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martedì 5 maggio 2020

Padre Julio Meinvielle - La Metafisica Cristiana e il Problema di Dio, del Mondo e dell’Uomo


Gli errori anticristiani e le eresie denotano l’influenza della Càbala giudaica nell’ambiente cristiano. Gnosticismo, manicheismo, arianesimo, monofisismo, monotelismo, e quindi, nel Medioevo, gli errori di Scoto Eriugena e Gioacchino da Fiore, le eresie catara e albigese, e anche altre minori, hanno in comune, al di là delle singole diversità, la stessa matrice ideale: la Càbala.
Il mondo cristiano medioevale allora reagì con fermezza ed efficacia, comprendendo il valore e il significato della fedeltà a Cristo. Tale fedeltà si traduceva, sul piano naturale del pensiero, nella fedeltà alla metafisica cristiana. E, proprio in questa fedeltà, il medioevo cristiano ebbe la gloria di avere il Dottore Angelico, colui che chiarì ed elaborò in maniera perfetta e definitiva la metafisica della fede cattolica: S. Tommaso d’Aquino*

1. Esiste una metafisica cristiana?

Il Cristianesimo è una religione e non una filosofia. Cristo non è venuto a convincerci di qualcosa, a proporci ideologie, ma a portarci la salvezza eterna. Il Cristianesimo contiene verità che si debbono credere e praticare, sacramenti e riti, ma tutto è in relazione all’idea di salvezza dell’uomo: questi è perduto se non entra in comunione col Creatore. Pertanto teologia e morale implicano e presuppongono una metafisica dell’Essere increato e di quello creato (1).

2. Quali problemi implica la metafisica cristiana?

a) L’Assoluto. A differenza delle dottrine sull’Assoluto proprie del brahmanesimo, del platonismo, dell’aristotelismo, del neoplatonismo, dello spinozismo e dell’idealismo tedesco, il Cristianesimo nega che l’Assoluto sia il mondo, e viceversa. Il mondo non è increato, eterno, ontologicamente autosufficiente, non è insomma di natura o essenza divina. Il mondo è creato da Dio, per un libero atto della sua volontà, senza alcun legame di emanazione, né alcun processo teogonico. L’Assoluto, infatti, è increato, eterno, felice, senza divenire, immutabile ed assolutamente autosufficiente.

b) Relazioni tra l’Assoluto e il mondo. Contro le mitologie egizie e assiro-babilonesi, contro il platonismo, l’aristotelismo, lo stoicismo, il neoplatonismo, e tutti i sistemi gnostici, il pensiero cristiano insegna: 

1° La creazione è opera di un unico Dio.
2° La creazione è libera da ogni necessità interna ed esterna, e non è un processo eterno.
3° La creazione è totale, senza che presupponga una materia preesistente.
4° La creazione è -come oggetto- assolutamente esterna al Creatore.
5° La creazione implica una dottrina originale del male (che non è alcuna sostanza o stato naturale).
6° La creazione è opera della gratuita bontà di Dio, il quale non crea per realizzarsi o soddisfarsi.
7° La creatura ha un inizio e l’universo materiale ha naturalmente una fine. 

c) L’ antropologia cristiana. A differenza delle Upanishad, di quanto dice Empedocle e i sistemi gnostico-cabalistici insegnano, l’anima non è una particella di Dio caduta nel corpo. L’anima è invece anch’essa creatura di Dio, non è preesistente al corpo, né passa di corpo in corpo, e vivrà in eterno. Inoltre S.Tommaso difende la positività della sessualità, a differenza dell’orfismo,di Platone, Plotino, gnostici ecc. (2). 

d) Il destino soprannaturale dell’uomo. Mentre per la teosofia indiana, greca e gnostica l’anima è una particella divina che, dimentica della sua essenza divina, è precipitata nel corpo, dal quale si libererà solo mediante l’ascesi e l’iniziazione (conoscenza gnostica), per il pensiero cristiano l’anima si salverà non liberandosi del corpo grazie alla conoscenza, ma ricevendo gratuitamente la Grazia divina, alla quale egli è invitato ad aderire per meritare il Paradiso, vale a dire a partecipare alla natura divina in Cristo per opera dello Spirito Santo.

