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domenica 22 settembre 2024

Marco, Capitolo 9, Versetti 8-12

Discendendo dal monte, comandò loro di non riferire nulla di ciò che avevano visto prima che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero per sé la cosa, chiedendosi tra loro che cosa significasse «quando fosse risorto dai morti ». E lo interrogarono dicendo: «Perché i farisei e gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». Rispondendo disse loro: «Elia, quando verrà per primo, ristabilirà ogni cosa; e come è scritto del Figlio dell'uomo, patirà molte cose e sarà disprezzato. Ma vi dico che Elia è già venuto, e gli hanno fatto tutto quello che hanno voluto, come è stato scritto di lui».

Crisostomo: Gesù non semplicemente comanda di tacere, ma, insinuando la passione, insinua la causa per cui devono tacere. Teofilatto: Affinché gli uomini che lo avrebbero visto crocifisso, udendo cose tanto gloriose, non si scandalizzassero. Non era dunque conveniente dire tali cose di Cristo prima che patisse, mentre dopo la risurrezione sarebbe sembrato credibile. Crisostomo: Essi però, ignorando il mistero della risurrezione, ma conservando la parola disputavano tra loro.

Segue: E lo interrogarono dicendo: Perché i farisei e gli scribi dicono che prima deve venire Elia? Crisostomo: L'intenzione dei discepoli in questa interrogazione mi sembra la seguente: noi abbiamo visto Elia con te, e abbiamo visto te prima di Elia; gli Scribi invece insegnano che prima deve venire Elia, pensiamo quindi che abbiano detto una falsità. Beda: Oppure i discepoli pensavano che la trasformazione della gloria fosse quella che avevano visto sul monte, e dicono: se sei già venuto nella gloria, in che modo apparirà il tuo precursore? Soprattutto perché videro Elia ritirarsi.

Crisostomo: Che cosa poi Cristo abbia risposto a ciò appare da quanto segue: Rispondendo disse loro: «Elia, quando verrà per primo, ristabilirà ogni cosa. Con ciò mostra che Elia verrà prima della seconda venuta. Infatti le Scritture preannunziano due venute di Cristo: una c'è già stata e l'altra ci sarà. Ora, il Signore annunzia che Elia sarà il precursore della seconda venuta.

Beda: Elia ristabilirà ogni cosa, certamente quanto Malachia (4,5-6) mostrò dicendo: «Ecco, io vi manderò il Profeta Elia, perché converta il cuore dei padri verso i figli e i cuori dei figli verso i loro padri». Restituirà anche ciò che è dovuto alla morte, e ciò che ha differito la sua lunga vita.

sabato 31 agosto 2024

Marco, Capitolo 9, Versetti 1-7

Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli, e fu trasfigurato davanti a loro. E i suoi vestiti divennero splendenti e candidissimi come la neve, tali che nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderli così bianchi. E apparve loro Elia con Mosè, e parlavano con Gesù. E Pietro rispondendo disse a Gesù: Maestro, è bene per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia. Infatti non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra, e dalla nube venne una voce che diceva: Questo è il mio Figlio carissimo; ascoltatelo. E subito, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro.

Girolamo: Dopo il compimento della croce, si mostra la gloria della risurrezione, in modo che coloro che avrebbero visto la gloria della risurrezione futura non temessero gli obbrobri della croce.

Teofilatto: Prese poi i tre vertici degli Apostoli, Pietro come confessante e amante, Giovanni come amato, Giacomo come altivoco e teologo. Infatti era tanto di peso ai Giudei che Erode, volendo compiacerli, lo uccise.

Beda: Dunque il Salvatore trasfigurato non perse la sostanza della vera carne, ma mostrò la gloria futura o della sua o della nostra risurrezione; e quale apparve allora agli Apostoli, tale dopo il giudizio apparirà a tutti gli eletti.

Crisostomo: Introduce nel mezzo Mosè ed Elia; primo, poiché le folle dicevano che Cristo era Elia o uno dei Profeti, e così si mostra agli Apostoli insieme con loro, affinché vedessero la differenza fra i servi e il Signore, e inoltre poiché i Giudei accusavano Cristo di trasgressione della legge, e lo ritenevano un bestemmiatore, in quanto attribuiva a sé la gloria del Padre; così introduce nel mezzo coloro che rifulsero in entrambe le cose: infatti Mosè diede la legge, ed Elia fu zelatore della gloria di Dio; per cui non sarebbero stati accanto a lui se Cristo fosse stato contrario a Dio e alla sua legge. E affinché sapessero che aveva potere sulla vita e sulla morte, collocò nel mezzo Mosè, che era morto, ed Elia, che non aveva ancora patito la morte. Parimenti con ciò indicò che la dottrina dei Profeti fu il pedagogo alla dottrina della fede di Cristo. Indicò anche la congiunzione del Nuovo e dell'Antico Testamento, e il fatto che nella risurrezione i Profeti e gli Apostoli si congiungeranno, ed entrambi andranno davanti al re di tutti.

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domenica 11 agosto 2024

Marco, Capitolo 8, Versetti 34-39

Convocata la folla con i suoi discepoli, disse loro: Se qualcuno mi vuole seguire rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Chi infatti vorrà salvare la sua anima la perderà; chi invece perderà la sua anima per me e per il vangelo, la salverà. Che giova infatti all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? O che cosa darà l'uomo in cambio della sua anima? Chi infatti si vergognerà di me e delle mie parole in questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi. E diceva loro: In verità vi dico che vi sono alcuni tra i presenti che non vedranno la morte senza aver visto il regno di Dio venire con potenza.

Beda: Dopo aver mostrato ai discepoli il mistero della sua passione e risurrezione, li esorta assieme alla folla a seguire l'esempio della sua passione.

Crisostomo: Come se dicesse a Pietro: tu mi rimproveri perché voglio sostenere la passione; ma io ti dico che è nocivo non soltanto proibirmi di patire, ma nemmeno potrai salvarti se non morirai. Dice: Se qualcuno mi vuole seguire, cioè: vi chiamo a cose buone, che uno deve volere, non a cose cattive e gravose, così da essere costretto. Chi infatti inferisce la violenza frequentemente impedisce, ma chi rimette in libertà l'uditore, maggiormente lo attrae. Ora, uno rinnega se stesso quando non ha nessuna cura del suo corpo, così che, sia che venga flagellato, sia che patisca qualcosa di simile, sopporti pazientemente.

Beda: Noi rinneghiamo noi stessi quando evitiamo ciò che siamo stati in passato e ci sforziamo verso la novità a cui siamo chiamati. La croce, poi, vine presa quando o si affligge il corpo con l'astinenza, oppure è l'anima che è afflitta per la compassione del prossimo. Teofilatto: poiché però dopo la croce dobbiamo avere una virtù nuova, aggiunge: e mi segua. Crisostomo: Questo poi lo dice poiché accade che qualche paziente non segua Cristo, quando cioè uno non patisce per Cristo; segue infatti Cristo chi cammina dietro di lui, chi si conforma alla sua morte. Inoltre disprezza quei principati e quelle potenze sotto cui peccava prima dell'avvento di Cristo.

