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giovedì 29 marzo 2018

Matteo, Capitolo 12, Versetti 38-40


Allora alcuni degli Scribi e dei Farisei gli replicarono dicendo: Maestro, vogliamo vedere da te un segno. Egli rispondendo disse loro: Una generazione cattiva e adultera chiede un segno, ma non le sarà dato un segno al di fuori del segno del Profeta Giona; come infatti Giona fu nel ventre del pesce per tre giorni e tre notti, così il Figlio dell'uomo sarà nel cuore della terra per tre giorni e tre notti.

Crisostomo: Le loro parole sono piene di adulazione e di ironia. Prima lo oltraggiano dicendolo demoniaco, adesso invece lo adulano chiamandolo maestro. Per questo anche il Signore li accusa con veemenza; per cui segue: Egli rispondendo disse loro: Una generazione cattiva e adultera chiede un segno. E certamente, quando lo oltraggiavano, rispondeva con vivacità, dimostrando che era superiore a entrambe le passioni; e non è trascinato né all’ira dagli oltraggi, né alla mollezza dell’adulazione. Ciò che dice, in sostanza è questo. Che cosa c’è di strano che voi facciate questo contro di me, che vi sono sconosciuto, voi che agite nello stesso modo verso mio Padre, di cui avete una così grande scienza, e che voi abbandonate per correre ai demoni? Egli li chiama generazione malvagia perché si sono resi sempre ingrati verso i benefattori, e ricevendo il bene diventano peggiori, il che è l’estremo della perversità.

Crisostomo: Poiché faceva dei segni non per convincere quelli (sapeva infatti che erano di pietra), ma per correggere gli altri; oppure era affinché non ricevessero un segno quale era quello che chiedevano: ci fu infatti un segno per loro quando dal proprio castigo conobbero la sua potenza. Insinuando ciò in modo velato dice che non le sarà dato un segno; come se dicesse: vi ho mostrato molti benefici; nessuno di essi vi ha spinto a venerare la mia potenza, che conoscerete attraverso la punizione quando vedrete la vostra città prostrata a terra. Ma nel frattempo interpone un discorso sulla resurrezione, che conosceranno attraverso le cose che patiranno, dicendo: all’infuori del segno del Profeta Giona. Infatti la croce non sarebbe certamente stata creduta se non avesse avuto dei segni che la attestavano. Se questa non fosse stata creduta, non lo sarebbe stata nemmeno la resurrezione. Per cui richiama anche questo segno, e per farne conoscere la verità ne richiama una figura profetica; per cui segue: come Giona fu nel ventre del pesce per tre giorni e tre notti.

mercoledì 28 marzo 2018

Matteo, Capitolo 12, Versetti 36-37


Ma io vi dico che di ogni parola oziosa che avranno detto gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio. Infatti in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato.

Girolamo: Il senso è: se una parola oziosa, che in nessun modo edifica gli uditori, non è senza pericolo di colui che parla, e nel giorno del giudizio ciascuno renderà ragione delle sua parole, quanto più voi, che biasimate le opere dello Spirito Santo e dite che io scaccio i demoni nel nome di Beelzebub, renderete ragione della vostra calunnia?

Crisostomo: Non ha detto però: che avete detto voi, istruendo così insieme tutto il genere umano, e nello stesso tempo rendendo meno oneroso il suo discorso. Ora, è oziosa la parola che è menzognera, che contiene una calunnia. Alcuni però intendono anche la parola vana, quale è quella che muove a un riso disordinato, o indegno, o sfacciato. 

Gregorio: Oppure è oziosa quella parola che è priva o dell’utilità della rettitudine, o della ragione di una giusta necessità; [Girolamo]: che cioè è detta senza utilità di chi parla e di chi ascolta; se, omesse le cose serie, parliamo di cose frivole e raccontiamo vecchie dicerie. Invece chi dice cose scurrili, e scoppia in grande risate, e preferisce qualcosa di osceno, questo non sarà ritenuto colpevole di parola oziosa, ma criminosa.

martedì 27 marzo 2018

Matteo, Capitolo 12, Versetti 33-35


Prendete un albero buono, e anche il suo frutto sarà buono; prendete un albero cattivo, e anche il suo frutto sarà cattivo: infatti dal frutto si riconosce l'albero. Discendenza di vipere, come potete dire delle cose buone se siete cattivi? Infatti la bocca parla dall’abbondanza del cuore. L'uomo buono dal buon tesoro trae cose buone, e l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae cose cattive.