3. La metafisica cristiana di fronte alla polemica antignostica

I grandi Padri della Chiesa, affrontando la lotta antignostica, posero le basi della metafisica cristiana; i primi campioni di questa lotta furono Giustino, Tertulliano, Ippolito, Epifanio, Ireneo, Clemente d’Alessandria. Essi si basarono anzitutto sulla filosofia naturale con argomenti razionali. 

Le loro tesi erano queste: 1° Il mondo è creazione di un unico Dio, senza emanazioni di sorta; 2° Dio crea direttamente, e non esistono “Demiurghi”; 3° Condanna di ogni forma di dualismo nella creazione, come anche della teoria della degradazione divina; 4° Dio crea per un atto di assoluta libertà; 5° Distinzione tra generazione (che riguarda Gesù, generato e non creato -come persona divina- prima di tutti i secoli dalla sostanza del Padre) e creazione (Dio crea qualcosa al di fuori di sé -e cioè: non riducibile a sé, che non è Lui- ex nihilo -e cioè: senza nulla presupporre al di là della sua volontà-); 6° Condanna delle teorie della preesistenza delle anime al corpo, dell’eternità del mondo e dell’eterno ritorno del ciclo temporale. Il Cristianesimo afferma: L’anima è creata all’atto del concepimento, il mondo è creato, il tempo è irreversibile; 7° Condanna della teorie che le anime sulla terra siano in esilio per essere decadute dall’Assoluto, e che alla fine a Lui fatalmente torneranno; 8° La creazione produce anche esseri dotati di coscienza, riflessione e libertà, invitati a diventare partecipi della vita divina, per grazia. Tali esseri, respingendo questo invito, danno origine al peccato e al male.

4. Sviluppo della metafisica cristiana

Una delle maggiori questioni che il pensiero cristiano ha dovuto affrontare è sicuramente quella dei rapporti tra fede e ragione, tra teologia e filosofia. I primi apologisti cristiani, tra l’altro, si trovavano di fronte ad altissimi e diffusissimi sistemi filosofici, e così, all’inizio, vi fu una certa tendenza a cercare di armonizzare il Cristianesimo in particolare col platonismo (Giustino e Origene), cadendo talvolta in inestricabili questioni. Sant’Ireneo allora tracciò un netto confine tra la conoscenza naturale di Dio e quella soprannaturale, temendo, però, ogni tipo di filosofia. 

Ma poi S.Agostino dimostrò mediante la ragione l’esistenza di Dio, il destino dell’anima, il fondamento in Dio di ogni conoscenza, la convenienza dei misteri e la legittimità della fede, risolvendo il problema delle relazioni tra filosofia e teologia: Intellige ut credas, crede ut intelligas. Intendi per credere la parola di Dio, ma credi per poter realmente capire. 

Dopo S. Agostino, Boezio ribadì, in maniera legittima, l’autonomia della sana e cristiana filosofia, mentre Eriugena superò i giusti confini. Tuttavia l’autorità di S.Agostino rimase indiscussa fino al XIII secolo, fino all’affermazione dei sistemi di S.Anselmo e S. Bonaventura. 

S. Anselmo (1033-1109) aveva una grande fiducia nelle possibilità della ragione umana, usufruendo di un metodo dialettico mediante il quale egli arriva perfino a voler illustrare razionalmente la Trinità e l’Incarnazione; ma ciò non deve far pensare che egli si sia mai allontanato dai Padri e da S.Agostino. Si può dire che S.Anselmo costituisca il punto di passaggio tra questi e S.Tommaso (3). 

