Abbi compassione, mio Dio, e dà forza al povero
ragazzo che, in collegio, è odiato dai suoi compagni perché confessa il
tuo nome e rifiuta di profanare l'innocenza delle proprie labbra con
parole impure. L'odio, sì. Forse non l'odio nella forma di un'invettiva
grossolana e feroce, ma nella forma terribile dello scherno,
dell'isolamento, del disprezzo. Dà forza, mio Dio, allo studente che
esita a proclamare il tuo nome in piena classe, di fronte a un
professore empio e ai compagni che lo deridono. Dà forza, mio Dio, alla
ragazza che deve proclamare il tuo nome rifiutando di vestire gli abiti
imposti dalla moda, perché per la loro stravaganza o la loro immoralità
non si accordano con la dignità di una cattolica autentica. Dà forza,
mio Dio, all'intellettuale che vede chiudersi davanti a se le porte
della notorietà e della gloria perché predica la tua dottrina e confessa
il tuo nome. Dà forza, mio Dio, all'apostolo che subisce l'aggressione
impietosa degli avversari della tua Chiesa, e l'ostilità mille volte più
penosa di molti che sono figli della luce, solo perché non consente
alle diluizioni, alle mutilazioni, alle unilateralità con cui i
"prudenti" comprano la tolleranza del mondo per il loro apostolato.
Mio
Dio, come sono sapienti i tuoi nemici! Sentono che nel linguaggio di
questi prudenti si dice fra le righe che non odi né il male, né
l'errore, né le tenebre. E allora applaudono i prudenti secondo la
carne, come ti avrebbero applaudito a Gerusalemme, invece di ucciderti,
se ti fossi rivolto a quelli del Sinedrio con lo stesso linguaggio.
Signore,
dacci forza, non vogliamo né patteggiare, né battere in ritirata, né
transigere, né diluire, né permettere che si scolori sulle nostre labbra
la divina integrità della tua dottrina. E se su di noi si abbatte un
diluvio di impopolarità, la nostra preghiera sia sempre quella della
sacra Scrittura: "Ho scelto di essere abbietto nella casa del mio Dio,
piuttosto che abitare nei padiglioni dei peccatori" (Sal. 83, 11).
Meditazione sulla Passione di N.S.G.C. di Plinio Corrêa de Oliveira (O Legionario, aprile 1943)
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