Crisostomo: Chi voleva accusare Cristo non diceva che è un male liberare qualcuno da un demonio. Ma poiché non parlavano male delle opere, dicendo però che era il diavolo che le compiva, dimostra che questa accusa è al di fuori della conseguenza delle cose, e al di fuori delle concezioni comuni. Era infatti immensamente vergognoso inventare tali cose.

Girolamo: Li costringe dunque con un ragionamento che i Greci chiamano aphycton, e che noi possiamo chiamare inconfutabile, poiché incalza gli interroganti da entrambe le parti del dilemma. Se, dice, il diavolo è cattivo, non può fare opere buone; ora, se sono buone le cose che voi vedete, segue che non è stato il diavolo a farle: non è infatti impossibile che da una cosa cattiva ne venga una buona, o da una buona una cattiva.

Ilario: Così dunque al presente confuta i Giudei, i quali, dopo aver visto che le opere di Cristo superavano la potenza umana, non vollero tuttavia confessare le opere di Dio. Insieme confuta anche ogni futura perversità nella fede, di quelli cioè che, sottraendo al Signore la divinità e la comunione della sostanza paterna, caddero in diverse fazioni eretiche, non facendo nessuna di queste due cose: abitare fra le Genti con la scusa dell’ignoranza, aderire alla conoscenza della verità. L’albero rappresenta l’umanità di Cristo, poiché con la fecondità della sua virtù può produrre ogni buon frutto. Così un albero sarà buono producendo frutti buoni, e sarà cattivo producendo frutti cattivi: un albero cattivo non può essere ritenuto buono, e viceversa.  Ma questa comparazione qui significa che Cristo o deve essere abbandonato come inutile, o abbracciato come sorgente di buoni frutti. Voler stare in mezzo, attribuire certe cose a Dio, rifiutargli le sue maggiori prerogative, rispettarlo come Dio e negarli la comunione alla divinità è una bestemmia contro lo Spirito; tu non osi rifiutarli il nome di Dio a causa del sentimento di ammirazione che ti ispirano le sue grandi opere, e per sostenere la tua malizia rifiuti la sua nobiltà e neghi la sua comunione alla sostanza del Padre.

lunedì 26 marzo 2018

Matteo, Capitolo 12, Versetti 31-32


Perciò vi dico: Ogni peccato e bestemmia sarà rimessa agli uomini, ma la bestemmia dello Spirito non sarà rimessa. E chiunque avrà parlato contro il Figlio dell'uomo sarà perdonato, ma chi avrà parlato contro lo Spirito Santo non gli sarà perdonato, né in questo secolo né nel futuro.

Ilario: Il Signore condanna la parola dei Farisei e di coloro che sono ad essi uniti con una determinazione molto severa, promettendo il perdono di tutti i peccati e rifiutando la sua misericordia alla sola bestemmia contro lo Spirito.

Girolamo: Se uno dirà una parola contro il Figlio dell’uomo, scandalizzato dalla mia carne, e ritenendo che io sia soltanto un uomo, tale opinione e bestemmia, sebbene non sia priva della colpa dell’errore, tuttavia merita indulgenza perché il corpo è cosa infima. Se uno invece, intendendo manifestamente le opere di Dio, non potendo negare la potenza di Dio le biasima istigato dall’ostilità, e dice che Cristo Verbo di Dio e le opere dello Spirito Santo sono di Beelzebub, non gli sarà perdonato né in questo secolo né in quello futuro.

Agostino: Essi avevano detto una parola cattiva contro il Figlio dell’uomo, ma essa poteva essere loro perdonata se si fossero convertiti e avessero creduto; ma se, dopo aver ricevuto lo Spirito Santo, essi avessero continuato a mostrarsi ostili alla fraternità e alla grazia che avevano ricevuta, non sarebbero stati perdonati né in questo mondo né nell’altro. Se egli li avesse considerati come già condannati in modo che non rimanesse alcuna speranza, non li avrebbe prevenuti ancor di più dicendo loro: Diventate un albero buono,…

giovedì 22 marzo 2018

Remigio di Auxerre (841 ca. - 908 ca.)

Monaco benedettino nell'abbazia di Saint-Germain ad Auxerre in Francia. Insegnò materie filosofiche e teologiche e succedette nell'insegnamento a Scoto Eriugena.
 
 

martedì 20 marzo 2018

Matteo, Capitolo 12, Versetto 30


Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde.

Ilario: Qui mostra come sia lontano dall’aver ottenuto qualche potere dal diavolo, e ci fa intravedere quale immenso danno sia pensare male di lui, poiché non essere con lui è essere contro di lui.