Per S. Bonaventura (1221-1274), invece, tutto doveva partire dalla fede, base sicura per ogni ricerca, mentre il punto d’arrivo deve essere Dio; la filosofia infatti è itinerario dell’anima verso Dio. Dopo il peccato originale, infatti, l’uomo è in una condizione tale che qualsiasi ricerca intraprenda prescindendo dalla preghiera, dalla grazia e dalla purificazione del cuore, lo condurrebbe alla rovina. S. Bonaventura, che risiede a Parigi nel tempo in cui si propagavano l’averroismo e il tomismo, condannò sicuramente il primo, ma non approvò neanche il secondo, che per lui rendeva troppo autonoma la filosofia. 

5. In San Tommaso il culmine della metafisica cristiana

La metafisica cristiana è il frutto di un processo che muove dalla predicazione del Vangelo ed ha come grandi tappe Sant’Ireneo, S.Dionigi l’Aeropagita, Sant’Agostino, Boezio, Sant’Anselmo, San Bonaventura e San Tommaso d’Aquino. Dietro a questi nomi fermentano le grandi correnti di pensiero del neoplatonismo e dell’aristotelismo. La Summa Theologica di S.Tommaso, perfetta sintesi di tutto il patrimonio precedente, costituisce il culmine e la più grande realizzazione storica del pensiero cristiano. 

Gli averroisti risolvevano la questione dei rapporti fede-ragione con la tesi della “doppia verità”; S.Tommaso la condanna fermamente, non potendo essere la verità che una; se la filosofia contraddice la religione, questo significa che essa è in errore. Ma, e qui sta la grande innovazione di S.Tommaso, questo non significa che la filosofia non possa avere un dominio suo proprio di ricerca. Questo è il campo delle verità conoscibili per mezzo della sola ragione che qui ha un’autonomia propria, esattamente come la teologia non può dipendere in alcuna maniera dalla filosofia. La filosofia costituisce l’anticamera stessa della teologia, i loro domini sono separati, ma non per questo possono essere in contraddizione alcuna. Se esiste contraddizione, è la filosofia che sbaglia. Se questa non erra, invece, essa può essere molto utile anche alla teologia. Fede e ragione, quindi, sono autonome e complementari, anche se la fede ha un predominio in quanto si fonda sulla Rivelazione divina, che è di per sé infallibile (4). 

6. Le grandi tesi della metafisica tomista
 
Tutto ciò che S.Tommaso ha insegnato, non costituisce dogma della fede in senso stretto, ovviamente, ma ha sempre avuto l’approvazione dei Pontefici nei secoli.

a) L’essere intelligibile e i primi principi. Seguendo Aristotele, S. Tommaso insegna che il primo oggetto da noi conosciuto è l’essere intelligibile delle cose, l’ente, vale a dire l’esistere, che si contrappone al non-essere (5). L’uomo, conoscendo l’essere delle cose esteriori, capisce di esistere, e quindi prende coscienza del proprio io, che contrappone al non-io. Il primo principio della logica perciò enuncia l’opposizione dell’essere e del nulla, da cui si ricava il principio di identità: ciò che è, è; e il principio di non contraddizione: ciò che non è, non può essere ciò che è. A questi due principi è subordinato il principio di ragion d’ essere, per il quale tutto ciò che è ha una sua ragione d’essere, una sua causa, per cui dipende o da sé o da altro. Di qui il principio metafisico di causalità, per cui tutto ciò che esiste ha una causa sufficiente, e -se questa non è immanente- ha bisogno di una causa efficiente.

b) Le vie tomiste per raggiungere la certezza dell’esistenza di Dio. Famose sono le cinque vie di S. Tommaso per giungere alla certezza di Dio. Esse hanno tutte in comune lo stesso principio, il principio di causalità. Tutto ciò che esiste se è in se stesso limitato ha bisogno di una causa. Per questo, risalendo di causa in causa, bisognerà per forza ammettere una causa prima perfetta, da cui tutto parte, che abbia tutte le perfezioni in sé (Essere perfetto, Bontà perfetta, Sapienza perfetta, ecc.). Tale Ente non può non essere appunto perfetto ed eterno, assolutamente indipendente e quindi increato: è l’Esse Subsistens, Dio (6).

