E' opinione comune che le leggi dell'universo
scoperte dalla scienza siano in conflitto con quelle imperscrutabili di
Dio. La contrapposizione tra fede e scienza rappresenta uno dei dilemmi
più laceranti del nostro tempo; un dramma che conobbe il suo primo,
controverso atto con Galileo Galilei.
In questo
saggio appassionato, che si legge come un vibrante manifesto, Antonino
Zichichi smentisce tale contrapposizione e la ribalta: "Non esiste
alcuna scoperta scientifica che possa essere usata al fine di mettere in
dubbio o di negare l'esistenza di Dio". Proprio il grande Galilei,
scopritore del principio di inerzia, della relatività e delle prime
leggi che reggono il creato, era credente e considerava la scienza uno
straordinario strumento per svelare i segreti di quella natura che porta
le impronte di Colui che ha fatto il mondo. E credenti erano Maxwell e
Planck, due padri della fisica contemporanea, uomini che hanno aperto
nuovi orizzonti sulle leggi dell'universo grazie allo studio di
particelle infinitamente piccole; tanto piccole da non poter contenere
traccia né di angeli né di santi, e da non poter quindi avvallare,
apparentemente, alcuna spiegazione razionale dell'esistenza del divino.
Ripercorrendo le grandi scoperte della scienza
galileiana moderna, illustrandone con estrema chiarezza l'impulso
innovatore, Zichichi dimostra come fede e scienza non siano in alcun
modo in contrasto l'una con l'altra, e come possano essere doni distinti
di Dio, espressioni delle due componenti di cui tutti siamo fatti: il
trascendente e l'immanente. Le conquiste della scienza non oscurano le
leggi divine, ma le rafforzano, contribuendo a risvegliare lo stupore e
l'ammirazione per il meraviglioso spettacolo del cosmo, che va dal cuore
di un protone ai confini dell'universo.
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