Verso la metà del secondo anno di vita di Gesù, un
Angelo avverti Maria ad Eliopoli della strage dei bambini ordinata da
Erode, premeditata ed organizzata già molto tempo prima dal tiranno.
Giuseppe e Maria ne furono assai afflitti e Gesù pianse tutto il giorno.
In occasione della presentazione di Gesù al tempio, le profezie di
Simeone ed Anna erano giunte all'orecchio di Erode. Il tiranno, già
agitato per l'episodio dei Magi e per le voci precedenti, si mise
maggiormente in allarme e preparò l'infanticidio di massa meditato da
lungo tempo; inviò quindi ordini più severi alle guardie di stanza nei
dintorni di Gerusalemme, Gigal, Betlemme e fino ad Hebron. Appena egli
ritornò da Roma fece ricercare Gesù a Nazareth, e non avendolo trovato,
diede definitivamente l'ordine dell'infanticidio di massa. Quandò Erode
diede l'ordine di razziare tutti i fanciulli nunon di due anni,
Elisabetta venne esortata da un Angelo a nascondere di nuovo suo figlio.
Così fuggi per la seconda volta col piccolo Giovanni nel deserto.
Giovanni aveva allora due anni ed era appena ritornato a vivere con i
genitori perché le voci di un probabile pericolo erano state smentite.
In quel tempo Gesù aveva un anno e mezzo e camminava da solo. Le
autorità avevano promesso premi alle donne feconde, e queste, adornati
festosamente i pargoli, si erano recate agli uffici siti nei diversi
luoghi di raccolta. Vidi le madri che partivano con i loro figlioli dai
luoghi della provincia del regno erodiano per confluire a Gerusalemme, a
Betlemme, a Hebron, e negli altri centri di raccolta. Quelle famiglie,
giunte sui loro asini, riponendo tante speranze in quel viaggio, avevano
portato i loro fanciulli a morire sventrati! Appena giunsero a
destinazione i padri furono rimandati indietro, le madri con i loro
pargoli invece vennero condotte in un gran luogo di raccolta nel qualevi
entravano lietissime, convinte di ricevere un premio per la loro
fecondità. A Gerusalemme l'edifido di raccolta era alquanto lontano
dalla città e vicino alla dimora di Pilato. La costruzione dove il
procuratore romano abitava era fatta in modo tale che difficilmente da
fuori si poteva sentire o vedere quello che accadeva all'interno. Pare
che fosse anche un penitenziario o una casa di giustizia perché nei
cortili vidi pali, ceppi d'albero e catene per i supplizi dei
prigionieri. Quei legni venivano chinati, legati assieme, poi
improvvisamente disciolti, quando si doveva giustiziare qualcuno con
l'orribile pena dello squartamento. L'edificio vicino alla dimora di
Pilato si presentava pure assai massiccio, dall'aspetto tetro, il
cortile era grande quasi come il cimitero che fiancheggia la chiesa di
Dùlmen. Una porta immetteva in un corridoio e nella corte, la quale era
fiancheggiata da due caseggiati laterali a destra e a sinistra. In
questi due edifici furono rinchiuse tutte le madri con i loro figli.
Allorché le donne si accorsero diessere prigioniere, tutte le speranze
crollarono in una volta sola ed esse cominciarono a piangere e a
disperarsi in tutti i modi. Passarono tutta la notte gemendo con i loro
fanciulli. Erano passate dalla più viva speranza alla più amara ed
angosciosa disperazione, come avviene spesso per ogni essere umano.
Il giorno dopo, 9 marzo, alla stessa ora, la Emmerick continuò il suo racconto.
Oggi
a mezzogiorno ho assistito all'orribile spettacolo della strage degli
Innocenti che avvenne nel palazzo di giustizia. Nella grande ala che
chiudeva il cortile, da uno dei lati, vi era a pian terreno una vasta
sala simile ad una prigione o ad un corpo diguardia. Il piano superiore
si divideva pure in sale, le cui finestre davano sul cortile. Radunati a
consiglio in una di queste, vi erano alcuni nobili signori seduti
intorno adun grande tavolo dove si trovavano delle pergamene. Credo che
fosse presente anche Erode, poiché vidi uno con la corona sul capo,
avvolto in un mantello rosso foderato di pelliccia bianca cosparsa di
fiocchetti neri. Molti distinti personaggi lo circondavano ed egli
contemplava tranquillamente l'orrida scena da una finestra. Dai
caseggiati laterali, le donne furono avviate con i bambini nella gran
sala a piano terra, giunte all'entrata, i manigoldi strappavano dalle
madri i fanciulli e li trasportavano nella corte, dove vidi venti boia
snaturati che li uccidevano, traforando loro il cuore con le lance o
decapitandoli con le spade. Alcuni bambini erano ancora avvolti nelle
fasce e avevano poppato al seno delle madri fino a pochi minuti prima,
altri erano già grandicelli e vestivano abitini tessuti. Senza
spogliarli li uccidevano in questo modo bestiale, poi afferrandoli per
un braccio o per un piede li lanciavano nel mucchio di cadaverinì pieni
di sangue. Lo spettacolo era orribile. Le urla di dolore delle madri
che, affollate e rinchiuse nella sala terrena si erano accorte della
strage dei figlioli, erano tremende. Esse si sentivano straziare il
cuore, si strappavano i capelli e si contorcevano le mani. Il numero di
esse a poco a poco crebbe, in breve tempo l'ampia sala divenne per loro
angusta ed avevano appena lo spazio per muoversi. Credo che la strage
fosse proseguita fino a sera. Nel cortile stesso fu scavata una fossa
enorme dove vennero gettati i cadaverini. Non mi sovviene precisamente
il numero delle vittime, sebbene questo mi fosse stato indicato con il
numero sette o diciassette (millesettecento, o settecento, come anche
settemila. Quello spettacolo mi atterri a tal punto che quando mi
risvegliai, a stento ebbi ricordo di simili scene. Durante la notte, le
madri legate assieme e divise per gruppi di destinazione furono
ricondotte alle proprie abitazioni. L'avvenimento che vidi si volse a
Gerusalemme, proprio nello stesso palazzo del tribunale in cui venne
condotto Gesù, non lontano dall'abitazione di Pilato. All'epoca del
processo a Gesù l'edificio era stato in parte trasformato. Quando il
Salvatore andò dal Padre suo, vidi molte anime da quel luogo salire al
Firmamento.
Tratto dal Libro “La Vita Della Madonna” di Suor Anna Caterina Emmerick
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