Questo testo “San Tommaso, psicologo” è tratto dal libro “Antropología profunda, el hombre ante Dios según Santo Tomás y el pensamiento moderno”,
del Prof. Ignacio Andereggen, docente presso la Pontificia Università
Gregoriana di Roma e la Pontificia Università Cattolica Argentina.
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L’attività corrispondente a quello che ai nostri
giorni si chiama Psicologia fu sviluppata eminentemente, anche se in
modo differente per contesto, modalità, risultati ed obiettivi, da San
Tommaso di Aquino nella sua dimensione di “umanista”. La frase che
abbiamo appena enunciato contiene una tesi di massima importanza. In
effetti, racchiude una grande quantità di dati speculativi e valutativi
riguardo il suo pensiero e la nostra situazione attuale, proprio come,
in parte, un progetto di azione culturale.
Il
quasi istintivo rifiuto che produce in alcuni l’asserzione appena
sostenuta, d’altra parte, non è indipendente da quei fattori che
determinano lo sviluppo della profonda crisi nella quale si trova la
cultura cristiana e cattolica. In effetti, molti vedono qui, con
ragione, uno spartiacque nella relazione del cristianesimo con la
cultura moderna. Molti, inoltre, non vogliono trarre le conseguenze che
derivano - in termini di scontro culturale - dall’ammettere che San
Tommaso si riferisce alla medesima cosa a cui si riferiscono anche Freud, Jung, Adler, Frankl.
L’ammissione
di questa verità, per molti, equivale alla rinuncia a navigare nel
fiume che trascina la cultura contemporanea; e a questo non sono
disposti. Freud, senza dubbio, per riferirci al più influente tra gli
psicologi, sapeva molto bene che tentava di dare un’altra spiegazione
allo stesso contenuto che tutta la più genuina tradizione cristiana
aveva già definito tramite la fede. La rinuncia ad ammetterlo da parte
di teologi, filosofi, e psicologi che si considerano cattolici, oltre
alla superficiale conoscenza della dottrina di Freud e degli altri
psicologi classici, rende manifesta la loro mancanza di chiarezza
epistemologica ed eventualmente la loro debolezza profonda nel sondare a
fondo le conseguenze della loro fede. In effetti, come ci insegna il
Concilio Vaticano II, nella realtà il mistero dell’uomo incontra vera luce solamente nel mistero del Verbo incarnato [1].
E non si tratta semplicemente di ciò di cui si occupa l’antropologia
filosofica, ma specialmente della condizione concreta dell’uomo che
Cristo è venuto a salvare.
Di questa condizione
concreta, agli ultimi livelli di profondità, tratta Freud, e anche San
Tommaso. Naturalmente, uno dal suo ateismo nietzscheano, e l’altro alla
luce della Scrittura divina e della ragione naturale.
Alcuni
tomisti, nel trattare l’ambito psicologico, si appellano al principio
secondo cui “la grazia suppone la natura e la eleva”, al fine di dare
fondamento alla necessità di una terapeutica psicologica che prepari al
cammino della grazia, come condizione per la sua efficacia. Sottilmente,
cadono in una concezione profondamente contraria a quella di San
Tommaso, per il quale, fondandosi su Sant’Agostino, non si potrebbe mai
avere una disposizione naturale e umana per il sovrannaturale della
grazia. E’ sempre dalla grazia, al contrario, che la natura può
restaurarsi o ricomporsi, dalla quale l’uomo, radicalmente, può curarsi, se rimaniamo al livello propriamente umano e non meramente psichiatrico o medico.
Lungi
dal rimaner relegate ad alcuni punti particolari, come per esempio il
trattato delle passioni, le dottrine tomiste sulle quali può fondarsi
una vera psicologia che non cada nelle trappole che accompagnano la
condizione moderna – e che, a differenza della filosofia, non può non
essere “cristiana”, dato che si riferisce all’uomo storicamente
considerato – abbracciano la maggior parte del pensiero dell’Aquinate.
Ne
diamo una rapida idea a partire dalla struttura e dai temi della Summa
di Teologia. La prima parte di questa opera tratta di Dio e della sua
creazione. E qui degli angeli e degli uomini.
Qualsiasi
psicologia degna di questo nome deve fondarsi su di una adeguata
conoscenza della natura umana nei confronti del soggetto concreto che
vuole aiutare e conoscere. Deplorevolmente, la quasi totalità delle
correnti psicologiche contemporanee soffre di gravissimi difetti in
questo campo, che limitano nella pratica la loro efficacia positiva, e,
per l’opposto, le convertono tante volte in strumenti di profonda
deformazione umana. La trappola consiste nell’accettazione acritica –
deplorevolmente a volte da parte di molti cristiani – del principio
freudiano secondo cui la psicologia, proprio come Freud stesso stabilì
come psicoanalisi, consiste in una vera scienza con un proprio oggetto,
distinta perfettamente dall’antropologia filosofica e dall’antropologia
teologica. La mancanza di precisione speculativa gioca qui un ruolo
centrale, sommata, ovviamente, alla carenza di connaturalità profonda
con la pienezza di una vita umana e cristiana.
