Allora si avvicinò a lui la madre dei figli di Zebedeo con i suoi
figli, adorandolo e chiedendogli qualcosa. Ed egli le disse: Che cosa vuoi? Gli
disse: Dì che questi miei due figli siedano uno alla destra e uno alla tua
sinistra nel tuo regno. Ma Gesù rispondendo disse: Non sapete ciò che chiedete.
Potete bere il calice che io sto per bere? Gli dicono: Lo possiamo. Disse loro:
Certamente berrete il mio calice, ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra
non compete a me darlo a voi, ma a quelli per cui è stato preparato dal Padre
mio.
Crisostomo: Questa madre dei figli di Zebedeo è Salome,
della quale presso un altro Evangelista viene posto il nome; veramente pacifica,
poiché generò veramente dei figli di pace. Da questo passo si ricava una grande
lode della donna, poiché non solo i figli lasciarono il padre, ma essa stessa
aveva lasciato suo marito e aveva seguito Cristo; poiché egli poteva vivere
senza di lei, mentre ella non poteva essere salva senza Cristo; a meno forse
che uno dica che fra il tempo della chiamata degli Apostoli e quello della
passione di Cristo Zebedeo era morto; e così ella, fragile per il sesso e
debole per l’età, seguiva la vestigia di Cristo: poiché la fede non invecchia
mai e la religione non sente la fatica. L’affetto della natura poi l’aveva resa
audace nel chiedere, per cui si dice: adorandolo
e chiedendogli qualcosa; cioè chiede dopo aver mostrato riverenza, affinché
le fosse dato ciò che chiedeva.
Crisostomo: Non approviamo la petizione di questa donna, però
diciamo che non desiderava per i suoi figli dei beni terreni, ma quelli
celesti; infatti in suoi sentimenti non erano come quelli delle altre madri,
che amavano i corpi dei loro figli e disprezzano le loro anime, desiderano che
siano apprezzati in questo mondo e non si preoccupano di ciò che possono
soffrire nell’altro, facendo intendere con questo procedere che sono madri di
corpi e non di anime. E io ritengo che questi stessi fratelli, quando udirono
il Signore parlare della sua passione e della sua risurrezione, cominciarono a
dire nel loro interno, essendo fedeli: ecco, il re del cielo scende al regno
degli inferi per distruggere il regno della morte. Ma dopo che ha compiuto la
sua vittoria, che cosa gli rimane se non ricevere la gloria del suo regno?
Crisostomo: […] Il Signore, che conosce le cose occulte, non
risponde alle parole della madre che intercede, ma all’intenzione dei figli che
ispirano questa supplica. Certamente era buono il loro desiderio, però la loro
domanda era sconsiderata; da ciò si deve deduce che, sebbene non dovessero
ottenere niente, tuttavia non meritavano di essere confusi per la loro semplice
petizione, poiché essa nasceva dall’amore del Signore; per questo il Signore
riprende in essi l’ignoranza, per cui segue: Ma Gesù rispondendo disse: Non sapete ciò che chiedete.
Crisostomo: Il Signore spesso sopporta che i suoi discepoli
o dicano o facciano o pensino qualcosa non rettamente, in modo da trarre dalla
loro colpa l’occasione di spiegare la regola della pietà, sapendo che il loro
errore non nuoce quando è presente il maestro, ed edifica la sua dottrina non
solo nel presente ma anche nel futuro.
Crisostomo: Dice: Non
sapete ciò che chiedete poiché non dobbiamo solo pensare a quale gloria
conseguiamo, ma anche in quale modo evitiamo la rovina del peccato; poiché
anche nella lotta secolare chi pensa sempre alla preda della vittoria
difficilmente vince: per questo era necessario chiedere il confronto della sua
grazia per vincere ogni male.
Crisostomo: Il Signore sapeva che potevamo imitare la sua
passione, ma li interroga affinché tutti ascoltiamo che nessuno può regnare con
Cristo se non ha imitato la sua passione: infatti una cosa preziosa non viene
comprata se non a caro prezzo. E intendiamo per passione del Signore non
solamente la persecuzione dei Gentili, ma ogni violenza che sopportiamo
combattendo contro il peccato.
Crisostomo: Dice dunque: Potete
bere? Come se dicesse: voi mi parlate di onore e di corone, io invece di
lotte e di sudori: questo infatti non è il tempo dei premi. Con il modo però
dell’interrogazione li attrae; infatti non disse: potete versare il vostro
sangue?, ma Potete bere il calice?
Poi aggiunge: che io sto per bere? Remigio: Per renderli più desiderosi
in base alla comunione con lui. Ma essi, che già avevano la libertà e la
costanza del martirio, promettono di berlo; per cui segue: Gli dicono: Lo possiamo.
Girolamo: Il nome di quelli che saranno seduti nel regno dei
cieli non vengono qui pronunciati in modo che la designazione speciale di
alcuni sembri l’esclusione di altri; infatti il regno dei cieli non è tanto a
disposizione di colui che lo dà, ma di colui che lo riceve. Infatti per Dio non
c’è preferenza di persone, e quello che si presenterà degno del regno dei cieli
riceverà il regno che è preparato non per una tale persona, ma per una tale
condotta. Da ciò risulta che se voi vi comportate in tale maniera da meritare
il regno dei cieli che il Padre mio ha preparato per i vittoriosi, anche voi lo
riceverete. E il Signore non disse: non vi siederete, così da non coprire di
confusione i due fratelli, né: vi siederete, per non irritare gli altri.
Agostino: Secondo la forma di servo il Signore risponde ai
discepoli: sedere alla mia destra o alla
mia sinistra non compete a me darlo a voi. Ma ciò che è stato preparato dal
Padre suo è stato preparato anche dal Figlio, poiché sia lui che il Padre sono
una cosa sola.
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