Segue: Chi infatti vorrà salvare la sua anima la perderà; chi invece perderà la sua anima per me e per il vangelo, la salverà. Crisostomo: Come se dicesse: questo vi comando come risparmiandovi; infatti chi risparmia suo figlio lo perde, e chi non lo risparmia lo salva. È quindi necessario che noi siamo continuamente preparati alla morte. Come infatti nei combattimenti materiali chi è preparato alla morte è migliore degli altri, quando nessuno è capace di risuscitarlo dopo la morte, molto di più nei combattimenti spirituali, quando esiste una così grande speranza della risurrezione, chi dispone la sua anima alla morte la salva.

sabato 10 agosto 2024

Marco, Capitolo 8, Versetti 27-33

E Gesù con i suoi discepoli uscì verso i villaggi di Cesarea di Filippo; e lungo la via interrogava i suoi discepoli dicendo loro: Chi dicono gli uomini che io sia? Essi risposero dicendo: Giovanni il Battista, altri Elia e altri invece uno dei profeti. Allora dice loro: Ma voi chi dite che io sia? Pietro rispondendo gli disse: Tu sei il Cristo. E comandò loro di non dirlo a nessuno. E cominciò a insegnare loro che bisognava che il Figlio dell'uomo patisse molte cose e fosse riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, e fosse ucciso e risuscitasse dopo tre giorni. E parlava loro apertamente. E Pietro, presolo in disparte, cominciò a rimproverarlo: Signore, abbi cura di te: ciò non ti accadrà mai. Ma egli, voltatosi e vedendo i suoi discepoli, minacciò Pietro dicendo: Va dietro a me, Satana, poiché non pensi secondo le cose di Dio, ma secondo le cose degli uomini.

Beda: Gesù Cristo prima chiede l'opinione degli uomini, per indagare la fede dei discepoli, affinché la loro confessione non sembrasse confermata dall'opinione del volgo.

Teofilatto: Molti ritenevano che Giovanni fosse risorto dai morti, come lo credeva anche Erode, e che dopo la risurrezione avesse compiuto i suoi miracoli. Dopo aver loro domandato l'opinione degli altri, li interrogava per sapere il loro proprio modo di vedere.

Crisostomo: Con il modo stesso dell'interrogazione egli li eleva a una risposta superiore e a una migliore comprensione di lui stesso, affinché essi non si ritrovino nel pensiero della folla. Noi vediamo ciò che risponde il capo degli Apostoli a nome anche degli altri: Pietro rispondendo gli disse: Tu sei il Cristo.

Teofilatto: E' dopo aver accettato la confessione dei suoi discepoli che lo proclamano vero Dio che il Salvatore rivela ai suoi discepoli il mistero della croce, per cui segue: E cominciò a insegnare loro che bisognava che il Figlio dell'uomo patisse molte cose e fosse riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, e fosse ucciso e risuscitasse dopo tre giorni. E parlava loro apertamente, cioè della passione. Ma i discepoli non intendevano l'ordine della verità, né potevano comprendere la risurrezione, ma ritenevano che fosse meglio che non patisse.

Crisostomo: Il Signore fa loro questa predizione in questa circostanza per far oro comprendere che aveva bisogno dei testimoni che lo predicassero solo dopo la sua croce e risurrezione. Ma Pietro, nuovamente fervoroso, prese da solo l'audacia per disputare di queste cose, per cui segue: E Pietro, presolo in disparte, cominciò a rimproverarlo: Signore, abbi cura di te: ciò non ti accadrà mai. Beda: Disse questo con l'affetto di chi ama e di chi desidera, come se dicesse: ciò non può accadere, e le mie orecchie non accettano che il Figlio di Dio debba essere ucciso.

domenica 4 agosto 2024

Marco, Capitolo 8, Versetti 22-26

E vengono a Betsaida, e gli presentarono un cieco e gli chiedono di toccarlo. E, presa la mano del cieco, lo condusse fuori del villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, impostegli le sue mani, gli domandò se vedeva qualcosa. E quegli guardando disse: Vedo gli uomini come degli alberi che camminano. Poi gli impose di nuovo le mani sopra i suoi occhi, e cominciò a vedere, e fu guarito, così che vedeva chiaramente tutte le cose. E lo rimandò a casa sua dicendo: Va nella tua casa e, se entri nel villaggio, non dirlo a nessuno.

Teofilatto: Sembra che Betsaida fosse infetta da molta incredulità, per cui il Signore la rimprovera (11,21): «Guai a te Besaida, poiché se in Tiro e Sidone fossero stati fatti i prodigi che sono stati fatti da voi, già da un tempo avrebbero fatto penitenza con cenere e cilicio». In essa, dunque, conduce fuori dal villaggio il cieco che gli era stato condotto. Infatti non era vera la fede di coloro che glielo avevano portato.

Crisostomo: Tocca con la saliva e impone le mani al cieco volendo mostrare che la parola divina aggiunta all'azione giova mirabilmente. Infatti la mano mostra l'attività, la saliva, invece, la parola uscita dalla bocca. Gli chiede poi se vedeva qualcosa, cosa che negli altri guariti non fece, indicando che, per la fede imperfetta di coloro che glielo avevano portato e del cieco stesso, gli occhi non erano stati completamente aperti; per cui segue: E guardando disse: Vedo gli uomini come degli alberi che camminano. Poiché infatti non era ancora libero dall'incredulità, dichiara di vedere gli uomini oscuramente.

Beda: Vedendo la forma dei corpi tra le ombre, sembra non poter discernere alcun lineamento delle membra, essendo la vista ancora oscurata, come a chi vede da lontano o nella luce notturna gli alberi sembrano fitti, per cui non si distingue facilmente un albero da un uomo.

Teofilatto: Non fa vedere subito perfettamente, ma in parte, poiché non aveva una fede perfetta: infatti secondo la fede viene dato il rimedio.

sabato 3 agosto 2024

Marco, Capitolo 8, Versetti 10-21

E subito, salendo sulla barca, con i suoi discepoli venne dalle parti di Dalmanuta. E uscirono i farisei e incominciarono a discutere con lui, chiedendo un segno dal cielo per tentarlo. E gemendo nello spirito disse: Perché questa generazione chiede un segno? In verità vi dico, non sarà dato un segno a questa generazione. E lasciatili, salì si nuovo sulla nave e passò all'altra riva. Ed essi dimenticarono di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca se non un solo pane. E li istruiva dicendo: Guardatevi dal lievito dei farisei e dal fermento di Erode. E pensavano dicendo tra loro: Non abbiamo pani. Saputo ciò, Gesù disse loro: Perché pensate di non avere pani? Non conoscete ancora e non intendete? Avete ancora il cuore accecato? Avete occhi e non vedete? Avete orecchi e non udite e non ricordate? Quando spezzai i cinque pani per i cinquemila, quante ceste piene di frammenti avete portato via? Gli dicono: dodici. E quando spezzai i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di frammenti avete preso? Gli dicono: sette. E diceva loro: perché non capite ancora?

Teofilatto: Dopo che il Signore ebbe compiuto il miracolo dei pani, subito si trasferì in un altro luogo affinché, a causa del miracolo, la folla non lo prendesse per farlo Re.

Beda: Il segno dal cielo che i Farisei domandano è che, poiché egli ha nutrito una seconda volta con così poco pane migliaia di persone, egli rinnovi negli ultimi tempi il miracolo di Mosè nutrendo tutto il popolo con una manna cadente dal cielo e tale da coprire tutta la distesa della contrada, ed è questa domanda che è specificata nel Vangelo di Giovanni (6, 30-31): «Che segno fai perché vediamo e ti crediamo? I Padri nostri hanno mangiato la manna nel deserto, com'è scritto: Hai dato loro da mangiare un pane disceso dal cielo».

