Il discepolo non è più del maestro, né il servo più del suo padrone.
Basta al discepolo di essere come il suo maestro, e al servo come il suo padrone.
Se hanno chiamato Beelzebul il padrone di casa, quanto più i suoi familiari!
Crisostomo: Poiché sarebbe accaduto per i discepoli che alle
persecuzioni già annunziate dovesse aggiungersi anche la diffamazione, che a
molti appariva più onerosa, qui li consola con se stesso, e con le cose dette
di lui; e a questa consolazione nessuna poteva essere uguale.
Ilario: Infatti il Signore, luce eterna, capo dei credenti e
padre dell’immortalità, ha premesso ai suoi discepoli la consolazione delle
future sofferenze, affinché noi considerassimo una gloria l’essere messi allo
stesso livello del Signore, almeno nelle sofferenze.
Remigio: Chiama se stesso maestro e signore e vuole che si
intendano per servi e discepoli i suoi Apostoli.
Glossa: Come se dicesse: non indignatevi se soffrite ciò che
io soffro, poiché io sono il signore, facendo quanto voglio, e maestro,
insegnando ciò che so essere utile.
Remigio: Come se dicesse: non cercate dunque gli onori
temporali e la gloria umana, mentre mi vedete redimere il genere umano
attraverso le derisioni e gli obbrobri.
Girolamo: Beelzebul è un idolo di Accaron, che nel libro dei
Re è chiamato idolo delle mosche: Beel è lo stesso di Bel, o Baal; zebub invece
significa mosca. Chiamavano dunque il principe dei demoni con il nome di un
idolo sporchissimo, che è detto mosca per l’immondezza, che distrugge la
soavità dell’olio.
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