L'uomo con la corona ritrovato a Zafar |
Gli archeologi sulle tracce di un imperatore cristiano che sarebbe stato sepolto sull'altopiano dello Yemen. Queste ricerche stanno scatenando molta curiosità e una serie di domande sulla nascita dell'Islam.
Dell'imperatore in questione non si hanno ritratti ufficiali. Si sa che aveva la barba. Lo si è dedotto da una figura, scolpita nella pietra, che risale all'epoca di Maometto. Paul Yule, un archeologo della città di Heidelberg, nel sudovest della Germania, ha studiato il rilievo, alto 170 centimetri, nella città di Zafar, a 930 chilometri da La Mecca. Vi è raffigurato un uomo con collane preziose, riccioli ed occhi rotondi. Yule ritiene che l'immagine risalga al 530 circa d.C.
Scavi archeologici nello Yemen |
L'archeologo tedesco ha scavato a lungo nei siti archeologici degli
altopiani rocciosi dello Yemen. Nella sua ultima missione ha raccolto
una serie di appunti, frammenti di detriti ed ossa che gli hanno
permesso di affermare che Zafar era il centro di una confederazione araba di stati tribali,
un regno estremamente esteso, che esercitò una potente influenza anche
su La Mecca. Yule ritiene che la misteriosa figura emersa dagli scavi a
Zafar fosse un imperatore cristiano.
L'uomo appare a piedi nudi, com'erano raffigurati abitualmente i
santi copti. Ha in mano un fascio di ramoscelli, simbolo di pace. Una
traversa ed un bastone alludono alla croce e indossa, sulla testa, una corona
simile a quella che portavano i governanti cristiani dell'antica
Etiopia. La fisionomia dell'uomo, con il suo viso tondo, porta a pensare
che sia un discendente dei conquistatori africani dello Yemen.
Nel 525 d.C., infatti, il Negus di Aksum
(una sorta di sovrano) aveva inviato una flotta attraverso il Mar Rosso.
I suoi soldati e gli elefanti furono traghettati su apposite
imbarcazioni verso est, dove si proponevano di diffondere il Vangelo.
Nei decenni successivi il suo esercito venne in parte sconfitto e
distrutto in Arabia. Zafar era la sua punta di diamante. La città è
stata costruita su un vulcano spento, ad un'altitudine di 2.800 metri sul livello del mare. Le sue mura e le sue torri presentano una lunghezza di quattro chilometri e mezzo. A Zafar vivevano circa 25.000 persone.
Secondo Yule, tra il III e il V secolo d.C. la Confederazione araba degli stati tribali divenne una superpotenza, nel territorio. I suoi mercanti scambiavano il legno di sandalo da Ceylon e la valeriana dalla Persia. Lo stato di cui Zafar divenne ben presto la capitale, controllava il porto di Aden,
dove gettavano l'ancora le navi dei commercianti di spezie che
provenivano dall'India. Zafar era una città splendida, Yule ha ritrovato
anfore vinarie, resti di favolosi palazzi decorati con sfingi e leoni e residui di cibo pregiato.
Zafar aveva una grande comunità ebraica, come è emerso dal ritrovamento di un sigillo con l'effige della Torah. Sono state scoperte anche iscrizioni in ebraico. Vi erano anche dei cristiani, a Zafar, che costruirono, nel 354 d.C., una chiesa. Ma questa pace idilliaca era destinata a finire. Le tensioni si acuirono sempre più intorno al V secolo d.C.
L'impero bizantino si faceva sempre più potente, accompagnato da
missionari cristiani, che portavano la dottrina del Vangelo. Per fermare
l'avanzata del cristianesimo, i singoli sovrani arabi della grande
confederazione di cui Zafar era capitale, si convertirono inizialmente al giudaismo, seguiti dall'intera classe dirigente. In seguito presero le armi e, nel 520 d.C., attaccarono la colonia cristiana di Najran, ricca di chiese e monasteri. Furono uccisi molti cristiani, durante l'assalto.
I Bizantini, infuriati con i loro alleati africani, affidarono al re etiope Kaleb, che usava portare gioielli tra i capelli e girava su una carrozza trainata da elefanti, la controffensiva. Se le fonti, in proposito, sono affidabili, la sua prima offensiva, portata con le navi, fu un vero fallimento. Nel 525 d.C., con l'aiuto di rifornimenti navali da Costantinopoli, Kaleb riuscì a completare la traversata del Mar Rosso e ad imporre il cristianesimo nello Yemen. Pare che il suo nome vero fosse Ella Asbeha.
Il rilievo ritrovato a Zafar rappresentante un uomo incoronato, è stato creato, forse, proprio durante questo periodo turbolento. Yule lo ha interpretato come una rappresentazione del re cristiano degli Etiopi.