In
questo senso, i chiari principi dell’antropologia filosofica tomista
devono svolgere un ruolo capitale per la ricostruzione di una autentica
psicologia in ambito cristiano. Non si può conoscere nulla dell’uomo
concreto senza capire l’intelligenza, la volontà, l’anima umana, le sue
potenze sensitive, in sintesi, il vero essere ed il funzionamento
“profondo” – la vera psicologia profonda – della persona umana. Solo un
pensiero superficiale potrebbe tentare una sintesi speculativa tra la
dottrina filosofica classica sull’uomo, come appare formulata in San
Tommaso d’Aquino, per esempio, e la psicologia di Freud, Jung, Frankl,
Piaget, Kohut e molti altri. Soltanto per rimanere nella dimensione che
determina essenzialmente e radicalmente tutta la condizione umana, la
concezione dell’intelligenza di questi autori non è solo profondamente
insufficiente, ma anche profondamente distorta. In questo campo
delicatissimo, dal quale dipendono tutti gli altri che si riferiscono
all’uomo, le illusioni concordiste potrebbero soltanto condurre ad
errori fatali dalle conseguenze estremamente negative, specialmente
nell’ambito della vita cristiana.
Il trattato
sugli angeli, nel quale San Tommaso sviluppa tutta la sua maestria, solo
apparentemente, e, naturalmente, per coloro che non hanno una profonda
fede ed una profonda esperienza di vita, può rimanere fuori dall’ambito
della vera psicologia. Sant’Ignazio di Loyola mostrò in modo
insuperabile, nella pratica, ciò che significa l’influenza costante
della parte principale della realtà naturale, il mondo degli angeli,
sulla vita degli uomini, in senso positivo e in senso negativo.
L’esperienza della direzione spirituale, dimostra, d’altra parte, che le
situazioni umane più confuse non possono risolversi senza l’azione
degli angeli buoni o cattivi sulla vita degli uomini.
Inoltre,
il peccato originale, del quale San Tommaso tratta largamente nella
Prima Secundae della Summa, è capitale per comprendere la situazione ed
il funzionamento concreto della vita degli uomini [2]. Tutto ciò che
l’uomo fa e patisce, dal sentimento più elementare alla piena
accettazione della Redenzione di Cristo, è influenzato dal riferimento a
questo dramma all’origine dell’umanità. Freud stesso, a suo modo,
fornisce una testimonianza del fatto che per lui non si può capire la
vita umana a prescindere dalla colpa, e specialmente dalla colpa
originale, della quale secondo lui l’uomo non può non essere orgoglioso,
perché prendendo coscienza di essa egli arriva veramente ad essere
quello che è, uomo razionale. La determinante presenza nel mondo della
colpa originale lo sottomette, secondo tutta la linea costante
dall’antropologia teologica ortodossa, fino all’ultimo Catechismo della Chiesa Cattolica,
al potere del demonio e dei demoni, che lo tengono schiavo, operando
specialmente sull’immaginazione e sull’affettività sensoriale, che sono
le facoltà nelle quali si concentra fondamentalmente la vita psichica
della maggior parte degli uomini [3]. Non si tratta, dunque, di un dato
meramente teorico se non solo per coloro che non conoscono profondamente
il funzionamento dell’esistenza concreta degli uomini, individualmente e
socialmente considerati. San Tommaso, assieme ad altri grandi maestri
di autentica saggezza cristiana, può essere una guida luminosa in questo
campo.
Tutta la Seconda Parte della Summa,
dedicata allo studio dell’uomo come immagine di Dio, è un grande
trattato di psicologia fondamentale, non solo teorica ma anche pratica.
Da qui potrebbe cominciare una vera opera di ricostruzione della
psicologia cristiana. Questa dovrebbe discernere, tramite la fede e ciò
che la retta ragione scopre circa l’uomo concreto alla luce della
rivelazione, tutto quello che lo sviluppo della cultura posteriore a San
Tommaso apporta, come positivo e come negativo, per la comprensione
della natura umana dinamicamente considerata, e per l’aiuto pratico teso
a rimediare le carenze dell’uomo concreto. Il principio che guida
l’Aquinate è quello dell’uomo come creato a immagine di Dio, e
destinato ed elevato all’ordine soprannaturale. E’ assolutamente
impossibile comprendere la situazione della persona concreta – che
implica la totalità che ciascuno è – al di fuori di questo ordine.