Teofilatto: I Farisei chiedono un segno dal cielo, cioè che il sole o la luna si fermino, e chieda la grandine e muti il tempo. Credevano infatti che dal cielo non potesse fare segni, ma che con l'aiuto di Beelzebul potesse fare solo un segno sulla terra.

Teofilatto: Il Signore non li esaudisce poiché altro è il tempo dei segni celesti, cioè quello della seconda venuta, quando le potenze del cielo saranno sconvolte e quando la luna non darà più la sua luce. Al tempo della prima venuta non vi sarà niente di simile, poiché tutto è pieno di mansuetudine. Beda: Infatti non bisognava dare un segno celeste a una generazione che tentava il Signore; ma un miracolo del cielo brillerà agli occhi di coloro che cercano il Signore, quando alla vista degli Apostoli il Signore salirà al cielo.

domenica 21 luglio 2024

Marco, Capitolo 8, Versetti 1-9

In quei giorni, essendoci di nuovo molta folla che non aveva da mangiare, convocati i discepoli disse loro: Ho pietà di questa folla, poiché già da tre giorni mi stanno dietro e non hanno da mangiare. E se li rimando digiuni alle proprie case, verranno meno per via; e alcuni di loro vengono di lontano. I suoi discepoli gli risposero: Come si potrebbe sfamarli di pane qui, in un deserto? E li interrogò: Quanti pani avete? Gli dissero: Sette. E comandò alla folla di sedersi per terra, e prendendo i sette pani, rendendo grazie, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero, ed essi li distribuirono alla folla. E avevano pochi pesciolini, e li benedisse e comandò di distribuirli. E mangiarono e si saziarono, e portarono via sette sporte di pezzi avanzati. Quelli che mangiarono erano quasi quattromila, e li congedò.

Teofilatto: Dopo il primo miracolo sulla moltiplicazione dei pani il Signore, approfittando di un'occasione simile, si pone a compiere un miracolo simile.

Teofilatto: I discepoli non capivano ancora, per cui segue: I suoi discepoli gli risposero: Come si potrebbe sfamarli di pane qui, in un deserto? Ma il Signore non li rimprovera, insegnandoci così che non dobbiamo adirarci gravemente con gli ignoranti e con coloro che non capiscono, ma compatire la loro ignoranza. […]

Segue: E prendendo i sette pani, rendendo grazie, li spezzò. Remigio: Rendendo grazie ci lasciò un esempio, affinché, di tutti i doni che ci vengono dall'alto, noi a nostra volta rendiamo grazie. E si noti che il Signore non diede i pani alla folla, ma ai discepoli, e i discepoli li diedero alla folla. Comandò di distribuire non solo i pani, ma anche benedicendoli, i pesciolini.

Gregorio: Il Signore non volle poi rimandarli digiuni perché non vengano meno nella via: bisogna infatti che nella predicazione ricevano la parola della consolazione, per timore che, privi del nutrimento della verità, soccombano nella fatica di questa vita.

Ambrogio: Il buon Maestro domanda lo zelo, dà la forza, non vuole rimandarli digiuni perché non vengano meno nella via; ciò accade o nel corso di questa vita, oppure prima che giungano al termine della vita, cioè al padre, e intendano che Cristo è dal Padre; affinché forse, quando apprenderanno che è nato da una Vergine, non comincino a pensare alla virtù di Dio, ma dell'uomo. I Signore Gesù divide dunque il cibo, e vuole darlo a tutti, non lo nega a nessuno, è il dispensatore di tutti; ma quando egli spezza il pane per darlo ai discepoli, se tu non stendi la mano per ricevere il tuo nutrimento, verrai meno lungo la strada, e la tua perdita non potrà essere imputata a colui che ha avuto compassione e ha spezzato il pane.

domenica 7 luglio 2024

Marco, Capitolo 7, Versetti 31-37

E nuovamente venne dai confini di Tiro, attraverso Sidone, al mare di Galilea in pieno territorio della Decapoli. E gli condussero un sordomuto e lo pregavano che gli imponesse la mano. E condottolo in disparte fuori dalla folla mise le sue dita nel suo orecchio e con la saliva toccò la sua lingua e guardando il cielo sospirò e disse: Effatà, cioè: apriti. E subito si aprirono le sue orecchie e si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma quanto più lo comandava loro, tanto più lo proclamavano e tanto più si stupivano dicendo: Ha fatto bene tutte le cose: fa udire i sordi e fa parlare i muti.

Teofilatto: Il Signore non voleva dimorare nei luoghi dei Gentili per non dare occasione ai Giudei di ritenerlo trsgressore della legge in quanto si mescolava con i Gentili, e quindi subito ritorna nel territorio della Decapoli.

Crisostomo: Prende il sordomuto portato al di fuori della folla per non compiere pubblicamente i divini miracoli, insegnandoci a cacciare la vanagloria e l'orgoglio: poiché non c'è nulla nel potere di fre i miracoli che possa uguagliare la modestia e l'umiltà. Lui, che poteva guarirlo con una sola parola, accoste le sue dita alle sue orecchie per mostrare che il suo corpo, unito alla divinità, era arrichito della potenza della divinità come le opere di questo corpo. Poiché infatti la natura umana aveva ricevuto in eredità dalla trasgressione di Adamo numerose infermità, come l'indebolimento dei sensi e delle membra, Cristo, comparendo nella nostra carne, volle mostrarla ristabilita in tutta la sua perfezione. È per questo che egli aprì l'orecchio con le sue dita e guarì la lingua con la sua saliva. Teofilatto: Fece questo per mostrare che tutte le sue membra del suo sacro corpo erano divine e sante, come anche la saliva che sciolse il nodo della lingua. Infatti ogni saliva è una superfluità, ma nel Signore tutto era divino.

Beda: Guardò al cielo per insegnarci che è di là che i muti devono attendere la parola, i sordi l'udito e tutti i malati la loro guarigione. [...] Guardando il cielo sospira come un uomo che invoca Dio: ma subito, con una sua parola, guarisce con la potenza della maestà divina.

sabato 29 giugno 2024

Marco, Capitolo 7, Versetti 24-30

Partito di là, andò nella regione di Tiro e di Sidone. Ed entrato in una casa, voleva che nessuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto. Subito una donna che aveva la sua figlioletta posseduta da uno spirito immondo, appena lo seppe, andò e si gettò ai suoi piedi. Quella donna era greca, di origine sirio-fenicia. E lo pregava di scacciare il demonio dalla figlia. Ed egli le disse: Lascia prima che si sfamino i figli; non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini. Ma essa replicò: Sì, Signore, ma anche i cagnolini sotto la tavola mangiano delle briciole dei figli. Allora le disse: Per questa tua parola va, il demonio è uscito da tua figlia. Tornata a casa, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n'era andato.

Crisostomo: Tiro e Sidone erano luoghi dei Cananei. Dunque il Signore viene ad essi non come a vicini, ma come a coloro che nulla hanno in comune con i padri, ai quali era stata fatta la promessa; e venne in modo che la sua venuta non apparisse agli abitanti di Tiro e Sidone. […] Infatti non era ancora giunto il tempo in cui abitasse con le Genti e le conducesse alla fede: infatti il tempo dovuto a ciò era dopo la croce e la risurrezione.

Beda: Dopo essere entrato in questa casa, ordinò ai suoi discepoli di non dire a nessuno di questo paese chi egli fosse, per insegnare a coloro ai quali dava il potere di guarire i malati di non cercare mai la gloria umana facendo apparire il proprio potere di fare miracoli, ma tuttavia di non sospendere il pio esercizio della potenza quando lo richiedesse la fede dei buoni o li forzasse l'incredulità dei perversi. Egli stesso fece conoscere la sua entrata in questo paese a una donna pagana, e ad altri a cui gli piacque rivelarlo.

