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giovedì 27 febbraio 2020

Padre Réginald Garrigou-Lagrange - Conseguenze Spirituali per il Celebrante

Da tutto ciò deriva che il celebrante deve aspirare ad una unione sempre più intima ed attuale con Cristo, che in modo attuale offre la messa in quanto la offre in modo perfettissimo con un atto teandrico di infinito valore, con la sua eccelsa contemplazione, con la sua carità ardentissima, e la sua perfettissima religione e pietà.

Il celebrante partecipa così più intimamente al supremo sacerdozio di Cristo... e inoltre vien portato a pensare che Cristo è non solo sacerdote, ma altresì vittima, che una volta soffrì ogni dolore, ed ora offre al Padre le sofferenze del suo corpo mistico, ossia le nostre, perchè abbiano maggior valore per la salvezza delle anime.

Certamente, se il celebrante è un poco distratto nel momento della consacrazione, per dei particolari del culto che possono talvolta venire a mancare, il Cristo non è distratto: la sua anima nel Verbo vede e vuole questa consacrazione, il suo valore, la sua efficacia, e la sua irradiazione fino al purgatorio. Tutto questo Egli vede intuitivamente e vuole in modo attuale.

Vedeva già tutto questo quando era sulla terra, come giudice dei vivi e dei morti, secondo l'esposizione che ne fa S. Tommaso[28], a più forte ragione perciò ora in cielo conosce e vuole tutte queste cose e le vede per la visione beatifica che non si misura con il tempo ma secondo l'eternità partecipata. Perciò l'anima santissima di Cristo in questo presente sempre fisso dell'eternità, vede e vuole ogni messa e la irradiazione di ciascuna sulla terra, nelle missioni, in purgatorio, ed anche in cielo, perchè la messa ci porta alla vita eterna e dà grande gloria a Dio.

Ed è necessario ripetere questo anche ai fedeli, in modo che facciano maggiore attenzione al sacerdote principale, di cui il celebrante è solo il ministro e non già il successore. Così conosceranno meglio il valore infinito della messa, non solo per la vittima che vi si offre, ma per colui che ne è il principale offerente. E comprenderanno meglio che il sacrificio della messa e quello della Croce sono identici per la sostanza (cioè la vittima e l'offerente principale), sebbene differiscano per il modo della immolazione che una volta fu cruenta, dolorosa, meritoria, ed ora è incruenta, sacramentale, non più dolorosa nè meritoria, ma ci applica «ex opere operato» la soddisfazione e i meriti della Passione, e produce nelle nostre anime frutti ricchissimi, proporzionati alla disposizione nostra. Più volte i santi assistendo al sacrificio della messa non videro più il celebrante, ma lo stesso Cristo che offriva se stesso in modo attuale, per la gloria del Padre e la salvezza delle anime. Da tutto questo appare evidente che il sacerdozio di Cristo è tanto perfetto che non se ne può immaginare uno più grande.

[28] III, q. 10, a. 2.

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