Centro storico di Sanaa |
Kaleb intraprese una vera e propria crociata che portò, tra le altre cose, alla ricostruzione delle chiese distrutte di Najran e alla costruzione di altri edifici religiosi a Marib e Aden. La chiesa più bella era quella di Sanaa, con porte dorate ed un trono di ebano e avorio.
I raggi del sole attraversavano un pannello di alabastro posto sulla
cupola. I Bizantini avevano finanziato il progetto con l'invio di
artigiani, di marmi e di mosaici.
La chiesa di Sanaa fu distrutta dopo il trionfo dell'Islam nel VII secolo. I suoi tesori furono completamente asportati e al suo posto venne edificata una moschea. L'archeologa tedesca Barbara Finster ha scoperto che una delle colonne della moschea proveniva dalla chiesa distrutta, mentre alcuni dei magnifici mosaici della chiesa furono inviati a La Mecca come bottino.
Ma i contrasti tra Sanaa e La Mecca vennero immediatamente allo scoperto. Studiosi medioevali del Corano affermano che la moschea che il condottiero Abraha, luogotenente del re etiope che aveva conquistato lo Yemen, aveva fatto costruire nella città yemenita serviva a attirare i pellegrini dal luogo più sacro dell'Islam, dove si trovava la misteriosa Kaaba. Abraha, secondo lo storico Procopio di Cesarea, era stato schiavo di un bizantino che si era stabilito ad Adulis, in Etiopia.
La tradizione musulmana attribuisce ad Abraha un attacco su larga scala contro i ribelli delle tribù arabe vicino a La Mecca nel 552 d.C.. Questo attacco pare essere stato effettuato per mezzo di una truppa dotata di elefanti. La Mecca era difesa da Abd al-Muttaib, nonno paterno di Maometto
e, sempre secondo la tradizione, si salvò per intervento divino. L'anno
in cui si verificò questo episodio venne chiamato, dagli annalisti, "anno dell'elefante". Alcuni storici occidentali ritengono che questo sia l'anno in cui nacque Maometto. Sembra che la tribù del Kuraish,
alla quale apparteneva il Profeta, aveva a volte combattuto per i
cristiani. Non si sa se fossero alleati di questi ultimi e se Maometto
fosse, in realtà, nato in una città che si trovava, all'epoca, sotto il
dominio cristiano. Tra le prove a favore di quest'ipotesi vi è quella
che menziona un cimitero cristiano esistente a La Mecca già all'inizio
della sua storia.
"Il problema principale del collocamento della città santa coranica nella Mecca attuale è la totale assenza di evidenze archeologiche o ambientali, in aggiunta alla sostanziale assenza di una città che si vorrebbe antichissima nella letteratura preislamica. Dan Gibson ha contestato in maniera piuttosto convincente le tradizioni da un punto di vista archeologico.it.wikipedia.org/wiki/La_Mecca Diversi altri storici non musulmani, fra i quali Patricia Crone, Tom Holland o Edouard Marie Gallez hanno messo in dubbio la versione tradizionale islamica che vede la Mecca come la culla dell'Islam. Le tradizioni musulmane che descrivono in modo estremamente dettagliato la vita di Maometto alla Mecca sono infatti di molto posteriori, circa due secoli dopo la presunta data della sua morte.
RispondiEliminaLa città inoltre non è nominata dalle fonti coeve, e ciò fa sorgere molti dubbi sul fatto che essa potesse in effetti essere un importante centro carovaniero e di pellegrinaggio quale è considerata nella tradizione islamica. Inoltre le descrizioni ambientali presenti nel Corano, come nella sura VI "Il bestiame", parlano di un paesaggio con bestiame e vegetazione mediterranea che non corrisponde affatto al clima desertico, e talmente carente d'acqua da permettere solo assai limitatamente l'allevamento di Caprinae, Equus_ferus_caballus, Equus_africanus_asinus e Camelus_dromedarius, nonché la crescita di piante mediterranee.
Anche il contenuto del Corano, ricco di polemiche religiose derivate da temi e personaggi biblici, ha fatto pensare che il testo sacro dei musulmani fosse rivolto a un pubblico giudaico e cristiano in grado di cogliere i riferimenti alla tradizione biblica
Invece la posteriore, ed ormai unanime, tradizione musulmana sostiene che gli abitanti della Mecca fossero politeisti e pagani.
Secondo queste moderne ipotesi storiografiche storico-critiche, il Corano e lo sviluppo dell'islam sarebbero avvenuti altrove, più a nord, ai confini meridionali dell'Impero romano, tra la Siria e la Giordania attuali.
La localizzazione della Mecca come primo luogo della rivelazione di Allah sarebbe avvenuta solo successivamente, già quando esisteva il Califfato arabo nel VII e VIII secolo, e il fine sarebbe stato quello di distinguere la nuova religione dall'ebraismo e dal cristianesimo da cui l'islam sarebbe derivato, e la sua collocazione nel lontano deserto arabico sarebbe avvenuta per preservare la purezza e l'originalità della nuova rivelazione".