Segue: Lascia prima che si sfamino i figli. Beda: Come se dicesse: verrà un tempo in cui voi, che siete dei Gentili, conseguirete la salvezza, ma prima è necessario che mangino il pane coloro che sogliono essere denominati figli di Dio a motivo dell'antica dilezione, e così finalmente anche alle Genti verrà amministrato il cibo della vita.

Segue: non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cani. Crisostomo: Ma disse ciò non perché vi fosse in lui una mancanza di potere per beneficiare tutti, ma perché il suo beneficio distribuito ai Giudei e alle Genti, che non avevano comunione fra loro, avrebbe causato piuttosto una provocazione. Teofilatto: Chiama i Gentili cani in quanto reputati scellerati dai Giudei; chiama invece pane il beneficio che il Signore aveva promesso ai figli, ossia i Giudei. Il senso è dunque che non conviene che i Gentili siano per primi partecipi del beneficio che il Signore aveva promesso principalmente ai Giudei. Così dunque il Signore non esaudisce subito, ma differisce la grazia, per mostrare anche la fede costante della donna, e perché impariamo a non venir meno subito quando preghiamo, ma a persistere finché non riceviamo.

domenica 26 maggio 2024

Marco, Capitolo 7, Versetti 14-23

Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: Ascoltatemi tutti e intendete bene: Non c'è nulla fuori dell'uomo che entrando in lui possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo. Chi ha orecchi per intendere intenda. Quando entrò in una casa lontano dalla folla, i discepoli lo interrogarono sul significato di quella parabola. E disse loro: Siete anche voi così privi di intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può contaminarlo, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va a finire nella fogna? Dichiarava così mondi tutti gli alimenti. Quindi soggiunse: Ciò che esce dall'uomo, questo sì contamina l'uomo. Dall'intimo infatti del cuore dell'uomo escono le intenzioni cattive: adulteri, fornicazioni, omicidi, furti, avarizie, nequizie, inganno, impudicizie, occhio cattivo, bestemmie, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo.

Crisostomo: Mentre i Giudei consideravano la mondezza corporale come legge, e mormoravano di questa, il Signore volle introdurre il contrario; per cui si dice: Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: Ascoltatemi tutti e intendete bene: Non c'è nulla fuori dell'uomo che entrando in lui possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo, cioè che lo rendono immondo. Le cose infatti che sono di Cristo vengono considerate dentro l'uomo, mentre quelle della legge vengono considerate piuttosto al di fuori dell'uomo; e la croce di Cristo doveva in breve dare loro fine, essendo corporali. Teofilatto: Il Signore dice questo volendo istruire gli uomini sul fatto che tutte queste indicazioni della legge sul nutrimento hanno un senso spirituale, e in base a ciò egli si mette a sviluppare l'intenzione della legge.

Beda: I Giudei vantandosi di essere dalla parte di Dio, chiamano cibi comuni quelli di cui si cibano tutti gli uomini, come le ostriche, le lepri e simili animali. E nemmeno gli idolotiti, in quanto il cibo è creatura di Dio, ma l'invocazione dei demoni rende immondo un uomo. E aggiunge la causa dicendo: perché non gli entra nel cuore. Il luogo principale dell'anima, secondo Platone, è nel cervello, ma secondo Cristo è nel cuore.

sabato 18 maggio 2024

Marco, Capitolo 7, Versetti 1-13

Allora si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non lavate li vituperavano - i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non lavavano spesso le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi, e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame -. Quei farisei e scribi lo interrogarono: Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde? Ed egli rispose loro: Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini, la purificazione dei vasi e dei calici, e molte altre cose simili fate. E aggiungeva: Siete veramente abili nell'eludere il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: «Onora tuo padre e tua madre», e «chi maledice il padre e la madre sia messo a morte». Voi invece dite: Se uno dichiara al padre o alla madre: è Korbàn, cioè dono, quello che ti sarebbe dovuto da me, e non gli permettete più di fare nulla per il padre e la madre, annullando così la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte.

Beda: Gli uomini della terra di Genézaret, che sembravano meno dotti, non solo vengono loro stessi, ma portano anche i loro malati al Signore, così che possano toccare almeno la sua frangia. Invece i Farisei e gli Scribi, che dovevano essere i dottori del popolo, vengono al Signore non per chiedere guarigioni, ma per sollevare discussioni ponendoli delle domande.

Teofilatto: I discepoli del Signore, abituati a fissare gli occhi sule solo virtù, mangiavano semplicemente con le mani non lavate. Ora i Farisei, volendo trovare un'occasione, prendono questa e li rimproverano non come trasgressori della legge, ma delle tradizioni degli antichi.

giovedì 9 maggio 2024

Marco, Capitolo 6, Versetti 53-56

Compiuta la traversata, approdarono e presero terra a Genèzaret. Appena scesi dalla barca, la gente lo riconobbe, e accorrendo da tutta quella regione cominciarono a portargli sui lettucci quelli che stavano male, dovunque udivano che si trovasse. E dovunque giungeva, in villaggi o città o campagne, ponevano i malati nelle piazze e lo pregavano di potergli toccare almeno la frangia del mantello; e quanti lo toccavano guarivano.

Beda: Essi lo conobbero non dal viso, ma a causa della sua fama. È anche possibile che egli fosse stato conosciuto di vista da molti di loro, a causa dello splendore dei suoi miracoli. Nota la fede di questi abitanti del paese di Genèzaret, i quali non si accontentano di possedere essi stessi la salvezza, ma mandano inviati nei dintorni, a tutte le altre città, perché tutti accorrano dal medico.

Teofilatto: Essi non lo pregavano di venire nelle case per guarirvi i malati, ma portavano essi stessi i loro malati. Il miracolo dell'emorroissa era giunto alle orecchie di un gran numero di persone, e comunicava a molti quella fede che doveva salvarli.

Beda: In un senso mistico per frangia del vestito si intende il più piccolo dei precetti: colui che lo trasgredirà sarà chiamato il più piccolo nel regno dei cieli. Oppure vi possiamo vedere la carne presa dal Figlio di Dio, mediante la quale giungiamo fino a lui per godere della sua maestà.

sabato 4 maggio 2024

Marco, Capitolo 6, Versetti 45-52

E subito ordinò ai discepoli di salire sulla barca e precederlo sull'altra riva, verso Betsaida, mentre egli avrebbe licenziato la folla. Appena li ebbe congedati, salì sul monte a pregare. Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli solo a terra. Vedendoli però tutti affaticati nel remare, poiché avevano il vento contrario, già verso la quarta vigilia della notte venne da loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. Ma essi, vedendolo camminare sul mare, ritennero che fosse un fantasma e gridarono: tutti infatti lo videro e furono turbati. Ma egli subito rivolse loro la parola e disse: Coraggio, sono io, non temete! Quindi salì con loro sulla barca e il vento cessò. Ed erano enormemente stupiti in se stessi, poiché non avevano capito il fatto dei pani, essendo il loro cuore accecato.

Glossa: Il Signore mostrò, nel miracolo della moltiplicazione dei pani, che egli era il creatore di tutte le cose; e, camminando sulle onde, che egli aveva un corpo libero da ogni peso di peccato, e che egli era il Signore degli elementi calmando i flutti e l'ira del mare.

