Dai “Discorsi” di San Pietro Crisologo, Vescovo
(Disc. 147; PL 52, 594-595)
☩
Dio, vedendo il mondo sconvolto dalla paura, interviene
sollecitamente per richiamarlo con l’amore, invitarlo con la grazia,
trattenerlo con la carità, stringerlo a sé con l’affetto.
Lava con il diluvio vendicatore la terra invecchiata nel male, chiama
Noè padre del mondo rinnovato e lo esorta con parole amorevoli, gli
accorda la sua confidenza e la sua amicizia, lo informa con benevolenza
sul presente, lo conforta con la sua grazia per il futuro. Egli non si
limita a dar ordini, ma offre la sua collaborazione e accomuna la sua
opera a quella delle realtà create. Con un patto di amore toglie il
timore che rendeva schiavi gli uomini. Così Dio e l’umanità, associati
nell’amore, conservano insieme ciò che avevano acquistato con azione
comune.
Per questo egli chiama Abramo di
mezzo ai pagani, lo nobilita con un nome nuovo, lo costituisce padre
della fede, lo accompagna nel cammino, lo protegge fra gli stranieri, lo
arricchisce di beni, lo onora con successi, lo impegna con promesse, lo
sottrae alle offese, lo blandisce con l’ospitalità, lo esalta con un
erede insperato, perché colmato di tanti beni, avvinto da tanta soavità
di divino amore, imparasse ad amare Dio, non ad averne timore, lo
servisse con amore, non con paura. Per questo conforta in sogno Giacobbe
nella fuga, lo provoca alla lotta nel ritorno, lo serra nell’amplesso
del lottatore, perché ami il Padre con cui aveva lottato e non ne abbia
timore. Per questo chiama Mosè con la lingua dei padri, gli parla con
paterno amore, l’invita ad essere il liberatore del suo popolo.
Per i fatti ricordati, la fiamma della divina carità accese i cuori
umani e tutta l’ebbrezza dell’amore di Dio si effuse nei sensi
dell’uomo. Feriti nell’anima, gli uomini cominciarono a volere vedere
Dio con gli occhi del corpo. Ma se Dio non può essere contenuto dal
mondo intero, come poteva venir percepito dall’angusto sguardo umano? Si
deve rispondere che l’esigenza dell’amore non bada a quel che sarà, che
cosa debba, che cosa gli sia possibile. L’amore non si arresta davanti
all’impossibile, non si attenua di fronte alle difficoltà.
L’amore, se non raggiunge quel che brama, uccide l’amante; e perciò va
dove è attratto, non dove dovrebbe. L’amore genera il desiderio, aumenta
d’ardore e l’ardore tende al vietato. E che più? L’amore non può
trattenersi dal vedere ciò che ama; per questo tutti i santi stimarono
ben poco ciò che avevano ottenuto, se non arrivavano a vedere Dio.
Perciò l’amore che brama vedere Dio, benché non abbia discrezione, ha
tuttavia ardore di pietà. Perciò Mosè arriva a dire: Se ho trovato
grazia ai tuoi occhi, fammi vedere il tuo volto (cfr. Es 33, 13). Per
questo anche il salmista dice: Mostrami il tuo volto (cfr. Sal 79, 4).
Gli stessi pagani infatti hanno plasmato gli idoli, per poter vedere con
gli occhi, nelle loro stesse aberrazioni, quel che adoravano.
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