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mercoledì 17 gennaio 2018

Il Tesoro dei Padri in San Tommaso: la Catena Aurea


Nella Catena aurea, glossa continua sui quattro Vangeli, San Tommaso presenta la sublimità della dottrina evangelica e di ciò che le conviene partendo dal testo di Isaia (40, 9-10) dove risuona l’invito: Sali su un monte alto ... alza con forza la tua voce ... non temere.

L’altezza o sublimità della dottrina evangelica è racchiusa nel fatto che Dio si fa uomo perché l’uomo divenga Dio. Non si tratta di una dimissione della potenza divina, ma della manifestazione della sua misericordia. E lo scopo è appunto la partecipazione dell’uomo alla gloria immortale.

Perciò, l’insegnamento evangelico riguarda la figura di Cristo sotto quattro aspetti: la divinità che assume, l’umanità assunta, la morte che libera dalla schiavitù e la resurrezione che apre l’ingresso nella gloria.

E così, anche la visione dei quattro esseri animati di Ezechiele (1, 4-10) declina in modo figurato questo stesso mistero di Cristo. I Padri interpretano, secondo prospettive diverse ma concordanti queste figure. Per esempio, Gregorio Magno interpreta la figura di uomo come simbolo dell’incarnazione, quella del vitello come simbolo della morte sacrificale, quella del leone come simbolo della risurrezione per la potenza divina e quella dell’aquila come simbolo dell’ascensione al cielo. In questo quadro prendono fisionomia anche i quattro evangeli nelle loro proprie forme redazionali. Infatti, il vangelo di Matteo, trattando dell’uomo, comincia con la genealogia di Gesù. Il vangelo di Luca invece, trattando del sacerdozio, comincia con un sacrificio riconducibile all’immagine del vitello. Il vangelo di Marco, trattando della resurrezione legata all’immagine del leone, comincia con la voce che grida nel deserto. Infine, il vangelo di Giovanni, che tratta dei segni della divinità, simboleggiata dall’aquila, comincia dalla divinità di Gesù.

Il fatto stesso che i vangeli siano quattro ha un carattere insieme simbolico e probativo della loro veridicità. Simbolicamente, il numero quattro indica la totalità della terra, nella quale si estende il messaggio evangelico; ma anche il numero dei fiumi del paradiso, oppure i quattro anelli dell’arca dell’Alleanza.

Dal punto di vista fattuale, che i vangeli siano quattro non va a scapito della certezza della dottrina e della linearità del contenuto: sono un unico vangelo in quattro libri. Uno stesso contenuto declinato in modi diversi, come un unico pensiero può essere espresso poeticamente con diversità di metro e di parole. Pur essendo quattro, essi discordano solo nel minimo: e ciò è segno di indipendenza e quindi di veridicità. Concordano invece nel massimo, il che indica la loro fonte divine e non semplicemente umana.

Perciò, il monte alto di cui parla Isaia, è Cristo stesso: è sempre quel monte del tempio del Signore che alla fine dei tempi sarà elevato sopra gli altri monti (Is 2,2). Per questo monte occorre alzare con forza la voce: perché la dottrina di Cristo va predicata anche ai lontani. Ed è proprio Cristo che toglie il timore, giacché la nuova legge evangelica è legge di libertà e non di timore come l’antica.

di P. Giuseppe Barzaghi op


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