Crisostomo: Congeda il popolo con la sua benedizione e con alcune guarigioni. Se è detto che egli forzò i suoi apostoli, è perché non era facile per loro separarsi da lui, e ciò sia per il loro attaccamento a lui sia per il dubbio sul come egli avrebbe potuto raggiungerli.

Teofilatto: Il Signore permise che i discepoli fossero nel pericolo perché divenissero pazienti; per cui non li assistette subito, ma permise che fossero in pericolo per tutta la notte, così da insegnare loro ad aspettare pazientemente, e non a sperare subito l'aiuto nelle tribolazioni.

Segue: e voleva oltrepassarli. Agostino: Come poterono intendere questo se non perché andava in direzione diversa, volendo tralasciarli come estranei, dai quali non era riconosciuto così da essere ritenuto un fantasma? Segue infatti: Ma essi, vedendolo camminare sul mare, ritennero che fosse un fantasma e gridarono: tutti infatti lo videro e furono turbati. Teofilatto: Vedi poi che, mentre Cristo doveva domare i loro pericoli, incute invece loro un maggiore timore, ma subito con la voce li conforta; segue infatti: Ma egli subito rivolse loro la parola e disse: Coraggio, sono io, non temete. Crisostomo: Subito lo conobbero dalla voce, e il timore svanì. Agostino: Perché dunque voleva voleva superare quelli che adesso conforta timorosi se non perché quella volontà di andare oltre serviva a far emettere quel grido a cui bisognava sovvenire?

mercoledì 1 maggio 2024

Marco, Capitolo 6, Versetti 35-44

Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: Questo luogo è solitario ed è ormai tardi; congedali perciò, in modo che, andando per le campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da mangiare. Ma egli rispose: Date voi stessi loro da mangiare. Gli dissero: Dobbiamo andar noi a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare? Ma egli replicò loro: Quanti pani avete? Andate a vedere. E accertatisi, riferirono: Cinque pani e due pesci. Allora ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi, sull'erba verde. E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta. Presi i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono e si sfamarono, e avanzarono dodici ceste piene di frammenti di pane e anche dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.

Teofilatto: Notate il progresso dei discepoli di Cristo in ciò che concerne la carità fraterna: essi hanno compassione della folla, intercedono per essa, e, per questo si avvicinano a Cristo. Ma il Signore volle provare se la loro fede faceva loro credere che egli poteva nutrire una moltitudine. Beda: Dicendo ciò, egli provoca gli Apostoli a rompere essi stessi il pane, per far loro constatare che essi non avevano nulla, e per rendere questo miracolo più evidente.

Teofilatto: Egli guarda al cielo per insegnarci che dobbiamo chiedere il nostro nutrimento a Dio, e non al diavolo, come fanno coloro che ricevono il pane da un lavoro ingiusto. Con ciò mostrava anche che egli non era nemico di Dio, ma che lo pregava. Egli dà il pane ai discepoli per servirlo alle folle. Cosi che, avendo il pane fra le loro mani, questo miracolo non abbia più nulla di dubbioso per loro, ma del tutto evidente ai loro occhi.
Segue:
Tutti mangiarono e si sfamarono, e avanzarono dodici ceste piene di frammenti, affinché il miracolo paresse ineffabile quando si vedeva ogni Apostolo ritornare carico di una delle ceste. C'era lì l'opera di una potenza sovrabbondante, non solo perché furono nutriti tanti uomini, ma anche perché furono raccolti tanti cesti. Se Mosè dava la manna, non dava a ciascuno se non il necessario, e il resto era subito guastato dai vermi. Elia, nutrendo la vedova, non le dava più del necessario. Gesù solo, come Signore, agiva in maniera sovrabbondante.

domenica 28 aprile 2024

Se Difendi....

Se difendi il matrimonio come lo vuole Gesù, ti lapideranno. Se invece difendi il matrimonio tra due persone dello stesso sesso ti applaudiranno. Se difendi la vita che dimora nel grembo di una donna, ti lapideranno. Se invece difendi la vita di un cane, ti faranno una statua in una piazza della città dove abiti. Se difendi la vita di un malato terminale, ti lapideranno perché sei crudele. Se invece somministri il veleno a un uomo che soffre, ti diranno che sei misericordioso.
Gli esempi possono essere moltiplicati. La cosa più triste e dolorosa che questa mentalità, in maniera subdola, si sta facendo strada anche in alcuni personaggi della Chiesa. Il diavolo sta seminando zizzania nel campo della Chiesa. Molti pastori dormono, invece di vegliare e pregare. Fanno finta che le loro comunità parrocchiali e religiose sono senza nemici del Vangelo. Non sono come il profeta che esclama davanti al Tempio: "Per amore di Gerusalemme non tacerò. Farò presente a Gerusalemme i suoi diritti".
Spesso IL GRANELLINO viene attaccato e perseguitato. Anche quando parla attraverso Radio Maria. Per molti la parola e voce de IL GRANELLINO è dura e sgradevole. IL GRANELLINO si occupa solo di trasmettere gli insegnamenti del Catechismo della Chiesa Cattolica per adulti. Purtroppo un gran numero di cattolici adulti hanno una fede ancora infantile che non genera altri cristiani.
Fratello o sorella che ti sforzi di vivere il Vangelo ogni giorno, non avere paura di annunciare Cristo che è sempre al tuo fianco come un prode valoroso. Ogni vero profeta viene lapidato; perciò non aspettarti di essere accarezzato per la verità che annunci. Mi fanno ridere quei cristiani che dicono: "Padre Lorenzo, faccio tanto bene e la gente non mi apprezza e mi scarta. Sono veramente deluso." La ricompensa non viene dagli uomini, ma da DIO. E questo lo sto sperimentando nella mia vita. Mentre qualcuno mi umilia, subito dopo il Signore mi consola e con la consolazione che il Signore mi dona riesco a consolare quelli che sono nella tribolazione. Amen. Amen.
(P. Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)

