Poiché io vi dico che se la vostra giustizia non sarà più grande di quella
degli scribi e dei farisei non entrerete nel regno dei cieli. Avete udito che
fu detto agli antichi: <<Non uccidere>>, e chi avrà ucciso sarà colpevole
in giudizio. Ma io vi dico che chiunque si adira contro il suo fratello sarà accusato
in giudizio; chi poi avrà detto al suo fratello: Raca, sarà imputato nel
consesso, e chi avrà detto: Pazzo, sarà condannato al fuoco della geenna.
Crisostomo: Chiama qui giustizia la virtù generale. Intendi
poi l’aggiunta della grazia: infatti vuole che i suoi discepoli ancora rudi
siano migliori dei maestri che c’erano nell’Antico Testamento. Non ha però
chiamato iniqui gli Scribi e i Farisei, altrimenti non avrebbe detto che
avevano la giustizia. Vedi anche che qui conferma L’antico Testamento
comparandolo al Nuovo: infatti il più o il meno sono nel medesimo genere. Ora,
le giustizie degli Scribi e dei Farisei sono i comandamenti di Mosè, mentre
l’adempimento al di là di questi comandamenti sono i comandamenti di Cristo.
Questo è dunque ciò che dice: se uno oltre i comandamenti della legge non avrà
adempiuto anche questi miei precetti, che presso di loro venivano ritenuti
minimi, non entrerà nel regno dei cieli; poiché quelli liberano dalla pena, quella
dovuta ai trasgressori della legge, ma non introducono nel regno; questi invece
liberano dalla pena e introducono nel regno […].
Agostino: Questo nome regno
dei cieli che tanto spesso pronuncia il Signore non so se uno può trovarlo nei
libri dell’Antico Testamento; infatti appartiene propriamente alla rivelazione
del Nuovo Testamento, e l’Antico Testamento lo riserva alle labbra di quel re
di cui figurava l’impero dei suoi servitori. Questo fine dunque a cui vanno
riferiti i precetti era nascosto nell’Antico Testamento, sebbene secondo esso
già allora vivessero i santi, che vedevano la sua futura rivelazione.
Agostino: Il precetto: Non
uccidere, noi non crediamo, come i Manichei, che indichi la proibizione di
strappare un virgulto o di uccidere un animale irragionevole; poiché per effetto
dell’ordine stabilito dal Creatore la loro vita e la loro morte sono sottomesse
ai nostri bisogni. Per cui resta che noi intendiamo come riferito all’uomo il
precetto: Non uccidere; né un altro, e nemmeno te: infatti chi si uccide non
uccide altro che un uomo. Ma non si può concludere nulla contro questo precetto
dal fatto che molti, per ordine di Dio, intrapresero delle guerre, e incaricati
dal potere pubblico punirono con la morte per giusta ragione i crimini contro
la società. Abramo, che offrì volontariamente suo figlio alla morte, non
solamente è scusato, ma è anche lodato nella Scrittura in nome della pietà.
Bisogna dunque escludere da questo precetto coloro per cui Dio fa eccezione o
in nome di una data legge, o per ordine eccezionale e transitorio; infatti non
bisogna ritenere omicida colui che presta il suo braccio all’ordine di un altro
e dà così assistenza a colui che porta la spada; né Sansone quando seppellì se
stesso e i suoi nemici sotto le rovine della casa che li copriva è scusato se
non per un segreto comando dello Spirito che mediante lui faceva i miracoli.
Crisostomo: Chi si adira senza motivo sarà colpevole; chi
invece per un motivo, non sarà colpevole: infatti, senza l’ira, né l’insegnamento
procede, né i giudizi si traggono né i crimini sono repressi. Cosi chi per un
giusto motivo non si adira pecca: infatti la pazienza irragionevole semina i
vizi, nutre la negligenza e invita al male non solo i cattivi, ma anche i
buoni.
Agostino: Bisogna anche considerare che cosa sia adirarsi
contro il proprio fratello, poiché non si adira contro il fratello chi si adira
contro il peccato del fratello. Chi dunque si adira contro il fratello e non
contro il peccato, si adira senza motivo.
Crisostomo: Come poi non è vuoto chi ha lo Spirito Santo,
così non è vuoto chi conosce Cristo; ora, se raca è lo stesso che vuoto, quanto al senso della parola, è la
stessa cosa dire pazzo e raca, ma c’è differenza quanto al
proposito di chi parla: infatti raca
era una parola diffusa nel popolo giudeo, che veniva detta non per ira o per
odio, ma per qualche vano motivo, più per familiarità che con collera. Ma forse dirai: se raca non esprime l’ira, perché è un peccato? Perché è detta a modo
di rivalità, non di edificazione: se infatti non dobbiamo dire nemmeno una
parola buona se non per edificazione, quanto più ciò che in sé è naturalmente
un male?