Josif Papamihali, di famiglia ortodossa ma vicino alla Chiesa Cattolica, si sentì chiamato a vivere in prima persona l’appello all’unità tra i cristiani: fu quindi inviato a Grottaferrata e a Roma, per ristabilire il rito greco-cattolico in Albania. Arrestato dai comunisti, venne condannato a dieci anni di lavori forzati nelle paludi di Maliq. Il 26 ottobre 1948, sfiancato dalle fatiche, cadde a terra mentre lavorava e venne seppellito vivo nel fango dai suoi compagni, costretti ad agire così dalle guardie carcerarie. Compreso nell’elenco dei 38 martiri albanesi capeggiati da monsignor Vinçenc Prennushi, è stato beatificato a Scutari il 5 novembre 2016.
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