Cardinale Giacomo Biffi - Pericoli Mortali

Ci corre l’obbligo di se­gnalare due pericoli mortali che incombono sull’azione evangelizzatrice del nostro tempo. Tutti e due provengono dal desiderio improvvido di «facilitare» la nostra missione accorciando arbitrariamente, per così dire, la distanza che separa la miseria dell’uomo dalla salvezza di Dio.
È la tentazione di sostituire alla pietà del Signore che vuol trasformare i cuori con la luce della verità, una nostra apparente misericordia che – illanguidendo la distinzione sia tra i fatti avvenuti e le pure idee sia tra il bene e il male – toglie alla creatura ogni ragione di purificarsi e di ele­varsi secondo il disegno del suo Creatore.
C’è prima di tutto l’inclinazione a risolvere il fatto salvifico – che esige il «salto» coraggioso dell’atto di fede – in una serie di valori agevolmente esitabili sui mercati mon­dani. Così il Vangelo non è più precipuamente il vangelo della morte redentrice, della risurrezione, dell’universale signoria di Cristo: diventa il vangelo della solidarietà, del dialogo tra i popoli e le religioni, del progresso, della pro­mozione umana, della ecologia ecc.
A questo modo, se ci si arresta a questi valori e non si riesce a risalire all’evento pasquale, che tutti li fonda, più che evangelizzare si viene mondanizzati; più che offrire un riscatto, che ci è donato dall’alto, si dà all’umanità l’illusio­ne che possa riscattarsi da sola con una serie di buoni pro­positi; più che apostoli di Gesù di Nazaret, si diventa pro­pagandisti omologati dei miti secolaristici.
Il discorso è delicato e può provocare dei frainten­dimenti. Perciò mi pare opportuno tornare a chiarire, come ho già fatto altrove, il rapporto che c’è tra la persona del Salvatore e l’offerta di alcune mète come socialmente ap­prezzabili per se stesse.
È indubitabile che il cristianesimo sia prima di ogni al­tra cosa «avvenimento»; ma è altrettanto indubitabile che questo avvenimento propone e sostiene dei «valori» irri­nunciabili. Non si può, per amore di dialogo, sciogliere il fatto cristiano in una serie di valori condivisibili dai più; ma non si può neppure disistimare i valori autentici, quasi fos­sero qualcosa di trascurabile. Occorre dunque un discerni­mento.
Ci sono dei valori assoluti: tali sono il vero, il bene, il bello. Chi li percepisce e li onora e li ama, percepisce, ono­ra e ama Gesù Cristo, anche se non lo sa e magari si crede ateo, perché nell’essere profondo delle cose Cristo è la ve­rità, la giustizia, la bellezza.
Ci sono valori relativi, come il culto della solidarietà, l’amore per la pace, il rispetto della natura, l’atteggiamento di dialogo, ecc. Questi meritano un giudizio più articolato, che preservi la riflessione da ogni ambiguità.
Solidarietà, pace, natura, dialogo possono diventare nel non cristiano le occasioni concrete di un approccio ini­ziale e informale a Cristo e al suo mistero. Ma se nella sua attenzione essi si assolutizzano fino a svellersi del tutto dal­la loro oggettiva radice o, peggio, fino a contrapporsi al­l’annuncio del fatto salvifico, allora diventano istigazioni all’idolatria e ostacoli sulla strada della salvezza.
Allo stesso modo, nel cristiano, questi stessi valori – so­lidarietà, pace, natura, dialogo – possono offrire preziosi impulsi all’inveramento di una totale e appassionata ade­sione a Gesù, Signore dell’universo e della storia. Ma se il cristiano, per amore di apertura al mondo e di buon vicina­to con tutti, quasi senza avvedersene stempera sostanzial­mente il fatto salvifico nella esaltazione e nel conseguimen­to di questi traguardi secondari, allora egli si preclude la connessione personale col Figlio di Dio crocifisso e risorto, e consuma a poco a poco il peccato di apostasia.

sabato 27 aprile 2024

Marco, Capitolo 6, Versetti 30-34

Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù, e gli riferirono tutto ciò che avevano fatto e insegnato. Ed egli disse loro: Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un poco. C'erano infatti molti che venivano e tornavano, e non avevano più nemmeno il tempo di mangiare. E saliti sulla nave andarono in un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono a correre là a piedi e li precedettero. Sbarcando, Gesù vide molta folla e ne ebbe compassione, poiché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Teofilatto: Apprendiamo anche noi, quando saremo invitati per un ministero qualunque, a non diventare estranei a colui che ci ha invitato, a non oltrepassare la nostra missione, ma a ritornare a colui che ci ha invitato e a rendergli conto di tutto ciò che abbiamo insegnato e fatto. Beda: Poiché non bisogna solo insegnare, ma anche fare. Ora, non solamente gli Apostoli annunciano al Signore ciò che hanno fatto e ciò che hanno insegnato, ma anche ciò che ha sofferto Giovanni durante la loro predicazione: essi e i discepoli di Giovanni, così come riferisce Matteo, lo annunciano al Signore.

Teofilatto: Il Signore si ritira nel deserto per umiltà, e portando i discepoli per farli riposare ci insegna che quanti lavorano nella parola e nell'azione meritano di riposare, e non devono continuamente lavorare.

Beda: L'Evangelista esprime la necessità in cui si trovava il Signore di far riposare i discepoli; qui si dimostra la felicità di quel tempo in cui tale era lo zelo degli uditori e il lavoro degli insegnanti.

Beda: Non solamente i discepoli, ma anche il Signore con loro; insieme navigarono verso un luogo solitario, come riferisce Matteo. Egli prova così la fede della folla, e facendosi seguire nel deserto constata quale desiderio essi hanno di ascoltarlo. E questa folla, seguendolo non su animali o veicoli di qualsiasi tipo, ma attraverso le fatiche di un cammino a piedi, mostra chiaramente quanto grande sia il suo desiderio di salvarsi.

lunedì 22 aprile 2024

Marco, Capitolo 6, Versetti 17-29

Erode infatti aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodiade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata. Giovanni diceva a Erode: Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello. Per questo Erodiade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e faceva molte cose su suo consiglio, e lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodiade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò. E le fece questo giuramento: Tutto ciò che mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno. La ragazza, essendo uscita, disse alla madre: Che cosa devo chiedere? Quella rispose: La testa di Giovanni il Battista. Ed entrando subito di fretta dal re fece la richiesta dicendo: Voglio che tu mi dia subito su un piatto la testa di Giovanni il Battista. E il re divenne triste; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non la volle contristare. Mandata una guardia, comandò che venisse portata la testa di Giovanni su un piatto. La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò il suo capo su un vassoio, lo diede alla ragazza e la ragazza lo diede a sua madre. Udito ciò, i suoi discepoli vennero e portarono via il suo corpo e lo posero in un sepolcro.

Beda: Un'antica storia racconta che Filippo, figlio di Erode il grande, sotto il potere del quale il Signore fuggì in Egitto, e fratello di quell'Erode sotto il quale Cristo ha sofferto, aveva sposato Erodiade, figlia del re Areta. Più tardi suo suocero, in seguito a qualche dissidio che era sorto fra lui e suo genero, donò la figlia in sposa a Erode, in odio al suo primo marito, nemico di questi. Ciò che Giovanni Battista rimproverava a Erode erano questa nozze illecite e il fatto di avere sposato la moglie di suo fratello ancora vivo. Teofilatto: Altri invece dicono che Filippo, già morto, lasciò da sé una figlia; per cui Erode non doveva sposare la moglie del fratello, sebbene defunto. La legge infatti comandava che il fratello prendesse la moglie del fratello se il defunto non aveva prole; ora, egli aveva una figlia, per cui erano nozze scellerate.

Beda: Erodiade temeva che Erode a un certo punto si ricredesse, o diventasse amico di Filippo suo fratello, e così le nozze illecite sarebbero state sciolte dal ripudio.

sabato 20 aprile 2024

Documentario. Messa di Sempre - Guardiani della Tradizione

Dopo che Papa Francesco ha limitato la Messa Tradizionale in latino, un gruppo di madri ha deciso di camminare da Parigi a Roma con una missione: consegnargli migliaia di lettere chiedendogli di revocare la sua decisione.

Traditionis Custodes ha limitato la Messa in latino in tutto il mondo. Perché? E come stanno rispondendo i cattolici? Scopri cosa è successo alla Messa in latino dopo il Vaticano II e perché i cattolici tradizionali di tutto il mondo si stanno sforzando di preservare questa Messa.


Pdf - Vita di San Giuseppe, Sposo di Maria SS. e Padre putativo di Gesù Cristo

  

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Dai più accreditati Autori
COLLA NOVENA
in preparazione alla festa del Santo

TORINO
TIP. DELL' ORATORIO DI S. FRASC. DI SALES
1867.



PREFAZIONE

In un' epoca in cui pare spiegarsi così universale la divozione verso il glorioso padre putativo di Gesù, san Giuseppe, crediamo non tornare discaro ai nostri lettori che venga oggi alla luce un fascicolo intorno alla vita di questo santo.

