Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me, e chi ama il
figlio o la figlia più di me non è degno di me, e chi non prende la propria
croce e non mi segue non è degno di me. Chi trova la sua vita la perderà e chi perderà
la sua vita per me la troverà.
Girolamo: Poiché prima aveva premesso (vv. 34-35): <<Nono
sono venuto a portare la pace, ma la spada, e a dividere il figlio dal padre,
dalla madre e dalla suocera>>, affinché uno non togliesse la pietà alla
religione aggiunse: Chi ama il padre o la
madre più di me non è degno di me. E nel Cantico dei Cantici leggiamo (2,4): <<Ha ordinato in me la
carità>>. Questo ordine infatti è necessario in ogni affetto. Ama dopo
Dio il padre o la madre o i figli. Se poi si presenterà la necessità che l’amore
dei genitori o dei figli sia confrontato con l’amore di Dio, e non sia
possibile salvarli entrambi, l’odio verso i propri famigliari è pietà verso
Dio. Non ha proibito dunque di amare il padre o la madre, ma ha aggiunto
esplicitamente: più di me.
Ilario: E chi non
prende la propria croce e non mi segue non è degno di me. Coloro che sono
di Cristo hanno crocifisso il loro corpo con i vizi e le concupiscenze; ed è
indegno di Cristo chi non lo segue prendendo la sua croce nella quale patiamo,
moriamo, siamo sepolti, risorgiamo con lui, vincendo in questo segno della fede
nella novità dello spirito.
Gregorio: La parola croce viene da tormento (cruciatus), e
in due modi portiamo la croce del Signore: o quando affliggiamo la carne con l’astinenza,
o quando, mediante la compassione del prossimo, riteniamo nostra la sua
necessità. Bisogna però sapere che vi sono alcuni i quali mostrano l’astinenza
della carne non per Dio, ma per vanagloria; e vi sono alcuni che hanno compassione
del prossimo non spiritualmente, ma carnalmente, spingendoli non alla virtù, ma
alle colpe, con la loro falsa misericordia.
Remigio [Rabano]: Chi
trova la sua vita la perderà. La parola anima non si riferisce alla
sostanza, ma alla vita presente, è il senso è: chi trova la sua anima, ciò
questa vita presente; vale a dire: chi desidera questa luce e il suo amore e i
suoi piaceri bramando di poterli sempre trovare, li perderà, e prepara la sua
anima all’eterna dannazione.
Remigio [Rabano]: E chi
perderà la sua vita (la sua anima) per me, la troverà. Vale a dire: chi in tempo di persecuzione disprezzerà per
la confessione del mio nome questa luce temporale e i suoi amori e piaceri,
troverà la salvezza eterna della sua anima.
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