rinfacciandogli la morte di Isacco e Sancio da poco martirizzati; offesero Maometto e quindi vennero subito condannati alla decapitazione, il solo Geremia fu barbaramente flagellato prima dell’esecuzione, che avvenne per tutti e sei, il 7 giugno 851.
I loro corpi, prima esposti al pubblico oltraggio, vennero bruciati dopo qualche giorno e le ceneri furono disperse nel fiume Guadalquivir. 


Martirologio Romano
: A Córdova nell’Andalusia in Spagna, santi martiri Pietro, sacerdote, Valabonso, diacono, Sabiniano, Vistremondo, Abenzio e Geremia, monaci, che durante la persecuzione dei Mori morirono sgozzati per Cristo.

Sant'Andronico di Perm

L’arcivescovo Andronik (al secolo Vladimir Nikol’skij), nacque nella diocesi di Jaroslav. Frequenta il seminario di Jaroslav e l’Accademia teologica di Mosca, al termine della quale viene ordinato sacerdote (1895). Dopo un anno è designato come insegnante nel seminario missionario della Ossezia. Nel 1897 parte missionario per il Giappone. Il 5 novembre 1906 è ordinato vescovo e nominato vescovo ausiliare della diocesi di Kioto, ma appena dopo due anni è richiamato in Russia per dirigere la diocesi di Tichvin. Nel 1913 è trasferito a Omsk, in Siberia, e dopo un anno a Perm dove concluderà la vita con il martirio all’età di 48 anni.
Nel gennaio del 1918 l’arcivescovo Andronik scrive una lettera pastorale a tutti i fedeli della diocesi, deprecando la persecuzione già in atto contro la Chiesa ed invitando tutti ad intensificare la preghiera e a far nascere in tutte le parrocchie delle fraternità di fedeli che fossero di esempio anche per i più deboli. La creazione di queste comunità era stata una delle preoccupazioni principali prima ancora che i comunisti prendessero il potere. “Se mi aveste ascoltato – scrive nella pastorale – oggi in ogni parrocchia sarebbe disponibile quel seme capace di infiammare lo zelo di tutti”.

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