La
considerazione sulla finalità dell’uomo con la quale comincia la Prima
Secundae è assolutamente fondamentale in psicologia [4]. Ed è qui dove
si situa, coerentemente con una concezione fallace dell’intelligenza,
uno dei più fatali difetti delle correnti di psicologia contemporanea,
con la notabile e parziale eccezione – in questo punto preciso -, di
quella di Alfred Adler, che considera importante la funzione di finalità
nella vita umana. Se il fine è la realtà più importante nella condotta,
e se l’unico fine ultimo di tutti gli uomini che abbiano o meno la grazia
è la Beatitudine [5], è chiaro che senza la conoscenza della posizione
dell’uomo concreto rispetto ad essa sarà inintelligibile il vero
significato del complesso delle realtà e dei fenomeni che la
determinano, e sarà impossibile anche ogni tipo d’aiuto veramente
efficace e non dannoso –come per esempio, nella psicoanalisi freudiana,
secondo la sua idea fondamentale, rendendo cosciente l’inconsapevole
ribellione contro l’autorità paterna di Dio, che determina in genere la
concretezza della vita umana in quanto disconnessa dalla grazia-.
Se
la psicologia deve svilupparsi ad un livello veramente scientifico ed
efficace, in contrasto con l’impressionante confusione che regna nello
studio della psicologia contemporanea - quando a volte riesce a superare
il livello meramente estrinseco nella concezione dell’uomo, comune alle
scienze biologiche e fisiche, per affacciarsi al livello della vita
umana -, non potrà prescindere dalla comprensione precisa e tecnica
degli atti umani in quanto tali, distinti dagli atti meramente dell’uomo,
come sono gli atti incoscienti di ogni tipo. E’ ciò che San Tommaso
tratta a seguito della Beatitudine nella Prima Secundae [6]. E’
particolarmente importante in questo punto l’adeguata comprensione del
funzionamento della volontà spirituale, la potenza umana più lasciata ai
margini nella psicologia dei nostri giorni, e, dall’altra parte, la più
deteriorata nella condizione dell’uomo concreto [7].
Arriviamo
così al trattato delle passioni [8]. Queste non possono essere comprese
indipendentemente dalla loro profonda radice nell’anima umana
spirituale, e dalla loro funzione rispetto agli atti delle potenze
superiori. Il significato concreto degli atti delle passioni si può solo
captare nella loro propria situazione a differenza degli atti
spirituali. Questa idea è presente unilateralmente ed in modo deformato
nello stesso Freud, per il quale tutta la vita psichica è un cammino per
la piena realizzazione di ciò che lui intende essere la ragione. San
Tommaso ci fornisce una considerazione completa e dettagliata della vita
psichica al livello degli atti inferiori la ragione e la volontà,
dandoci, inoltre, gli strumenti per considerarli nel loro vero
significato concreto, per comprenderli rispetto al vero funzionamento
della ragione e della volontà umana, e rispetto al fine ultimo.
Abbondano in questo punto le osservazioni veramente “psicologiche” di
San Tommaso, secondo l’impreciso ed ideologico significato contemporaneo
del termine “psicologia”.
Il trattato sugli
abiti (habitus), le virtù, i doni dello Spirito Santo, le beatitudini e i
frutti dello Spirito Santo costituisce il nucleo di una psicologia
positiva, diretta allo sviluppo naturale e soprannaturale dell’uomo,
contro la tendenza unilaterale contemporanea a considerare l’uomo dal
punto di vista della patologia [9]. In effetti, le psicologie
contemporanee considerano la natura umana corrotta con l’aiuto di
dottrine filosofiche profondamente pessimiste, come sono quelle di
Schopenhauer, Nietzsche, Heidegger e i postmoderni, senza avere la
connaturalità necessaria per comprendere uno sviluppo vero e sano della
natura umana – in realtà impossibile senza la grazia divina, dalla quale
fuggono come dalla morte, e nonostante che il fine della vita per loro,
come Freud indica, sia la morte - [10]. Una vera considerazione del
funzionamento positivo della natura umana restaurata ad opera della
grazia renderebbe impossibile la tragica confusione di tanti psicologi
concordisti cattolici, che con la loro ingenuità spesso non del tutto
innocente hanno introdotto il principio della morte dentro la dottrina
della vita, corrompendola dal di dentro nella vita concreta dei loro
“pazienti”, nel significato letterale della parola pazienti.
