AMMONIMENTO DI S. AGOSTINO SU QUANTO È SCRITTO: " METTITI D'ACCORDO CON IL TUO AVVERSARIO, MENTRE SEI IN VIA CON LUI ", E SULLA PAGLIUZZA DELL'IRA CHE, ALIMENTATA DA FALSI SOSPETTI, DIVENTA TRAVE.
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E` dovere dei sacerdoti riprendere
chi ne ha bisogno.
1. La sacra Scrittura vi dà, cari fratelli, frequenti ammonimenti circa il pericolo in cui si pongono quei sacerdoti che non vogliono adempiere al compito a cui li sollecita l’Apostolo: Predica la parola di Dio, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, raccomanda, usando tutta la tua pazienza e la tua capacità d’insegnare 1. E la Scrittura ci dice anche la gravità del compito di cui assumiamo il carico: Se non avvertirai il malvagio della sua condotta perversa, io domanderò conto a te della sua morte 2. Per questo è necessario che noi interveniamo in segreto o pubblicamente a rimproverare chiunque trascura tale compito. Quando però noi rimproveriamo qualcuno, costui è portato dalla sua malizia a scrutare la persona che lo rimprovera e a scoprire in essa più facilmente che in se stesso quello che richiede correzione, e se trova qualcosa da dire contro colui che lo rimprovera, ne prova soddisfazione. Sarebbe certo meglio che provasse gioia per il proprio risanamento, dopo essersi corretto, invece che per la debolezza che il biasimo rivolto a sé gli ha fatto scoprire in altri. Anche ammettendo che si dia proprio il caso che uno trovi in difetto la persona stessa da cui era stato rimproverato, è pur vero che attraverso quella persona gli aveva parlato la verità: parlava la verità pur attraverso un malvagio, un peccatore. Invece dunque di cercare che cosa criticare in una persona, cercate se c’è da criticare qualcosa nella verità che vi è stata detta. Vogliate o non vogliate, è la verità stessa il vostro accusatore. E se potete, cercate di farvela amica. La parola di Dio è il vostro accusatore. Che la dica un peccatore o la dica un giusto, è infallibile. Essa è il vostro accusatore: Mettiti d’accordo con il tuo avversario, mentre sei in via con lui.
Chi vuol rimproverare un fratello,
deve prima correggere se stesso.
2. Ma dovremmo dunque tacere e non muovere rimproveri a
nessuno? No, dobbiamo senza dubbio rimproverare, ma prima rimproverare
noi stessi. Volete rimproverare il vostro prossimo? Perché cercare chi è
lontano? Il prossimo che vi è più vicino, che avete davanti a voi,
siete voi stessi. Lo dice il Signore nella Scrittura: Ama il prossimo tuo come te stesso 5.
E se uno non ama se stesso, non può amare neanche il suo prossimo. La
regola dell’amore del prossimo la ricevete da voi stessi. Se uno mi dice
che ama il suo prossimo, io gli rispondo di amare prima se stesso e di
rivolgere a sé i rimproveri. E` chiaro che, se il rimprovero viene fatto
con amore, la parola che viene detta, opera qualcosa dentro. E` invece
da temere che, pretendendo di rimproverare altri senza amare se stessi,
lo si faccia con odio. Ma il nutrire odio verso un fratello è colpa più
grave di quella che si vuole rimproverare a lui. Chiunque odia il proprio fratello è omicida 6:
così dice il passo della lettera di Giovanni che vi è stato letto oggi.
La Scrittura insegna che è omicida colui che nutre odio per il
fratello, volendo insegnare agli uomini a esaminare bene quello che
hanno nel cuore, e a non accusare come colpa solo gli atti che si
commettono con il corpo. Prima che la mano impugni l’arma o afferri il
collo del nemico, prima che sia preparata l’insidia, ovvero il veleno,
già uno è giudicato reo davanti a Dio per l’odio che nutre in sé. E`
ancora in vita colui che trami di uccidere, ed eccoti già giudicato come
omicida. Se dunque uno porta odio nel rimproverare, io chiedo come
possa fare rimproveri ad altri, dal momento che lui è omicida. Forse
perché nessuno lo arresta e lo conduce in giudizio, costui può non
riconoscere la propria colpa davanti agli occhi di chi è Dio e giudice
supremo. Ma se non vuole riconoscere la colpa, conoscerà la pena, poiché
Dio non perdona chi è omicida. C’è chi obietta che, finché si è in
cammino, si ha tempo di pentirsi. Ma io esorto chi pensa così, a
correggersi, e, una volta che si sia corretto, potrà anche correggere il
fratello. Ora invece gli rimprovera colpe lievi, mentre lui commette
colpe gravi: Osservi la pagliuzza nell’occhio del fratello mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo 7.
Queste parole il Signore pronuncia proprio per coloro che si scagliano a
biasimare con odio; rimproverano chi si è lasciato prendere dall’ira,
mentre essi si consumano nell’odio. Ma poniamo sulla bilancia ira e odio
per valutarli: l’ira è un ribollimento dell’animo che sconvolge per un
momento; l’ira che diventa inveterata, produce odio. L’ira dunque
corrisponde alla pagliuzza: questa crescendo diventa trave, l’ira che
invecchia diventa odio. Chi dunque per odio scaglia rimproveri contro
chi si adira, prova sdegno per la pagliuzza che vede nell’altro, mentre
non si sdegna della trave che ha ancora in sé. Potete capire la
differenza considerando come sia frequente che un padre si adiri con un
figlio, mentre è difficile che provi odio: il padre si adira con il
figlio che ama e si può dire che ama e si adira, mentre non si può dire
che ama e odia. Ho fatto questo discorso con coloro che pretendono di
punire negli altri colpe lievi, mentre non puniscono le proprie che sono
gravi.
Mettiamoci in armonia con la Parola di Dio, mentre siamo in questa vita.
Note
9 – 1 Pt 4, 8
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