c) La trascendenza dell’esse, dell’essere degli enti. L’essere degli enti non è altro che una partecipazione (7), o una imitazione, o una somiglianza dell’Esse Subsistens. Siccome l’Esse è il costitutivo stesso dell’essenza divina, ciò che fa sì che le cose siano non sono le essenze, ma l’Esse, l’essere che è comunicato loro da Dio per via di causalità efficiente, per via di causalità esemplare e per via di causalità quasi formale. Causalità efficiente in quanto è l’Esse stesso che crea l’essere delle cose, e quindi, le cose stesse; nel creare le creature, però, Dio non si riduce ad esse, la creatura ontologicamente è realtà diversa dal Creatore. Causalità esemplare in quanto Dio comunica l’essere per via di esemplarità: vale a dire che Dio dapprima concepisce nella sua mente divina (e lo concepisce eternamente) tutto l’ordine delle cose create nelle sue infinite relazioni. Causalità quasi formale in quanto l’essere delle creature, salvo l’infinita distanza, partecipa dell’Essere del Creatore. La forma dell’Esse si estende alle creature, in un certo modo: per questo diciamo “quasi formale”.
Ovviamente non è l’identico essere di Dio che è comunicato alle creature - ciò sarebbe volgare panteismo - bensì un altro nuovo essere, distinto dal Creatore, ma che partecipa di Lui.

d) L’”esse” della creazione. È proprio di Dio, quindi, la cui essenza è l’Esse, comunicare il primo e più universale esse delle creature. Per cui, come è detto nel Liber De Causis, non è l’intelligenza, né l’anima che danno l’essere, in quanto produrre l’essere significa creare, e questa è azione esclusiva di Dio (8). Inoltre S.Tommaso, contro il pensiero pagano, afferma che è Dio stesso che vuole la molteplicità, la disuguaglianza e la distinzione delle creature; Dio infatti le creò per comunicare loro la sua infinita bontà, e questa non poteva certo rappresentarsi convenientemente solo in una creatura. È la Divina Sapienza, quindi, che ha voluto la diversità delle cose, e quindi anche la disuguaglianza, perché l’ universo non sarebbe perfetto se nelle cose vi fosse un solo grado di bontà (9). Il mondo è unico solo in quanto unico è l’ordine delle cose create (10). Sbagliò quindi Democrito a supporre vari mondi.

e) La creazione è un atto libero dell’intelligenza e della volontà del Creatore. La causa esemplare della Creazione. La creazione non è effetto del puro potere di Dio, in quanto causa efficiente, bensì della causa efficiente diretta dalla sapienza dell’intelletto, causa esemplare. La causa esemplare dirige e dà forma all’onnipotente azione divina.
Le idee esemplari sono in Dio infinite, e tutte possibili, nel senso che Dio può attuarle tutte; Egli può produrre un’infinità di tipi o di specie, e perfino un’infinità di individui del medesimo tipo.

7. La creazione dell’uomo e i problemi antropologici

L’uomo è composto di anima spirituale e di corpo (11); l’anima non è fatta della sostanza di Dio, ed è da Lui creata all’atto del concepimento.

8. L’uomo, per il dono della Grazia, partecipa della natura divina

Al contrario di quanto dice la Càbala, l’uomo non è Dio, la sua natura è creata e pertanto finita, ma l’uomo -aperto all’infinito- può essere “adottato” da Dio mediante il dono della Grazia, che solleva l’uomo al di sopra delle sue forze e della sua condizione, e lo colloca nell’ordine divino della comunione con Dio (12), in modo che possa vederlo e amarlo come Lui ama se stesso. S. Pietro (13) afferma che Dio ci fece partecipi del la natura divina. Per la Grazia, l’anima dell’uomo partecipa, secondo una certa somiglianza, della natura divina mediante una specie di nuova generazione o creazione (14). 