Se
si cerca di mettere in relazione la “nevrosi” di cui tratta la
psicologia o le psicologie contemporanee con la nozione di “peccato”
dell’antropologia teologica cristiana, normalmente si produce una
violenta reazione avversa. Tale reazione sarebbe notevolmente attenuata,
o anche scomparirebbe del tutto se si studiasse con serietà il trattato
sul peccato che San Tommaso fa seguire a quello delle virtù nella Prima
Secundae. Si catturerebbe così l’ampiezza del suo significato e la sua
drammatica incidenza reale a molteplici livelli, soprattutto
strutturali, nella vita concreta dell’uomo [11]. Però è soprattutto il
tema del peccato originale, che l’Aquinate tratta nelle questioni 82 e
83, che è al centro dell’attenzione di Freud, e inconsciamente, lo si
voglia ammettere o no, al centro di tutta l’attività psicologica
contemporanea che è configurata secondo l’atteggiamento freudiano. In
effetti, la psicoanalisi di Freud, come metodo e tecnica, è
intrinsecamente solidale al suo intento fondamentale di rendere
cosciente nel modo più completo la ribellione dell’uomo contro Dio
Padre, radicata nella struttura incosciente dei suoi vizi e passioni non
restaurate per l’influsso della grazia. Per Freud, come per Nietzsche,
che è la sua fonte segreta d’ispirazione, l’uomo si compie veramente in
ciò che è, nella sua posizione cosciente contro Dio e nella pretesa di
occuparne il posto [12]. D’altra parte, molte distorsioni teologiche
contemporanee, che hanno come punto di forza una inadeguata concezione
del peccato originale per l’influsso e l’assimilazione, a volte
cosciente, delle filosofie idealiste, entrano in una simbiosi del tutto
naturale con il pensiero freudiano e psicologico in generale – che
benché si opponga parzialmente ai dogmi di Freud, è plasmato molte volte
sulle sue esigenze e pretese, e produce risultati simili, al di là
delle intenzioni degli psicoterapeuti ─.
La
Prima Secundae si chiude con la considerazione di due temi capitali in
psicologia: la legge [13] e la grazia [14]. L’uomo non può realizzarsi autonomamente
senza l’aiuto di Dio, che è l’autore di entrambe. Nessuno psicologo
potrebbe con la sua terapia sostituire la legge e neppure aiutare il
soggetto a crearsi una pseudo-legge soggettiva secondo le proprie
inclinazioni personali e le circostanze di vita – come al contrario
pretendono subdolamente molte teologie morali contemporanee -. Tanto
meno potrebbe rimpiazzare l’azione della grazia, l’unica che ordina
l’uomo al suo vero fine e che evita le profonde distorsioni della
personalità. Il vero psicologo, anche a livello meramente umano,
aiuterebbe il suo paziente a scoprire le implicazioni della legge
naturale nelle sue proprie circostanze di vita, e soprattutto,
aiuterebbe a togliere gli impedimenti per il compimento della legge
evangelica, la cui realtà principale è la grazia dello Spirito Santo, e
che è l’unica norma che porta con certezza alla pienezza della vita
umana avviandola verso il suo unico e vero fine [15].
L’affermazione
che San Tommaso pone nel prologo della Secunda Secundae riguardo il
fatto che le considerazioni generiche in campo morale sono poco utili,
perché le azioni umane sono particolari, ci fa intravedere il nesso
essenziale che esiste non soltanto tra la psicologia e l’etica, ma
soprattutto tra la psicologia e la Teologia, per il fatto che questa
scienza è allo stesso tempo dell’universale e del particolare, come
riflesso della infinita scienza di Dio che abbraccia entrambe.
E’
chiaro che per captare questo nesso è necessaria la fede, la prima
virtù teologale delle quali tratta in questa sezione. Insieme alla
speranza ed alla carità, forma il centro dell’esistenza cristiana [16].
La configurazione psichica, soprattutto se è considerata dinamicamente,
si manifesta in modo molto diverso nella persona che possiede tali
virtù, o in colei che possiede i vizi contrari. Questo è specialmente
valido per il fatto che si riferisce all’amore teologale o all’odio,
magistralmente trattati da San Tommaso in questa sezione [17]. Lo stesso
accade, in una maniera meno profonda ma più visibile, dinanzi alla
presenza o l’assenza delle quattro virtù cardinali [18]. E’ qui che ci
imbattiamo nel centro di ciò che è psicologicamente osservabile della
modalità umana. Se non giunge fino al livello specifico della virtù
umana in quanto tale, la psicologia nelle sue molteplici varianti non
potrà superare nel concreto il livello del comportamentismo, per quanto
sofisticata ed astrattamente elaborata possa essere.
Uno
psicologo che conoscesse in modo concreto e vitale il modo di operare
delle persone a partire dalla ricca descrizione delle virtù e dei vizi
che realizza l’Aquinate in questa parte della Secunda Secundae, avrebbe
uno strumento per l’aiuto psicologico molto più elaborato ed efficace
degli altri metodi diagnostici e terapeutici contemporanei. E, a loro
volta, questi metodi – anche eventualmente conservando la loro apparenza
esteriore che li ricollega a test, tecniche, relazione professionale
psicologo-paziente, ecc., un fattore accidentale, però che normalmente
preoccupa molto gli psicologi e gli studenti di psicologia cristiani –
si potranno rigenerare in un modo degno dell’uomo e del cristiano, e che
soprattutto non introduca coscientemente o incoscientemente profonde
distorsioni al di sotto della loro apparenza neutra, e specialmente a
causa di essa.
