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lunedì 22 aprile 2024

Marco, Capitolo 6, Versetti 17-29

Erode infatti aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodiade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata. Giovanni diceva a Erode: Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello. Per questo Erodiade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e faceva molte cose su suo consiglio, e lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodiade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò. E le fece questo giuramento: Tutto ciò che mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno. La ragazza, essendo uscita, disse alla madre: Che cosa devo chiedere? Quella rispose: La testa di Giovanni il Battista. Ed entrando subito di fretta dal re fece la richiesta dicendo: Voglio che tu mi dia subito su un piatto la testa di Giovanni il Battista. E il re divenne triste; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non la volle contristare. Mandata una guardia, comandò che venisse portata la testa di Giovanni su un piatto. La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò il suo capo su un vassoio, lo diede alla ragazza e la ragazza lo diede a sua madre. Udito ciò, i suoi discepoli vennero e portarono via il suo corpo e lo posero in un sepolcro.

Beda: Un'antica storia racconta che Filippo, figlio di Erode il grande, sotto il potere del quale il Signore fuggì in Egitto, e fratello di quell'Erode sotto il quale Cristo ha sofferto, aveva sposato Erodiade, figlia del re Areta. Più tardi suo suocero, in seguito a qualche dissidio che era sorto fra lui e suo genero, donò la figlia in sposa a Erode, in odio al suo primo marito, nemico di questi. Ciò che Giovanni Battista rimproverava a Erode erano questa nozze illecite e il fatto di avere sposato la moglie di suo fratello ancora vivo. Teofilatto: Altri invece dicono che Filippo, già morto, lasciò da sé una figlia; per cui Erode non doveva sposare la moglie del fratello, sebbene defunto. La legge infatti comandava che il fratello prendesse la moglie del fratello se il defunto non aveva prole; ora, egli aveva una figlia, per cui erano nozze scellerate.

Beda: Erodiade temeva che Erode a un certo punto si ricredesse, o diventasse amico di Filippo suo fratello, e così le nozze illecite sarebbero state sciolte dal ripudio.

Teofilatto: Vedi quanto opera la rabbia della concupiscenza. Poiché, sebbene Erode avesse una così grande riverenza verso Giovanni, unita al timore, ne divenne immemore per accontentare la sua fornicazione. Remigio: Infatti la volontà libidinosa lo costrinse a mettere mano su colui che sapeva giusto e santo. E così si può intendere che un peccatore minore divenne per lui causa di un peccato maggiore, secondo le parole (Ap 22,11): «Chi è nel peccato, pecchi ancora».

Beda: E' consuetudine delle Scritture che lo storico narri l'opinione dei molti nel mondo in cui in quel tempo veniva creduta da tutti: come anche Giuseppe dalla stessa Maria è chiamato padre di Gesù; così anche adesso si dice che Erode è contristato poiché così credevano i commensali: dissimulando, infatti, mostrava sul suo volto la tristezza della mente, mentre in realtà aveva la letizia; scusa il delitto con il giuramento, per divenire empio sotto l'occasione della pietà.

Teofilatto: Erode, certo, non padrone di sé ma voluttuoso, compì il giuramento e uccise il giusto. Ma in ciò era meglio spergiurare e non compiere un così grande delitto.

Gregorio: Io non posso pensare senza un profondo sbigottimento che quest'uomo, riempito dallo spirito di profezia fin dal seno di sua madre, lui, il più grande fra i nati da una donna, sia gettato da uomini perversi in una prigione, decapitato per pagare una danza di una cortigiana, e che quest'uomo di una tale austerità muoia sotto le risa di uomini svergognati. Possiamo ammettere che ci sia stato nella sua vita qualcosa che giustifichi la sua morte? Come poté peccare nel suo cibo colui che non mangiava se non cavallette e miele selvatico? Come poté peccare nelle relazioni della sua vita colui che non lasciò mai il deserto? Da dove viene che Dio onnipotente abbia potuto abbandonare in una maniera così terribile coloro che egli ha eletto in una maniera così sublime prima dell'inizio del mondo? A meno che non sia per ciò che è evidente alla pietà dei fedeli, che Dio spezza, facendoli cadere così in basso, coloro che egli sa di dover ricompensare portandoli alle altezze. Egli li lascia, al di fuori, cadere nell'abiezione poiché al di dentro li fa penetrare fino nelle cose incomprensibili. Che si concluda da ciò quanto soffriranno nell'avvenire coloro che Dio condanna, lui che abbandona quaggiù a tormenti così crudeli coloro che egli ama.

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