Nella Catena aurea, glossa continua sui quattro Vangeli, San Tommaso
presenta la sublimità della dottrina evangelica e di ciò che le conviene
partendo dal testo di Isaia (40,
9-10) dove risuona l’invito: Sali su un
monte alto ... alza con forza la tua voce ... non temere.
L’altezza o sublimità della
dottrina evangelica è racchiusa nel fatto che Dio si fa uomo perché l’uomo
divenga Dio. Non si tratta di una dimissione della potenza divina, ma della
manifestazione della sua misericordia.
E lo scopo è appunto la partecipazione dell’uomo alla gloria immortale.
Perciò, l’insegnamento evangelico
riguarda la figura di Cristo sotto quattro aspetti: la divinità che assume,
l’umanità assunta, la morte che libera dalla schiavitù e la resurrezione che
apre l’ingresso nella gloria.
E così, anche la visione dei
quattro esseri animati di Ezechiele
(1, 4-10) declina in modo figurato questo stesso mistero di Cristo. I Padri
interpretano, secondo prospettive diverse ma concordanti queste figure. Per
esempio, Gregorio Magno interpreta la figura di uomo come simbolo dell’incarnazione,
quella del vitello come simbolo della
morte sacrificale, quella del leone come
simbolo della risurrezione per la
potenza divina e quella dell’aquila
come simbolo dell’ascensione al
cielo. In questo quadro prendono fisionomia anche i quattro evangeli nelle loro
proprie forme redazionali. Infatti, il vangelo di Matteo, trattando dell’uomo,
comincia con la genealogia di Gesù. Il
vangelo di Luca invece, trattando del
sacerdozio, comincia con un sacrificio riconducibile all’immagine
del vitello. Il vangelo di Marco, trattando della resurrezione legata all’immagine del leone, comincia con la voce che grida
nel deserto. Infine, il vangelo di Giovanni,
che tratta dei segni della divinità,
simboleggiata dall’aquila, comincia
dalla divinità di Gesù.
Il fatto stesso che i vangeli
siano quattro ha un carattere insieme simbolico e probativo della loro veridicità.
Simbolicamente, il numero quattro
indica la totalità della terra, nella
quale si estende il messaggio evangelico; ma anche il numero dei fiumi del
paradiso, oppure i quattro anelli dell’arca dell’Alleanza.
Dal punto di vista fattuale, che
i vangeli siano quattro non va a scapito della certezza della dottrina e della
linearità del contenuto: sono un unico vangelo in quattro libri. Uno stesso
contenuto declinato in modi diversi, come un unico pensiero può essere espresso
poeticamente con diversità di metro e di parole. Pur essendo quattro, essi
discordano solo nel minimo: e ciò è segno di indipendenza e quindi di
veridicità. Concordano invece nel massimo, il che indica la loro fonte divine e
non semplicemente umana.
Perciò, il monte alto di cui parla Isaia, è Cristo stesso: è sempre quel monte del tempio del Signore che alla fine
dei tempi sarà elevato sopra gli altri monti (Is 2,2). Per questo monte
occorre alzare con forza la voce:
perché la dottrina di Cristo va predicata anche ai lontani. Ed è proprio Cristo
che toglie il timore, giacché la nuova
legge evangelica è legge di libertà e
non di timore come l’antica.
di P. Giuseppe Barzaghi op
Nessun commento:
Posta un commento