Dal punto di vista negativo, è
specialmente importante per la psicologia – seguendo lo sviluppo della
Secunda Secundae, la considerazione della superbia come primo peccato e
fonte degli altri, e specialmente la sua gravità in quanto implica una
ribellione contro Dio. Non potremo non menzionare a questo punto le
giuste intuizioni di Alfred Adler, il quale colloca in ciò che la
tradizione della saggezza cristiana chiama superbia la causa più
profonda della nevrosi [19].
La Seconda Parte
della Summa Teologica si chiude con alcune questioni che si riferiscono
agli stati di vita del cristiano, e specialmente alla differenza tra la
vita attiva e la vita contemplativa, e la superiorità di quest’ultima
[20], le quali sono imprescindibili nelle attuali circostanze di
confusione nella vita cristiana e nella vita consacrata. Non
dimentichiamo che di fatto molte persone consacrate, a volte anche
dedite alla vita contemplativa, sono soggette a trattamenti
psicoterapeutici indiscriminati senza che incontrino coloro che
comprendano la vera causa dei loro patimenti, né chi dovrebbe guidarli
spiritualmente, né gli psicologi.
La Terza Parte
della Summa Teologica si riferisce a Cristo, nel quale si incontra il
compimento o perfezione di tutta l’attività teologica. La frase del
Concilio Vaticano II precedentemente citata diceva che solo in Lui si
rischiara il mistero dell’uomo. Per chi lo saprà guardare, incontrerà in
questa parte l’ideale verso cui dovrà mirare tutto l’aiuto psicologico.
Però in questo punto dobbiamo affrontare un compito supplementare che
non abbiamo incontrato nelle tematiche precedenti.
In
effetti, nella nostra situazione contemporanea non si tratta solamente
di ottenere che l’attenzione all’uomo perfetto, comunicando la sua
chiarezza, illumini definitivamente le zone più oscure dello psichismo
umano. Si tratta invece, e ancor prima, di riuscire a liberare la
teologia contemporanea dalla crescente proiezione di una psicologia
modellata esclusivamente sulla patologia e sui limiti umani, della
Persona di Cristo. Si tratta di non dimenticare che ci troviamo a che
fare con la psiche umana di una persona che non è umana ma divina. Non è
possibile immaginare né pensare l’unità della mente e neppure della
coscienza di Cristo. E’ per eccellenza oggetto della fede. Lo sapeva
molto bene l’Aquinate, il quale spiega in modo ammirabile e preciso ciò
che si riferisce alla scienza e le altre perfezioni dell’umanità di
Cristo, così come i difetti che volontariamente assunse per la nostra
salvezza [21]. Le questioni che seguono, circa la vita, la passione, la
morte, la resurrezione e la vita gloriosa, ci mostrano nella sua
pienezza il mistero pasquale, che implicitamente ed esplicitamente deve
essere al centro della vera “psicologia profonda” del cristiano.
A
partire dalla questione 60 della terza parte San Tommaso tratta dei
sacramenti. Chi non comprenderà che presi sul serio, con tutta la loro
importanza vitale trasformatrice della vita, ognuno di essi è pieno di
implicazioni psichiche? La trasformazione della mente umana nel suo
pensare, operare e sentire concreto è la loro vera finalità. Il
battesimo, l’ordine sacro, il matrimonio e soprattutto l’Eucarestia
implicano una totale trasformazione della mente umana e di tutto lo
psichismo. La vita umana fondata seriamente sui sacramenti, anche
fenomenologicamente, è totalmente distinta dalla vita umana vissuta a
prescindere da essi.
Resta chiaro che per il solo
fatto di ricevere l’assoluzione sacramentale la persona non sperimenta
sempre cambiamenti negli affetti, immaginazioni, tendenze negative
nell’ordine della sensibilità. Però si prendono sul serio le
disposizioni necessarie per ricevere il sacramento come parte del
sacramento stesso? Non sarà che si pensa alla confessione come ad un
atto quasi meccanico nel quale il pentimento gioca un ruolo marginale e
quasi insignificante? Si prende sul serio l’importanza dei peccati
oggettivi, al di là delle intenzioni della persona, e del suo potenziale
distruttivo dell’armonia dello psichismo umano?
Se
per Freud, come lui stesso dice esplicitamente, la psicoanalisi
rimpiazza la confessione e lo psicoanalista il sacerdote, una volta
constatate le conseguenze devastanti dell’influsso delle idee freudiane
nella cultura e nella vita concreta degli uomini dei giorni nostri,
dovremmo avere il coraggio cristiano di invertire l’inversione e di dare
conseguentemente ai sacramenti della riconciliazione e dell’ordine
sacro l’importanza che gli appartiene come mezzi imprescindibili per la
realizzazione di un’autentica vita cristiana, e, quindi, pienamente
umana.
