Nato a Guadix (Granata), fu inviato dai genitori a una delle scuole
mozarabiche di Cordova, dove vestì l'abito religioso nel monastero di
Tàbanos. Trasferito poi a quello di San Salvatore di Penamelaria, quasi
alla periferia della città, su richiesta dei confratelli, fu ordinato
sacerdote. Subito dopo, scoppiata la persecuzione dell'emiro Muhammad I
nell'852, Fandila (che S. Eulogio chiama ancora ephebus), insofferente
delle continue beffe ai cristiani, si presentò spontaneamente al cadì
(giudice musulmano), davanti al quale, con santa libertà, biasimò la
religione di Maometto. Messo in carcere e deferito il caso all'emiro,
questi lo condannò a morte.
Fu decollato il 13 giugno dell'853 e il suo corpo venne appeso al
patibolo sulla sponda sinistra del fiume Guadalquivir. Verso la fine del
sec. XVI, nella sua città natale, dove gli erano attribuiti molti
miracoli, si celebrava solennemente la sua festa, istituita dal vescovo
Giovanni di Fonseca, e vi era una fiorente confraternita. Il
Martirologio Romano lo commemora il 13 giugno.
Autore: Isidoro da Villapadierna
Martirologio Romano: A Córdova nell’Andalusia in Spagna, san Fandíla, sacerdote e monaco, che, durante la persecuzione dei Mori, sotto il regno di Maometto I, fu decapitato per la fede in Cristo.
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