Girolamo: Nessuno però pensi che ciò si rapporti agli eretici e agli scismatici, sebbene si possa intendere ciò per sovrabbondanza; ma da ciò che segue e dal consenso si vede che si deve rapportarlo al diavolo, nel senso in cui si devono paragonare le opere del signore alle opere di Beelzebub. Quest’ultimo non desidera che una cosa, tenere prigioniere le anime degli uomini, mentre il Signore le vuole liberare; quello predica gli idoli, questo la conoscenza dell’unico Dio; quello attira i vizi, questo richiama alle virtù. Come possono dunque avere concordia fra di loro se le loro opere sono diverse?

Matteo, Capitolo 12, Versetto 29


O come potrebbe uno entrare nella casa di un forte e rubargli le sue cose se prima non ha legato il forte? Allora saccheggerà la sua casa.

Crisostomo: Che infatti satana non possa scacciare satana è manifesto in base alle cose dette. Ma che uno non possa scacciarlo se prima non lo ha vinto, è manifesto a tutti. Ciò che il Salvatore adesso dice è dunque la continuazione di ciò che precede, è un’espressione più abbondante; è come se dicesse: io sono così lontano dal servirmi del diavolo come cooperatore che io combatto contro di lui e lo tengo legato; la prova è che io lo disarmo. È così che egli dimostra il contrario di ciò che essi volevano dire: essi volevano insinuare che non era per la sua propria potenza che egli scacciava i demoni, ed egli dimostra di aver legato non solo i demoni, ma anche il loro capo: il che è manifesto in base a ciò che era avvenuto. In che modo infatti, se non è vinto il principe, sono sconfitti i demoni che gli sono soggetti?  A me sembra poi che sia una profezia ciò che si dice: infatti non solo scaccia i demoni, ma dissipa anche l’errore da ogni parte della terra e rende vane tutte le macchinazioni del diavolo; egli non dice: rapirà, ma saccheggerà, volendo mostrare che lo farà con potenza.

Girolamo: La sua casa, cioè il mondo, posto sotto il maligno non per la dignità di creatore ma per la grandezza di chi è caduto. Il forte è legato e relegato nell’inferno, e schiacciato dal piede del Signore. Però non dobbiamo sentirci sicuri, poiché il nostro avversario è chiamato il forte dalla bocca stessa del suo vincitore.

lunedì 19 marzo 2018

Matteo, Capitolo 12, Versetti 27-28


E se io scaccio i demoni in nome di Beelzebub, i vostri figli in nome di chi li scacciano? Per questo loro stessi saranno i vostri giudici. Se invece io scaccio i demoni nello Spirito di Dio, allora è giunto in voi il regno di Dio.

Girolamo: Chiama figli dei Giudei, secondo l’uso, o gli esorcisti di quel popolo, o gli Apostoli generati dalla loro stirpe. Se gli esorcisti scacciavano i demoni invocando Dio, costringe i Giudei con un’interrogazione saggia a confessare che la loro opera apparteneva allo Spirito Santo. Infatti se, dice, l’espulsione dei demoni nei vostri figli è deputata a Dio, non ai demoni, perché in me la stessa opera non ha anche la stessa causa? Quindi essi saranno i vostri giudici non per il potere, ma per il confronto: mentre essi assegnano l’espulsione dei demoni a Dio, voi al principe dei demoni. Se invece è stato detto degli Apostoli (cosa che dobbiamo ritenere più probabile), essi saranno i loro giudici: poiché siederanno su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele.

venerdì 16 marzo 2018

Matteo, Capitolo 12, Versetti 25-26


Ma Gesù conoscendo i loro pensieri disse loro: ogni regno diviso in se stesso andrà in rovina, e ogni città o casa divisa contro se stessa non reggerà. E se satana scaccia satana è diviso contro se stesso: come dunque starà in piedi il suo regno?

Crisostomo: Prima avevano accusato Cristo anche di questo, cioè di scacciare i demoni in nome di Beelzebub; ma allora non li rimproverò, concedendo loro sia di conoscere la sua potenza in base ai molti segni, sia di apprendere la sua grandezza in base al suo insegnamento. Ma poiché continuavano a dire le stesse cose, ora li rimprovera, sebbene la loro accusa fosse del tutto irragionevole. Ma l’invidia non bada a ciò che dice, ma solo a parlare. Tuttavia Cristo non li disprezzò, ma risponde con bella mansuetudine, insegnandoci a essere miti con i nemici, e a non turbarci anche se dicono delle cose che non riconosciamo in noi stessi, e non hanno alcuna ragione.

