Teofilius Matulionis, nato in Lituania da una famiglia di contadini, studiò per diventare sacerdote: fu ordinato il 17 marzo 1900. Destinato alla parrocchia del Sacro Cuore del Salvatore a San Pietroburgo, si oppose alla confisca della chiesa parrocchiale che aveva fatto costruire: fu quindi condannato a tre anni di prigione dai comunisti. Ordinato vescovo il 9 febbraio 1929, fu arrestato nuovamente dai comunisti il 24 novembre dello stesso anno: la condanna a dieci anni di lavori forzati fu commutata in carcere, sotto isolamento, nel 1933, ma dopo pochi mesi fu liberato. Nel 1943 fu nominato vescovo titolare di Kaišiadorys, ma l’anno seguente fu nuovamente arrestato e incarcerato per sette anni; in seguito, fu esiliato a Seduva. Il 9 febbraio 1962 fu nominato dal Papa san Giovanni XXIII arcivescovo “ad personam” (la sua diocesi, quindi, non diventava un’arcidiocesi) per la sua testimonianza di fede. Morì il 20 agosto 1962, nel corso di un’abituale perquisizione nel suo appartamento. È stato beatificato il 25 giugno 2017, sotto il pontificato di papa Francesco. I suoi resti mortali sono venerati nella cripta della cattedrale della Trasfigurazione a Kaišiadorys.
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