Gesù, vedendo le folle, salì sul monte e, sedutosi, si avvicinarono a
lui i suoi discepoli, e aprendo la sua bocca li ammaestrava dicendo: Beati i
poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Crisostomo: Ogni artefice, secondo la sua professione,
gioisce vedendo l’utilità dell’opera: infatti il falegname, se vede un buon
albero, desidera tagliarlo per la necessità del suo mestiere; e il sacerdote,
quando vede la chiesa piena, si rallegra nell’animo e gioisce per l’occasione
di insegnare. Così anche il Signore, vedendo una grande assemblea di popolo, fu
mosso a insegnare.
Crisostomo: Pe il fatto che si sedette non in una città e in
una piazza, ma su un monte e nella solitudine, ci insegnò a non fare nulla per
ostentazione, e a salire dei rumori, soprattutto quando bisogna occuparsi di
filosofia e dissertare su cose serie.
Agostino: La filosofia non può avere altro fine se non il
sommo bene; ora, il sommo bene ci rende beati Per questo il Signore comincia
dalla beatitudine dicendo: Beati i poveri
in spirito.
Agostino: La presunzione dello spirito indica insolenza e superbia. Ora, generalmente si dice che
i superbi hanno uno spirito grande, e giustamente, poiché lo spirito è detto
vento, e chi non sa che i superbi sono detti gonfi, come dilatati dal vento?
Per cui giustamente qui per poveri in
spirito si intendono gli umili e i timorati di Dio, coloro cioè che non
hanno uno spirito che gonfia.
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