Ilario: Lasciando le cose evidenti per tutti, fermiamoci sulle cause interiori. I Signore, dovendo rispondere a ciò che era stato detto di Beelzebub, ritorce la fondazione della risposta contro coloro a cui rispondeva, Infatti la legge viene da Dio, e le promesse del regno di Israele promanano dalla legge: se questo regno della legge si divide contro se stesso, necessariamente si distrugge, ed è così che il regno di Israele ha perduto la legge, nel momento in cui il popolo della legge attaccava in Cristo il compimento della legge. È la città di Gerusalemme che così è designata, la quale, dopo aver riversato la ribellione della popolazione contro il suo Signore, e messo in fuga i suoi Apostoli e la folla dei credenti, in seguito alla divisione non resse: e così dopo questa divisione seguì ben presto l’eccidio di quella città.

Glossa: Il Signore dunque li confuta con un dilemma invincibile. O infatti Cristo scaccia i demoni con la potenza di Dio, o nel nome del principe del demoni. Se con la potenza di Dio, invano è calunniato; se nel nome del principe dei demoni, il suo regno è diviso e non reggerà; si allontanino dunque dal suo regno che, egli insinua, essi si sono scelsi non credendo in lui.

mercoledì 14 marzo 2018

Matteo, Capitolo 12, Versetti 22-24



Allora gli fu presentato uno che aveva un demonio, cieco e muto, e lo guarì, cosi che parlava e vedeva. E tutta la folla si stupiva e diceva: Non è costui il figlio di Davide?». Ma i farisei udendo ciò dissero: Costui non scaccia i demoni se non in nome di Beelzebub, principe dei demoni.

Glossa: Prima il Signore aveva confutato i Farisei che biasimavano i miracoli di Cristo poiché sembrava che violasse il sabato; ma poiché con maggiore malvagia distruggevano gli stessi miracoli di Cristo fatti per virtù divina, attribuendoli allo spirito immondo, così l’Evangelista premette il miracolo dal quale presero l’occasione di bestemmiare.

Girolamo: Furono fatti insieme tre segni in un solo uomo: Il cieco vede, il muto parla, l’indemoniato è liberato. Ciò avvenne allora fisicamente, ma si compie ogni giorno nella conversione dei credenti; cosi che, scacciato il demonio, vedano innanzitutto la luce della fede, poi aprano la bocca che prima taceva nella lode di Dio.

Rabano: Mentre le folle che sembravano meno erudite ammiravano sempre le opere del Signore, i Farisei al contrario si sforzavano o di negare ciò, o di pervertire con una sinistra interpretazione ciò che non potevano negare, come se quelle opere non fossero della divinità, ma nello spirito immondo, cioè di Beelzebub, che era la divinità di Accaron.

martedì 13 marzo 2018

Matteo, Capitolo 12, Versetti 14-21



Ma i farisei uscendo facevano consiglio contro di lui, su come farlo morire. Gesù però sapendo ciò si allontanò di là, e molti lo seguirono, e li guarì tutti. E comandò loro di non manifestarlo, affinché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia: <<Ecco il mio servo che io ho scelto; il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Porrò il mio spirito sopra di lui, e annunzierà il giudizio alle genti. Non contenderà, né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce. Non spezzerà la canna incrinata, non spegnerà il lucignolo fumigante, finché non abbia fatto trionfare il giudizio; nel suo nome spereranno le genti>>.

Ilario: L’invidia del fatto tocca i Farisei, poiché vedendo l’uomo nel corpo, non intendevano Dio nelle opere. 

Rabano: Uscendo dice, poiché la loro mente si era allontanata dal Signore. Fecero consiglio su come perdere la vita, non su come trovarla.