Nè le difficoltà che s'incontrano di trovare negli antichi scritti i fatti particolari della vita di questo santo deve minimamente diminuire verso di lui la nostra stima e venerazione; anzi nello stesso sacro silenzio di cui è circondata la sua vita noi troviamo qualche cosa di misterioso e di grande. S. Giuseppe aveva ricevuto da Dio una missione tutta opposta a quella degli apostoli[1]. Questi avevano per {3 [283]} incarico di far conoscere Gesù; Giuseppe doveva tenerlo celato; quelli dovevano essere fiaccole che lo mostrassero al mondo, questi un velo che lo coprisse. Quindi Giuseppe non era per se, ma per Gesù Cristo....


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domenica 28 gennaio 2024

San Papa Pio X - Delle Domeniche di Settuagesima, Sessagesima e Quinquagesima

29 D. Quali sotto le domeniche che si chiamano di settuagesima, sessagesima e quinquagesima?
R. Si chiamano domeniche di settuagesima, sessagesima e quinquagesima la settima, sesta e quinta domenica avanti quella di Passione.

30 D. Per qual ragione la Chiesa dalla domenica di settuagesima fino al sabato santo tralascia nei divini uffici l'Alleluia, ed usa paramenti di color violaceo?
R. La Chiesa dalla domenica di settuagesima fino al sabato santo tralascia nei divini uffici l'Alleluia, che èvoce di allegrezza, ed usa paramenti di color violaceo, che é color di mestizia, per allontanare con questi segni di tristezza i fedeli dalle vane allegrezze del mondo ed insinuare ad essi Io spirito di penitenza.

31 D. Quali cose ci propone la Chiesa a considerare nei divini uffici delle settimane di settuagesima, sessagesima e quinquagesima?

R. Nei divini uffici della settimana di settuagesima la Chiesa ci rappresenta la caduta dei nostri progenitori, e il loro giusto castigo; in quelli della settimana di sessagesima ci rappresenta il diluvio universale mandato da Dio per castigo dei peccatori; in quelli poi dei primi tre giorni della settimana di quinquagesima ci rappresenta la vocazione di Abramo, e il premio dato da Dio alla sua obbedienza e alla sua fede.

32 D. Donde viene che, malgrado le intenzioni della Chiesa, nel tempo di settuagesima, sessagesima e quinquagesima, più che in qualunque altro, si vedono tanti disordini in una parte di cristiani?
R. In questo tempo più che in qualunque altro, si vedono tanti disordini in una parte di cristiani per malignità del demonio, il quale volendo contrariare i disegni della Chiesa, fa i maggiori suoi sforzi per indurre i cristiani a vivere secondo i dettami del mondo e della carne.

33 D. Che cosa dobbiamo fare per conformarci ai disegni della Chiesa nel tempo di carnevale?
R. Per conformarci ai disegni della Chiesa in tempo di carnevale bisogna star lontani dagli spettacoli e dai divertimenti pericolosi, e attendere con maggior diligenza all'orazione e alla mortificazione, facendo qualche visita straordinaria al Santissimo Sacramento, massime quando sta esposto alla pubblica adorazione; e ciò per riparare a tanti disordini, coi quali Iddio in questo tempo viene offeso.

34 D. Se vi fosse necessità di trovarsi a qualche pericoloso divertimento del carnevale, che cosa deve farsi?
R. Chi per necessità si trovasse a qualche pericoloso divertimento del carnevale, deve prima implorare l'aiuto della divina grazia per evitare ogni peccato; poi recarvisi con grande modestia e ritenutezza, e dopo, raccogliere lo spirito colla considerazione di qualche massima del vangelo.

sabato 20 gennaio 2024

Documentario - Il Barocco Italiano

Interessante Documentario dedicato al Barocco Italiano.

Regia: Gigi Oliviero

Voce: Danilo Di Martino


giovedì 18 gennaio 2024

Catechesi del Papa Benedetto XVI su San Gregorio Nazianzeno

UDIENZA GENERALE

Aula Paolo VI
Mercoledì, 8 agosto 2007

☩ 

I: Vita e scritti

Cari fratelli e sorelle,

mercoledì scorso ho parlato di un grande maestro della fede, il  Padre della Chiesa san Basilio. Oggi vorrei parlare del suo amico Gregorio di Nazianzo, anche lui, come Basilio, originario della Cappadocia. Illustre teologo, oratore e difensore della fede cristiana nel IV secolo, fu celebre per la sua eloquenza, ed ebbe anche, come poeta, un’anima raffinata e sensibile.

Gregorio nacque da una nobile famiglia. La madre lo consacrò a Dio fin dalla nascita, avvenuta intorno al 330. Dopo la prima educazione familiare, frequentò le più celebri scuole della sua epoca: fu dapprima a Cesarea di Cappadocia, dove strinse amicizia con Basilio, futuro Vescovo di quella città, e sostò poi in altre metropoli del mondo antico, come Alessandria d’Egitto e soprattutto Atene, dove incontrò di nuovo Basilio (cfr Discorso 43,14-24). Rievocandone l’amicizia, Gregorio scriverà più tardi: «Allora non solo io mi sentivo preso da venerazione verso il mio grande Basilio per la serietà dei suoi costumi e per la maturità e saggezza dei suoi discorsi, ma inducevo a fare altrettanto anche altri, che ancora non lo conoscevano ... Ci guidava la stessa ansia di sapere ... Questa era la nostra gara: non chi fosse il primo, ma chi permettesse all’altro di esserlo. Sembrava che avessimo un’unica anima in due corpi» (Discorso 43,16.20). Sono parole che rappresentano un po’ l’autoritratto di quest’anima nobile. Ma si può anche immaginare che quest’uomo, che era fortemente proiettato oltre i valori terreni, abbia sofferto molto per le cose di questo mondo.

martedì 16 gennaio 2024

Pdf - I Peccati di Lingua

di Don Giuseppe Tomaselli


Ci sono dei peccati che vengono commessi soltanto da certe categorie di persone, come il furto, l'omicidio; i peccati di lingua invece si sogliono commettere da tutti. Trovare chi non pecchi di lingua è cosa difficile, tanto che San Giacomo Apostolo dice: Chi non pecca con la lingua, è perfetto.

In vista della grande utilità che potrà apportare a tutte le anime la trattazione di un tale argomento, mi son proposto di scrivere qualche cosa sull'uso della lingua, facendo vedere il male che arreca colui il quale non sa frenarla ed il bene che compie chi ne fa buon uso.