Conclusioni

Dalla concezione cristiana di Dio, del mondo e dell’uomo discendono alcune conclusioni che rendono inconfondibile l’insegnamento cattolico di fronte alla Càbala e ad ogni genere di gnosi.
Dio è perfetto e totale Essere, e quindi non v’è posto in Lui per il male, ma Egli è perfetta Bontà e Verità, al contrario di quanto sostengono la Càbala e la gnosi. Dio crea le creature dal nulla, e pertanto esse sono imperfette, in dipendenza continua dal loro Creatore, e in quanto tali, soggette al male (15). L’uomo in più ha intelligenza, coscienza , volontà e libertà, e quando, liberamente, rifiuta la dipendenza dal suo divino Creatore, cade nel peccato. Il peccato quindi proviene dalla creatura, e non è necessario.
I protagonisti della storia sono Dio, l’uomo e il diavolo. Mentre Dio, nella sua misericordia, aiuta l’uomo a meritare la salvezza, il demonio fa di tutto per perderlo. La storia stessa ha uno sviluppo soprannaturale con riferimento a Cristo. Essa si svolge in tre economie soprannaturali: la chiamata premosaica, quella mosaica e quella evangelica. Non vi sarà alcuna altra era più perfetta.
La salvezza dell’uomo si ottiene nella storia e non per mezzo della storia, in quanto l’unica salvezza è Cristo Redentore, e da Lui dipendono tanto la società ecclesiale quanto quella secolare.
La Chiesa, fondata da Cristo, ha dimensione divina e umana. Lo gnosticismo, invece, prevede una sola dimensione, in quanto l’uomo è dio stesso, e si salva da sé, senza bisogno della Chiesa di Cristo. Per questo i nemici della Chiesa hanno come scopo supremo l’eliminazione del suo carattere divino, il renderla (apparentemente, ben inteso) solo umana, il secolarizzarla; in una parola, scristianizzarla. Questo è il fine supremo della gnosi, fondato sull’errore tipico comune a ogni gnosi, vale a dire il concetto dell’autosalvezza. Le antiche gnosi rivestivano un carattere sacrale, quelle moderne invece sono deliberatamente secolari.
 
Note:

(1) Cfr. Claude Tresmontant, Essai sur la pensée hebraique, Paris, ed. du Cerf, 1953; Etudes de métaphysique biblique, Paris, J. Gabalda et Cie., 1955; La métaphysique du christianisme et la naissance de la philosophie chrétienne, Paris, Seuil, 1961; La métaphysique du christianisme et la crise du XIII siécle, Paris, Seuil, 1964; Les idées maitresses de la métaphysique chrétienne, Paris, Seuil, 1962
(2) S. Théol., I, 98, 2
(3) Dict. de Théol. Cath., art. Philosophie, t. 12, col. 1484
(4) Ibidem, vedere il magnifico articolo che Gaston Rabeau dedica alla filosofia
(5) S. Th., I, 5, 2
(6) Ibidem, I, 3, 4
(7) Vedi: Cornelio Fabro, La nozione metafisica di partecipazione; Partecipation et causalité selon Saint Thomas, Paris, Louvain, 1960; Fondation métaphysique de l’ etre, in: Revue Thomiste, aprile-giugno 1966
(8) S. Th., I, 45, 5
(9) Ibidem, I, 47, 1 e 2
(10) Ibidem, I, 47, 3
(11) Ibidem, I, 75, Introd.
(12) Ibidem, 1-2, 110, 1
(13) II Pietro, I, 4
(14) S. Th., 1-2, 110, art. 1, 4
(15) A. Bultot, Spirituels et Théologiens devant l’ homme et le monde, in:Revue Thomist>, ott.-dic. 1964 

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