Remigio [Rabano]: Si allontanò di là come un uomo che fugge le insidie dei suoi persecutori, poiché non era ancora il tempo né il luogo di patire: infatti <<non è conveniente che un Profeta perisca fuori Gerusalemme>>, come egli stesso dice (Lc 13,33). Il Signore sfuggi anche a coloro che lo perseguitavano con odio e giunse là dove trovò molti che lo amavano; per cui leggiamo: e molti lo seguirono. Colui che i Farisei con unanime deliberazione vogliono eliminare, è seguito dalla folla senza istruzione con unanime amore; per cui subito conseguono l’effetto del loro desiderio, segue infatti: e li guarì tutti

Remigio: Il Signore Gesù Cristo è detto servo di Dio onnipotente non secondo la divinità, ma secondo l’aspetto della carne assunta: poiché con la cooperazione dello Spirito Santo prese la carne da una Vergine senza macchia di peccato. Alcuni libri hanno: <<l’eletto, che ho scelto>>; fu infatti scelto da Dio Padre, cioè predestinato, per essere il Figlio di Dio proprio, non adottivo.

lunedì 12 marzo 2018

Matteo, Capitolo 12, Versetti 9-13



Allontanatosi di là, andò nella loro sinagoga. Ed ecco un uomo che aveva una mano inaridita; e lo interrogavano dicendo: E' lecito curare di sabato?, per accusarlo. Ma egli disse loro: Chi di voi, se ha una pecora, e questa gli cade di sabato in una fossa, non la prende e la tira fuori? Ora, quanto più è prezioso un uomo di una pecora. Quindi è lecito fare del bene di sabato. Allora disse all'uomo: Stendi la tua mano; e la stese, e quella ritornò sana come l'altra.

Girolamo: Poiché aveva scusato la demolizione del sabato, di cui essi accusavano i discepoli, con argomenti irrefutabili, ora vogliono accusare lui in persona.

Crisostomo: Non lo interrogarono per imparare, ma per accusarlo. Sebbene anche la stessa opera sarebbe bastata se volevano accusarlo; ma volevano prenderlo in fallo anche nelle parole, preparando per se stessi una maggiore abbondanza di argomenti.

Girolamo: E lo interrogarono se è lecito guarire di sabato: in modo che, se non guariva, potevano accusarlo di crudeltà o di debolezza; se guariva, di peccato di trasgressione.

Rabano [Glossa]: Il Signore risolve dunque la loro domanda con un esempio adatto, mostrando che violano il sabato per un’opera di cupidigia quelli stessi che lo accusavano di violare il sabato per un’opera di carità: interpretano male la legge quanti dicono che bisogna astenersi dal fare il bene di sabato, mentre bisogna astenersi solo dal male. Per cui nel Levitico (23,7) si dice: <<Non farete in esso un lavoro servile>>, cioè il peccato. Così nel riposo eterno ci si asterrà solo dai mali, non dai beni.

domenica 11 marzo 2018

Matteo, Capitolo 12, Versetti 1-8



In quel tempo Gesù passò tra le messi in giorno di sabato; ora, i suoi discepoli, avendo fame, cominciarono a cogliere spighe e a mangiarne; i Farisei vedendo ciò gli dissero: Ecco, i tuoi discepoli fanno ciò che non è lecito fare di sabato. Ma egli disse loro: Non avete letto ciò che fece Davide quando ebbe fame, insieme con quelli che erano con lui; come entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell'offerta, che non gli era lecito mangiare, e nemmeno a coloro che erano con lui, ma ai solo sacerdoti? Oppure non avete letto nella legge che di sabato i sacerdoti nel tempio violano il sabato e sono senza colpa? Ora, io vi dico che qui c'è uno più grande del tempio. Se aveste capito che cosa significa: <<Misericordia voglio e non sacrificio>>, non avreste mai condannato degli innocenti. Infatti il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato.

Crisostomo: Poiché li conduceva tra le messi in giorno di sabato, egli che conosceva tutte le cose, se bon perché voleva sciogliere il sabato? Lo voleva certo, ma non puramente e semplicemente; per questo non lo scioglie senza un motivo, ma do un’occasione ragionevole per far cessare la legge e non offendere la legge: quindi qui, per calmare i Giudei, premette la necessità della natura; e questo è ciò che si dice: ora, i suoi discepoli, avendo fame, cominciarono a cogliere spighe e a mangiarne. Sebbene nei peccati che sono manifesti non vi sia alcuna scusa (infatti chi uccide non può portare a sua scusa il furore, né chi commette adulterio la concupiscenza, né qualsiasi altra causa), qui tuttavia adducendo la fame libera i discepoli da ogni accusa.

Girolamo: Come però leggiamo in un altro Evangelista, i discepoli, per l’importunità della folla, non avevano tempo nemmeno di mangiare, e come uomini avevano fame. Sfregando tra le mani le spighe della messe, essi saziano la loro fame, segno di una vita austera; essi non cercavano un pasto preparato, ma il nutrimento più semplice.