Concludiamo formulando alcune osservazioni
più pratiche. Nella situazione attuale, se vogliamo mantener viva la
filosofia e la Teologia di San Tommaso, non possiamo prescindere dal
confronto con la psicologia contemporanea, che influisce molto più
direttamente della filosofia nella situazione concreta della vita degli
uomini dei nostri giorni.
In vista di ciò, è
importante affrontare di petto l’obiezione comune che si alza ogni volta
che si fa risaltare il valore psicologico del pensiero di san Tommaso,
così come di altri autori classici. Il fatto che non si trovano nella
sua filosofia e nella sua Teologia gli strumenti “tecnici” per
diagnosticare le “nevrosi” e per poter così “curarle”, trattandole come
vere malattie. Per questo è necessario situare le cose al livello in cui
veramente si sviluppa il pensiero sull’uomo in quanto uomo. Questo è il
principio, e talvolta è molto difficile da realizzare. Senza una
visione che riesca ad alzarsi al di sopra degli schemi immaginativi ed
affettivi che tengono intrappolata la mente di tanti psicologi e di
altri che li seguono acriticamente è impossibile un dialogo serio sul
tema.
La vera “psicologia”, anche accettandola, come è ragionevole nei nostri tempi e nelle nostre circostanze, come attività
– non dico “scienza” – autonoma rispetto allo studio ed alla
applicazione diretta della Teologia -, la vera psicologia – dico – è
tutta da costruire nella sua forma concreta e determinata, nella sua
traduzione sperimentale e terapeutica. Speriamo di poterlo fare sulla
base di una filosofia e di una teologia tanto profonde come quelle di
San Tommaso. Nonostante, vista l’epoca che stiamo attraversando, già non
sarebbe poco se la si potesse fondare sul più elementare senso umano e
cristiano. E se già molti di coloro che sono stati formati secondo i
principi della psicologia classica del secolo ventesimo sono
impossibilitati per fare ciò, da non mediare un intervento speciale e
quasi straordinario della Grazia divina, speriamo, con speranza
soprannaturale, che la visione grande ed illuminata di coloro che
dirigono le istanze determinanti la cultura cattolica pongano, o
permettano di porre, i primi semi per questa fondazione.
Spendiamo
comunque alcune parole sul metodo, che abbiamo tenuto per la
conclusione al fine di far comprendere l’importanza della prospettiva di
totalità che deve essere impiegata in ogni riflessione di tipo
“psicologico”. In questo senso è inconveniente, come si è fatto in
alcuni intenti non molto recenti che tentavano artificialmente una
concordia della “scienza” con la scolastica, ridurre il valore
psicologico del pensiero di San Tommaso al trattato delle passioni. Al
contrario, questo valore rimane massimamente in evidenza quando si
considera l’uomo secondo la totalità delle prospettive che
incontriamo nella filosofia e soprattutto nella Teologia dell’Aquinate.
Il fondamento di questo fatto ce lo fornisce lo stesso Dottore Angelico:
la persona è il tutto [22]. E’ per questa ragione che, da un
punto di vista completamente diverso, è attraente il discorso delle
psicologie contemporanee, che si presenta come totalizzante.
Noi
tomisti abbiamo il dovere di non cadere intrappolati nella magia
irrazionale che ai nostri giorni possiede ciò che ha a che fare con lo
“psicologico”, e, in cambio, di procedere scientificamente secondo i più
certi principi filosofici e teologici. Solo così potremo orientarci,
con l’aiuto di San Tommaso, in questo campo, come in tanti altri nei
quali si presentano le sfide della cultura contemporanea.
Note:
1. Gaudium et Spes 22.
2. S. Th. I-II q.82-83.
3. S. Th. I q.106-114.
4. S. Th. I-II q.5 a.8.
5. S. Th. I-II q.5 a.8.
6. S. Th. I-II q.6-21.
7. S. Th. I-II q.8-17.
8. S. Th. I-II q.22-48.
9. S. Th. I-II q.49-70.
10. Cfr. Sigmund Freud: Al di là del principio del piacere, in Obras completas, Biblioteca Nueva, Madrid 1967, vol. I, pag. 1112 (in italiano edito da Mondadori Bruno, 2003, Milano): “Se pertanto tutti gli istinti organici sono conservatori e storicamente acquisiti, e tendono ad una regressione o ad una ricostruzione del passato, dovremo attribuire tutti gli esiti dell’evoluzione organica ad influenze esterne, perturbatrici e devianti. L’essere animato elementare non avrebbe voluto trasformarsi fin dal suo origine e avrebbe ripetuto sempre, sotto identiche condizioni, un solo e medesimo cammino vitale. Però alla fine ci sarebbe sempre la storia evolutiva della nostra Terra e della sua relazione col Sole, che ci ha lasciato la sua orma nell’evoluzione degli organismi. Gli istinti organici conservatori hanno ricevuto ognuna di queste trasformazioni forzate del corso vitale, conservandole per la ripetizione, e danno l’impressione erronea di forze che tendono verso la trasformazione e il progresso, essendo così che non si propongono più di raggiungere un fine antico per strade tanto antiche quanto nuove. Questo fine ultimo di tutta la tendenza organica potrebbe essere indicato. Il fatto che il fine della vita fosse uno stadio non raggiunto mai prima d’ora sarebbe in contraddizione con la Natura, conservatrice degli istinti. Detto fine deve essere uno stadio vecchio, uno stadio di partenza, che l’inanimato ha abbandonato una volta, e verso il quale tende attraverso tutti i giri dell’evoluzione. Se come esperienza, senza eccezione alcuna, dobbiamo accettare che ogni vivente muore per cause interne, tornando all’inorganico, possiamo dire: la meta di ogni vita è la morte. E con lo stesso fondamento: l’inanimato era prima dell’animato”.
11. S.Th. I-II q.71-89.
12. SIGMUND FREUD, Totem e tabù, trad. it. Roma 1990, pp. 207-208: “Nel mito cristiano, il peccato originale deriva incontestabilmente da un'offesa commessa nei confronti di Dio Padre. Bene, se il Cristo ha liberato gli uomini dal peso del peccato originale col sacrificio della propria vita, noi dobbiamo concludere che questo peccato consistesse in una uccisione. Secondo la legge del taglione, profondamente radicata nello spirito umano, un'uccisione puo essere espiata solo col sacrificio di un'altra vita; il sacrificio in se stesso significa l'espiazione per un atto suicida. E quando questo sacrificio della propria vita deve portare alla riconciliazione col Dio Padre, il crimine da espiare non può essere che l'uccisione del padre. Cosi nella dottrina cristiana l'umanità confessa francamente l'azione delittuosa primeva, poiché solo nel sacrificio di questo unico figlio ha trovato piena espiazione. La riconciliazione col padre è tanto più completa in quanto, contemporaneamente al sacrificio si proclama la rinuncia alla donna, che è stata la causa della ribellione contro il padre. Ma a questo punto si manifesta ancora una volta, la fatalità psicologica dell'ambivalenza. Nello stesso tempo e con lo stesso atto il figlio, che offre al padre l'espiazione più piena, realizza i suoi desideri contro il padre. Diviene egli stesso dio accanto al padre, o meglio al posto del padre. La reIigione del figIio si sostituisce alla reIigione del padre. E per segnare questa sostituzione, viene rimesso in vita I'antico banchetto totemico in forma di Comunione, in cui i frateIIi riuniti si cibano deIla carne e del sangue deI figlio, e non deI padre, per santificarsi e identificarsi con lui. Cosi, seguendo attraverso le varie epoche successive I'identità deI banchetto totemico con iI sacrificio animale, con il sacrificio umano teantropico e con l'Eucarestia cristiana, in tutte queste soIennità si ritrovano le conseguenze del crimine che in modo tanto opprimente pesava sugli uomini, che pure avrebbero dovuto esserne fieri. Ma Ia Comunione cristiana è, in fondo, una nuova soppressione del padre, una ripetizione dell'atto che richiede espiazione. E noi comprendiamo quanto il Frazer abbia ragione, quando dice che « la Comunione cristiana ha assorbito in sé un sacramento molto più antico del cristianesimo».”
13. S.Th. I-II q.91-108.
14. S.Th. I-II q.109-114.
15. S.Th. I-II q.106-108.
16. S.Th. II-II q.1-46.
17. S.Th. II-II q.23-46.
18. S.Th. II-II q.47-170.
19. Cfr. M. Echavarria, La Soberbia y la Lujuria como patologias centrales de la psique segùn Alfred Adler y Santo Tomàs de Aquino, in: I. Andereggen – Z. Seligmann, La psicologìa ante la gracia, Buenos Aires 1997.
