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domenica 26 maggio 2024

Marco, Capitolo 7, Versetti 14-23

Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: Ascoltatemi tutti e intendete bene: Non c'è nulla fuori dell'uomo che entrando in lui possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo. Chi ha orecchi per intendere intenda. Quando entrò in una casa lontano dalla folla, i discepoli lo interrogarono sul significato di quella parabola. E disse loro: Siete anche voi così privi di intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può contaminarlo, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va a finire nella fogna? Dichiarava così mondi tutti gli alimenti. Quindi soggiunse: Ciò che esce dall'uomo, questo sì contamina l'uomo. Dall'intimo infatti del cuore dell'uomo escono le intenzioni cattive: adulteri, fornicazioni, omicidi, furti, avarizie, nequizie, inganno, impudicizie, occhio cattivo, bestemmie, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo.

Crisostomo: Mentre i Giudei consideravano la mondezza corporale come legge, e mormoravano di questa, il Signore volle introdurre il contrario; per cui si dice: Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: Ascoltatemi tutti e intendete bene: Non c'è nulla fuori dell'uomo che entrando in lui possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo, cioè che lo rendono immondo. Le cose infatti che sono di Cristo vengono considerate dentro l'uomo, mentre quelle della legge vengono considerate piuttosto al di fuori dell'uomo; e la croce di Cristo doveva in breve dare loro fine, essendo corporali. Teofilatto: Il Signore dice questo volendo istruire gli uomini sul fatto che tutte queste indicazioni della legge sul nutrimento hanno un senso spirituale, e in base a ciò egli si mette a sviluppare l'intenzione della legge.

Beda: I Giudei vantandosi di essere dalla parte di Dio, chiamano cibi comuni quelli di cui si cibano tutti gli uomini, come le ostriche, le lepri e simili animali. E nemmeno gli idolotiti, in quanto il cibo è creatura di Dio, ma l'invocazione dei demoni rende immondo un uomo. E aggiunge la causa dicendo: perché non gli entra nel cuore. Il luogo principale dell'anima, secondo Platone, è nel cervello, ma secondo Cristo è nel cuore.

Glossa: Si dice dunque nel suo cuore, cioè nella mente, che è la parte principale dell'anima, dalla quale dipende tutta la vita dell'uomo, per cui in base ad essa si deve giudicare se l'uomo è mondo o immondo, e cosi le cose che non giungono alla mente non possono arrecare immondezza all'uomo. Quindi i cibi, che non giungono alla mente, secondo la loro natura non possono inquinare l'uomo, ma l'uso disordinato dei cibi, che proviene dal disordine della mente, appartiene all'immondezza dell'uomo. Che poi i cibi non giungano alla mente lo mostra aggiungendo: ma nel ventre e va a finire nella fogna. Il Signore ci mostra così che tutto ciò che è nutrimento non resta nel corpo. Rimane infatti ciò che è necessario al nutrimento e all'aumento del corpo, ed esce ciò che è superfluo, come una purificazione del nutrimento che rimane dentro.

Beda: Qui poi sono confutati quanti ritengono che i pensieri vengano immessi dal diavolo, e non nascono dalla propria volontà. Il diavolo può incitare ai cattivi pensieri, ma non può essere l'autore.

Glossa: Dai cattivi pensieri, poi, procedono altri atti cattivi, fra i quali vengono menzionati gli adulteri, che consistono nella violazione del letto altrui, le fornicazioni, che sono i rapporti illeciti fra persone non sposate, gli omicidi, con i quali si reca danno alle persone del prossimo, i furti, con i quali vengono sottratte le cose, le avarizie, in quanto vengono tenute ingiustamente certe cose, le nequizie, che consistono nelle calunnie verso il prossimo, l'inganno, nel mentire al prossimo, le impudicizie, quanto a qualsiasi corruzione della mente e del corpo.

Teofilatto: L'occhio cattivo, cioè l'odio e l'adulazione; infatti chi odia ha l'occhio cattivo e invidioso nei riguardi di colui che odia, e l'adulatore, non vedendo con occhio retto le cose del prossimo, lo trascina al male; le bestemmie, cioè le ingiustizie contro Dio, la superbia, cioè il disprezzo di Dio, quando cioè uno ascrive non a Dio, ma alla propria virtù il bene che opere; la stoltezza, cioè l'ingiuria verso il prossimo. Glossa: Oppure la stoltezza si ha quando non si pensa rettamente a Dio; infatti si oppone ala sapienza, che è la conoscenza della cose divine. Segue: Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo. Infatti si imputa come colpa all'uomo ciò che è nel suo potere. Ora, sono tali le cose che precedono dalla volontà interiore, mediante la quale l'uomo è padrone dei suoi atti.

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