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lunedì 15 gennaio 2024

San Girolamo - Vita Dissipata

dalla Lettera XLIII


Basta che protraiamo la lettura (della Sacra Scrittura) che ci viene da sbadigliare, da reprimerci lo stomaco, da stropicciarci la faccia con le mani; e come se avessimo già lavorato troppo, ci ributtiamo in occupazioni profane. Non parlo poi dei pranzi che ci aggravano la pesantezza dell'anima. E mi fa pure vergogna parlare delle visite così frequenti, sia di quelle che ogni giorno rendiamo agli altri, sia di quelle che riceviamo in casa nostra. In esse si finisce per parlottare, la con­versazione va per le lunghe, si tagliano i panni agli assenti, pas­siamo in rassegna la vita altrui... e rosicchiandoci l'un l'altro fi­niamo di ingoiarci a vicenda. E questo è il cibo con cui ci in­tratteniamo e ci congediamo. Quando poi gli amici se ne sono andati, regoliamo i conti anche con loro! Un giorno è l'ira a farci fare la parte del leone, e un' altra volta è un affanno proprio inutile, dato che ci impensierisce troppo in anticipo su problemi che dovrebbero essere centelli­nati in parecchi anni: e non ci succede mai di pensare alle pa­role del Vangelo: «Pazzo che sei! Questa stessa notte ti verrà chiesta l'anima; di chi saranno i beni che hai accumulato?». Si va in cerca di vestiti non per lo scopo cui servono, ma per civetteria. C'è in vista un guadagno da qualche parte? I piedi mettono le ali, la. lingua si anima, si tende l'orecchio. Se ci mettono al corrente: di qualche dissesto - come può succe­dere spesso in economia domestica - il volto s'oscura di tri­stezza. Saltiamo dalla gioia per uno scudo guadagnato, e poi la perdita di un obolo ci butta a terra. Che alternanza di umori nella stessa persona! Per questo il Profeta supplica il Signore con queste parole: «o Signore, fa' scomparire dalla tua città la loro immagine!». Se è vero, infatti, che siamo stati modellati a immagine e somiglianza di Dio, sono i nostri vizi a metterci addosso tante maschere. Pro­prio come nelle rappresentazioni teatrali: l'attore è sempre il medesimo; ma ora, robusto, ti incarna Ercole; ora, effeminato, si muta in Venere ed ora si atteggia timidamente a Cibele. Così è per noi: sono tanti i nostri peccati? E di altrettante maschere, rispettivamente simili, ci rivestiamo.

domenica 14 gennaio 2024

Suicidio Assistito: Massima Allerta in Veneto!

Il 16 gennaio prossimo il Consiglio Regionale del Veneto voterà sulla legge voluta dall’associazione Coscioni e firmata da 9.072 cittadini veneti che obbligherebbe a fornire in venti giorni il via libera a chi richiede il suicidio assistito. Suscita perplessità in molti il fatto che il governatore leghista Luca Zaia scelga per il suicidio politico sposando una tale iniziativa politica che certo non è coerente alle sue asserite radici cristiane, tanto da fare parlare alcuni di un suicidio politico in una regione cattolica come il Veneto.

Zaia forse non ha letto il testo della proposta di legge di cui si è ideologicamente innamorato. All’articolo 2 Cappato e i suoi scrivono che possono richiedere il suicidio assistito le persone che patiscono ‘sofferenze fisiche o psicologiche che le stesse reputano intollerabili’ genericamente dipendenti da ‘trattamenti di sostegno vitale’.

Il tutto perché curare un depresso cronico così come un disabile grave costa molto, ammazzarli costa pochissimo, anzi come recita l’articolo 6 della legge di Cappato ‘non derivano nuovi e maggiori oneri a carico del bilancio regionale’. A Zaia chiediamo di fermarsi subito sul suicidio assistito e aprire un ragionamento più complesso, altrimenti il 16 gennaio in Veneto aprirà una mattanza. Si discute tanto di fascismo in queste ore per stupidi saluti romani fuori dal tempo. Zaia non si renda emulo della pratica propagandata dai nazisti con la Aktion T4, la soppressione di malati psichici e disabili nella Germania degli Anni Trenta.

sabato 13 gennaio 2024

Pdf. Robert Hugh Benson - Il Dominatore del Mondo

Ambientato ai giorni nostri ma scritto nel 1907, Il padrone del mondo è al tempo stesso una delle prime distopie moderne e un bestseller assoluto nell'ambito della christian fiction.

All'inizio del ventunesimo secolo l'Europa è dominata da governi di stampo massonico e comunista. Il secolarismo ha trionfato definitivamente e le religioni sono decadute: la sparuta minoranza cattolica superstite ha come uniche roccaforti l'Irlanda e Roma, che ha ottenuto l'indipendenza dall'Italia ed è retta dal papa. Il dissenso è inesistente, l'eutanasia è pratica diffusa, l'edilizia si sviluppa sottoterra e la lingua internazionale è l'esperanto. Londra è una città silenziosa in cui ogni rumore è attutito dallo strato di gomma che sembra rivestire ogni superficie calpestabile, e a Trafalgar Square troneggia la statua di un massone. Su questo sfondo si intrecciano le vite dei due antitetici protagonisti: da una parte Percy Franklin, ambizioso prete cattolico che aspira a una rifondazione della Chiesa; dall'altra Oliver Brand, deputato comunista e convinto anticattolico, figlio della società moderna. Entrambi assistono con trepidazione alla grande partita sullo scacchiere mondiale che si gioca tra Occidente e Oriente. Quando l'eterno attrito fra i due blocchi sembra sul punto di degenerare in una guerra di proporzioni inedite, entra in scena Julian Felsenburgh, misterioso poliglotta dal carisma eccezionale che si impone come mediatore, stabilendo un nuovo ordine mondiale e diventando il dio delle masse: è l'ascesa dell'Anticristo. Ma la pace universale conquistata non salva il declino dei cattolici: nel momento in cui tutte le forze convergono nell'ultimo scontro con la Chiesa, il mondo sembra prossimo all'Apocalisse.


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Film - Salomè (1953)

Figlia del Re Erode, la bella e sensuale Salomè, aggraziata ballerina, cerca inutilmente di convincere il patrigno a risparmiare (!) la vita di Giovanni Battista, condannato alla decapitazione. Orripilata dalla morte, lascerà la reggia e troverà Gesù.

 

ANNO 1953

PAESE



REGIA William Dieterle

ATTORI Rita Hayworth, Stewart Granger, Charles Laughton, Judith Anderson

Catechesi del Papa Benedetto XVI su Sant'Ilario di Poitiers

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 18 ottobre 2007

Cari fratelli e sorelle,

oggi vorrei parlare di un grande Padre della Chiesa di Occidente, sant’Ilario di Poitiers, una delle grandi figure di Vescovi del IV secolo. Nel confronto con gli ariani, che consideravano il Figlio di Dio Gesù una creatura, sia pure eccellente, ma solo creatura, Ilario ha consacrato tutta la sua vita alla difesa della fede nella divinità di Gesù Cristo, Figlio di Dio e Dio come il Padre, che lo ha generato fin dall’eternità.

Non disponiamo di dati sicuri sulla maggior parte della vita di Ilario. Le fonti antiche dicono che nacque a Poitiers, probabilmente verso l’anno 310. Di famiglia agiata, ricevette una solida formazione letteraria, ben riconoscibile nei suoi scritti. Non sembra che sia cresciuto in un ambiente cristiano. Egli stesso ci parla di un cammino di ricerca della verità, che lo condusse man mano al riconoscimento del Dio creatore e del Dio incarnato, morto per darci la vita eterna. Battezzato verso il 345, fu eletto Vescovo della sua città natale intorno al 353-354. Negli anni successivi Ilario scrisse la sua prima opera, il Commento al Vangelo di Matteo. Si tratta del più antico commento in lingua latina che ci sia pervenuto di questo Vangelo. Nel 356 Ilario assiste come Vescovo al sinodo di Béziers, nel sud della Francia, il «sinodo dei falsi apostoli», come egli stesso lo chiama, dal momento che l’assemblea fu dominata dai Vescovi filoariani, che negavano la divinità di Gesù Cristo. Questi «falsi apostoli» chiesero all’imperatore Costanzo la condanna all’esilio del Vescovo di Poitiers. Così Ilario fu costretto a lasciare la Gallia durante l’estate del 356.

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