20. S.Th. II-II, q.179-189.
21. S.Th. III q.7-15.
22. S.Th. III q.2 a.2.
2. S. Th. I-II q.82-83.
3. S. Th. I q.106-114.
4. S. Th. I-II q.5 a.8.
5. S. Th. I-II q.5 a.8.
6. S. Th. I-II q.6-21.
7. S. Th. I-II q.8-17.
8. S. Th. I-II q.22-48.
9. S. Th. I-II q.49-70.
10. Cfr. Sigmund Freud: Al di là del principio del piacere, in Obras completas, Biblioteca Nueva, Madrid 1967, vol. I, pag. 1112 (in italiano edito da Mondadori Bruno, 2003, Milano): “Se pertanto tutti gli istinti organici sono conservatori e storicamente acquisiti, e tendono ad una regressione o ad una ricostruzione del passato, dovremo attribuire tutti gli esiti dell’evoluzione organica ad influenze esterne, perturbatrici e devianti. L’essere animato elementare non avrebbe voluto trasformarsi fin dal suo origine e avrebbe ripetuto sempre, sotto identiche condizioni, un solo e medesimo cammino vitale. Però alla fine ci sarebbe sempre la storia evolutiva della nostra Terra e della sua relazione col Sole, che ci ha lasciato la sua orma nell’evoluzione degli organismi. Gli istinti organici conservatori hanno ricevuto ognuna di queste trasformazioni forzate del corso vitale, conservandole per la ripetizione, e danno l’impressione erronea di forze che tendono verso la trasformazione e il progresso, essendo così che non si propongono più di raggiungere un fine antico per strade tanto antiche quanto nuove. Questo fine ultimo di tutta la tendenza organica potrebbe essere indicato. Il fatto che il fine della vita fosse uno stadio non raggiunto mai prima d’ora sarebbe in contraddizione con la Natura, conservatrice degli istinti. Detto fine deve essere uno stadio vecchio, uno stadio di partenza, che l’inanimato ha abbandonato una volta, e verso il quale tende attraverso tutti i giri dell’evoluzione. Se come esperienza, senza eccezione alcuna, dobbiamo accettare che ogni vivente muore per cause interne, tornando all’inorganico, possiamo dire: la meta di ogni vita è la morte. E con lo stesso fondamento: l’inanimato era prima dell’animato”.
11. S.Th. I-II q.71-89.
12. SIGMUND FREUD, Totem e tabù, trad. it. Roma 1990, pp. 207-208: “Nel mito cristiano, il peccato originale deriva incontestabilmente da un'offesa commessa nei confronti di Dio Padre. Bene, se il Cristo ha liberato gli uomini dal peso del peccato originale col sacrificio della propria vita, noi dobbiamo concludere che questo peccato consistesse in una uccisione. Secondo la legge del taglione, profondamente radicata nello spirito umano, un'uccisione puo essere espiata solo col sacrificio di un'altra vita; il sacrificio in se stesso significa l'espiazione per un atto suicida. E quando questo sacrificio della propria vita deve portare alla riconciliazione col Dio Padre, il crimine da espiare non può essere che l'uccisione del padre. Cosi nella dottrina cristiana l'umanità confessa francamente l'azione delittuosa primeva, poiché solo nel sacrificio di questo unico figlio ha trovato piena espiazione. La riconciliazione col padre è tanto più completa in quanto, contemporaneamente al sacrificio si proclama la rinuncia alla donna, che è stata la causa della ribellione contro il padre. Ma a questo punto si manifesta ancora una volta, la fatalità psicologica dell'ambivalenza. Nello stesso tempo e con lo stesso atto il figlio, che offre al padre l'espiazione più piena, realizza i suoi desideri contro il padre. Diviene egli stesso dio accanto al padre, o meglio al posto del padre. La reIigione del figIio si sostituisce alla reIigione del padre. E per segnare questa sostituzione, viene rimesso in vita I'antico banchetto totemico in forma di Comunione, in cui i frateIIi riuniti si cibano deIla carne e del sangue deI figlio, e non deI padre, per santificarsi e identificarsi con lui. Cosi, seguendo attraverso le varie epoche successive I'identità deI banchetto totemico con iI sacrificio animale, con il sacrificio umano teantropico e con l'Eucarestia cristiana, in tutte queste soIennità si ritrovano le conseguenze del crimine che in modo tanto opprimente pesava sugli uomini, che pure avrebbero dovuto esserne fieri. Ma Ia Comunione cristiana è, in fondo, una nuova soppressione del padre, una ripetizione dell'atto che richiede espiazione. E noi comprendiamo quanto il Frazer abbia ragione, quando dice che « la Comunione cristiana ha assorbito in sé un sacramento molto più antico del cristianesimo».”
13. S.Th. I-II q.91-108.
14. S.Th. I-II q.109-114.
15. S.Th. I-II q.106-108.
16. S.Th. II-II q.1-46.
17. S.Th. II-II q.23-46.
18. S.Th. II-II q.47-170.
19. Cfr. M. Echavarria, La Soberbia y la Lujuria como patologias centrales de la psique segùn Alfred Adler y Santo Tomàs de Aquino, in: I. Andereggen – Z. Seligmann, La psicologìa ante la gracia, Buenos Aires 1997.
20. S.Th. II-II, q.179-189.
21. S.Th. III q.7-15.
22. S.Th. III q.2 a.2.
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