Porta su di sé, come marchio indelebile, la vergogna di essere figlio
illegittimo. Vergogna che soprattutto è di sua madre, che si rifiuta
anche di allevarlo, per non aver sempre davanti agli occhi il ricordo
della sua colpa. Se il padre naturale si rifiuta di riconoscerlo come
figlio, l’uomo che quattro anni dopo sposa sua madre si rifiuta di
accettarlo in casa. Così sono i nonni e una zia a prendersi cura di lui e
forse è un bene, perché lo educano alla fede e all’amor di patria,
anche se a lui mancherà sempre l’affetto di mamma. Venuto alla luce nel
maggio 1923, in Slovenia, cresce in aperta campagna, nel tipico ambiente
contadino del tempo, contraddistinto da lavoro duro e tanta povertà. Il
bambino, però, eccelle negli studi e sembra quasi che trovi nei suoi
successi scolastici la compensazione alla carenza di affetto materno che
lo ha fatto sentire sempre inferiore ai suoi compagni. Fatto sta che
gli fanno proseguire gli studi nella capitale, a Lubiana, frequenta il
liceo e si diploma a pieni voti, grazie anche ad una benefattrice che
gli paga gli studi e la permanenza al convitto. A 13 anni entra a far
parte della Congregazione Mariana, di cui per un periodo sarà pure il
presidente, ma per quanto forte non è questa l’esperienza decisiva per
far maturare la sua fede. Due anni dopo alcuni compagni di liceo gli
fanno conoscere l’Azione Cattolica ed è subito amore a prima vista. È
convinto che sia stata proprio la Madonna a fargli la grazia di entrare a
far parte di questa associazione: preghiera, incontri formativi,
letture, apostolato attivo lo portano in poco tempo a consolidare la sua
fede. Diventa il ragazzo della comunione quotidiana, della
testimonianza forte, del sorriso limpido; lo studio diventa il suo mezzo
per fare apostolato, per avvicinare i compagni, per annunciare la sua
fede. “Non voglio essere un uomo mediocre. Un compito tanto bello e così
sublime come quello proposto dall’Azione Cattolica vale la pena che sia
vissuto a qualsiasi costo”, scrive.
E che non siano semplicemente buoni
propositi lo dimostreranno i fatti. In quegli anni pensa anche al
sacerdozio, ma gli sembra di poter fare di più e meglio come laico
impegnato e coerente. “Il giovane di Azione Cattolica deve essere sempre
disposto ai sacrifici, perfino al martirio e alla morte”: parole dal
sapore profetico, annotate sul suo diario in tempi non sospetti, quando
ancora nulla sembra far prevedere il peggio. Eppure quel ragazzo “come
tanti” comincia a diventare “speciale”, allenandosi al sacrificio,
prendendosi cura come non mai della sua vita spirituale, votandosi
interamente al Regno di Dio: non sa di prepararsi in questo modo a
scelte ben più impegnative. Perché in Iugoslavia i tempi si fanno
difficili e con il comunismo promosso da Tito si scatena anche una
feroce persecuzione contro i cattolici. Per le feste natalizie del 1942
sente forte il desiderio di tornare in famiglia per far visita ai suoi.
Durante il viaggio, il 1° gennaio 1943 si ferma al monastero cistercense
di Stična per accostarsi alla comunione, che sarà l’ultima della sua
vita, perché in quello stesso giorno viene intercettato dai partigiani
di Tito e fatto prigioniero con il pesante sospetto di essere il
corriere dei militanti anticomunisti. Dalla persecuzione cui è
sottoposto, però, saltano fuori soltanto un messalino, un libretto
religioso e alcune immaginette. Crudelmente torturato per tutta la notte
nel tentativo di fargli rivelare inesistenti complotti e una sua
fantomatica attività di spia, viene alla fine ucciso come pericoloso
cattolico. Il suo corpo orribilmente seviziato viene ritrovato il 23
febbraio, per caso, da alcuni ragazzini. Dal piccolo cimitero in cui
viene sepolto, il ventenne cattolico dal coraggio indomito e dalla fede
limpida continua però ad attrarre con la fama popolare del suo martirio,
riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa nello scorso mese di marzo. E
domenica scorsa, nella città slovena di Celje, nel contesto del
Congresso Eucaristico sloveno, è stato solennemente beatificato Alpjzij
(Luigi) Grozde, il ragazzo entusiasta della sua fede e innamorato
dell’Eucaristia.
Autore: Gianpiero Pettiti
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