Crisostomo: Tu però ammira i discepoli che erano così oppressi da non avere alcuna cura delle cose corporali, e trascuravano la mensa carnale; e pur essendo combattuti dalla fame, tuttavia non si allontanavano da Cristo: se infatti non li avesse costretti una fame violenta, non avrebbero mai fatto questo.

venerdì 9 marzo 2018

Rabano Mauro (780 - 856)

Vescovo di Magonza. Insieme ad Aimone di Halberstadt fu discepolo di Alcuino, da cui ereditò lo spirito enciclopedico. Commentò quasi tutta la Sacra Scrittura e si guadagnò il titolo di Praeceptor Germaniae.





mercoledì 7 marzo 2018

Matteo, Capitolo 11, Versetti 28-30



Venite a me voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime: il mio giogo infatti è dolce, e il mio carico leggero.

Agostino: Perché siamo affaticati se non perché siamo uomini mortali, portando vasi di creta che ci mettono nella più grande angustia? Ma se si angustiano i vasi di carne, si dilatino gli spazi della carità. Perché dunque dice: Venite a me voi tutti, che siete affaticati, se non per liberarci dalla fatica?

Gregorio: E’ un gravoso giogo e un duro peso di servitù sottostare alle cose temporali, ambire le cose terrene, trattenere le cose fuggevoli, stare saldi nelle cose instabili, desiderare le cose che passano, eppure non voler passare con le cose che passano. Mentre infatti contro il nostro desiderio tutte le cose fuggono, il nostro spirito, che prima di acquistare un bene era stato sottomesso all’afflizione del desiderio, più tardi subisce lo sgomento della perdita.

Crisostomo: Non dice: Venite questo o quest’altro, ma tutti voi che siete nelle preoccupazioni, nelle tristezze, nei peccati; non perché vi castighi, ma perché vi perdoni i peccati. Venite non perché abbia bisogno della vostra gloria, ma perché voglio la vostra salvezza; per cui dice: e io vi ristorerò; non ha detto: vi salverò, ma, ciò era molto di più, vi ristorerò, cioè vi costituirò in un pieno riposo.

martedì 6 marzo 2018

Matteo, Capitolo 11, Versetto 27



Tutto mi è stato dato dal Padre mio, e nessuno conosce il Figlio se non il Padre, né alcuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.

Crisostomo: Poiché aveva detto (v.25): <<Ti confesso, o Padre, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti>>, affinché tu non abbia a pensare che egli renda grazie al Padre essendo egli stesso privo di questa virtù, di conseguenza aggiunge: Tutto mi è stato dato dal Padre mio. Quando poi senti che è stato dato, non pensare ad alcunché di umano: pone questa distinzione perché tu non abbia a ritenere che ci siano due dèi ingenerati. Infatti non appena fu generato, fu insieme dominatore di tutte le cose.

Girolamo: Altrimenti, se vogliamo giudicare secondo la nostra fragilità, quando cominciò ad avere colui che ricevette, cominciò a non avere colui che diede. Oppure, in tutte le cose che gli furono date non vanno intesi il cielo e la terra e gli elementi, e le altre cose che egli fece e creò, ma coloro che mediante il Figlio hanno accesso al Padre.

Agostino: Se nel potere ha qualcosa in meno del Padre, non sono tutte le cose che il Padre: Infatti il Padre generando ha dato la potenza al Figlio, come generando diede a colui che generò dalla sua sostanza tutte le cose che ha nella sua sostanza.

giovedì 1 marzo 2018

Matteo, Capitolo 11, Versetti 25-26



In quel tempo Gesù rispondendo disse: Ti confesso, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te.

Crisostomo: Il Signore, poiché sapeva che molti avrebbero avuto dei dubbi sulla questione precedente, che cioè i Giudei non ricevettero Cristo mentre i pagani lo accolsero con tanta disposizione, risponde a questi loro pensieri.

Girolamo: Ascoltino dunque coloro che bestemmiando sostengono che il Salvatore non è nato, ma creato: egli chiama Padre suo il Signore del cielo e della terra. Se infatti anche lui è una creatura, e la creatura può chiamare padre il suo creatore, era stolto non chiamarlo similmente creatore e padre del cielo e della terra e non di se stesso. Ora, rende grazie poiché ha manifestato agli Apostoli i misteri della sua venuta, ignorati dagli Scribi e dai Farisei, che si ritenevano sapienti e prudenti ai loro occhi.

Agostino: Egli stesso ha spiegato che col nome di sapienti e intelligenti si possono intendere i superbi, quando dice: le hai rivelate ai piccoli; che cosa significa infatti i piccoli se non gli umili?
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