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domenica 11 marzo 2018

Matteo, Capitolo 12, Versetti 1-8



In quel tempo Gesù passò tra le messi in giorno di sabato; ora, i suoi discepoli, avendo fame, cominciarono a cogliere spighe e a mangiarne; i Farisei vedendo ciò gli dissero: Ecco, i tuoi discepoli fanno ciò che non è lecito fare di sabato. Ma egli disse loro: Non avete letto ciò che fece Davide quando ebbe fame, insieme con quelli che erano con lui; come entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell'offerta, che non gli era lecito mangiare, e nemmeno a coloro che erano con lui, ma ai solo sacerdoti? Oppure non avete letto nella legge che di sabato i sacerdoti nel tempio violano il sabato e sono senza colpa? Ora, io vi dico che qui c'è uno più grande del tempio. Se aveste capito che cosa significa: <<Misericordia voglio e non sacrificio>>, non avreste mai condannato degli innocenti. Infatti il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato.

Crisostomo: Poiché li conduceva tra le messi in giorno di sabato, egli che conosceva tutte le cose, se bon perché voleva sciogliere il sabato? Lo voleva certo, ma non puramente e semplicemente; per questo non lo scioglie senza un motivo, ma do un’occasione ragionevole per far cessare la legge e non offendere la legge: quindi qui, per calmare i Giudei, premette la necessità della natura; e questo è ciò che si dice: ora, i suoi discepoli, avendo fame, cominciarono a cogliere spighe e a mangiarne. Sebbene nei peccati che sono manifesti non vi sia alcuna scusa (infatti chi uccide non può portare a sua scusa il furore, né chi commette adulterio la concupiscenza, né qualsiasi altra causa), qui tuttavia adducendo la fame libera i discepoli da ogni accusa.

Girolamo: Come però leggiamo in un altro Evangelista, i discepoli, per l’importunità della folla, non avevano tempo nemmeno di mangiare, e come uomini avevano fame. Sfregando tra le mani le spighe della messe, essi saziano la loro fame, segno di una vita austera; essi non cercavano un pasto preparato, ma il nutrimento più semplice.

Crisostomo: Tu però ammira i discepoli che erano così oppressi da non avere alcuna cura delle cose corporali, e trascuravano la mensa carnale; e pur essendo combattuti dalla fame, tuttavia non si allontanavano da Cristo: se infatti non li avesse costretti una fame violenta, non avrebbero mai fatto questo.

Agostino: I discepoli furono accusati quanto al sabato piuttosto che quanto al furto: poiché al popolo giudaico fu prescritto per legge di non ritenere nessuno come ladro nei loro campi a meno che non volesse portare via qualcosa: infatti chi si limitava a mangiare sul luogo, dovevano lasciarlo andare libero e impunito.

Crisostomo: Scusando i discepoli cita Davide. Infatti la gloria di questo Profeta era grande presso i Giudei. E nemmeno si può rispondere che Davide era un Profeta: poiché in base a ciò non gli era lecito, ma lo era ai soli sacerdoti. Ora, tanto più libera i discepoli dall’accusa quanto più risulta grande colui che ha fatto questo. D’altra parte, se Davide era un profeta, non lo erano tuttavia quelli che stavano con lui.

Girolamo: Oppure non avete letto nella legge che di sabato i sacerdoti nel tempio violano il sabato e sono senza colpa? Come se dicesse: voi accusate i miei discepoli poiché di sabato sfregano le spighe, sotto la necessità della fame, quando voi stessi violate il sabato nel tempio immolando le vittime, uccidendo i tori, bruciando gli olocausti sopra cataste di legna; e secondo quanto attesta un altro Vangelo circoncidete i bambini di sabato, in modo che mentre desiderate osservare un’altra legge, distruggete il sabato. Ma le leggi di Dio non sono mai contrarie fra di loro; è prudentemente, quando i suoi discepoli potevano essere accusati di trasgressione, dice che hanno seguito gli esempi di Achimelech e di Davide; ritorce poi su gli stessi accusatori la vera e non necessaria prevaricazione del sabato.

Crisostomo: In seguito, dato che ciò che aveva detto poteva sembrare duro ai suoi ascoltatori, di nuovo ricorre alla misericordia, introducendo un discorso appassionato, quando dice: <<. Se aveste capito che cosa significa: <<Misericordia voglio e non sacrificio>>, non avreste mai condannato degli innocenti.

Ilario: I Farisei, che ritenevano di avere con sé la chiave dei cieli, rimproverano i discepoli di fare cose illecite; l’avvertimento che il Signore dà loro contiene una profezia per tutti i tempi futuri; ed è per mostrare che questo avvenimento racchiude tutto l’insegnamento dell’avvenire; infatti l’opera della nostra salvezza non è nel sacrificio della legge, ma nella misericordia; e cessando la legge siamo salvati nella bontà di Dio. Se avessero compreso questo dono, non avrebbero mai condannato degli innocenti, cioè i suoi Apostoli, che essi accusavano per gelosia di aver trasgredito la legge, mentre, cessando la vecchiezza dei sacrifici tutti sarebbero stati soccorsi attraverso di essi dalla novità della misericordia.


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