Dalla Lettera 96.
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Carissimi fratelli: ora che abbiamo rigettato le dottrine perverse e che abbiamo scartato i trabocchetti dei passi della Scrittura che chiamano apocrifi, ossia segreti («non ho parlato in segreto», dice invece il Signore),rinnovo ancora a più riprese l’invito di celebrare le feste della passione del Signore. Conformiamoci in ogni circostanza alla sua bontà; emendiamoci degli errori facendo penitenza; preghiamo per i nostri nemici ed eleviamo suppliche per coloro che parlano male di noi, seguendo l’esempio di Mosè che con le sue preghiere cancellò la colpa della sorella che sparlava di lui. Laviamo le macchie dei nostri peccati con l’olio dell’elemosina. Quando succede che ci viene affidato un potere giudiziale, ed è affidato a noi il processo di nostri fratelli in lite tra di loro, non lasciamoci influenzare dalle persone, ma dai fatti in se stessi. Qualcuno sta andando in rovina o si trova sotto prova? Anche noi mettiamoci sul suo stesso piano, spinti dall’affetto. Le leggi siano regolate dalla verità. La nostra carità sia incline alla misericordia, non insultando chi pecca, ma avendo compassione, perché è facile scivolare nei vizi, e la fragilità della natura umana deve far temere a ciascuno quanto scorge in un altro. Ma al di sopra di tutto questo, con l’anima piena di timore, conserviamo la pietà verso Dio, che rappresenta il culmine e la corona delle virtù; esecriamo il politeismo, e professiamo l’unica e indivisa natura del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, nella quale siamo stati battezzati ed abbiamo ricevuto la vita eterna. E se la clemenza di Dio ce lo concederà, meriteremo di celebrare la Pasqua del Signore con gli angeli.