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giovedì 29 giugno 2023

San Girolamo - L'Educazione

dalla Lettera 107, a Leta.


Ed ecco il metodo pedagogico per un’anima che deve diventare tempio del Signore. Si abitui a non sentire nulla, a non parlare di nulla che non la porti al timor di Dio. Non deve sentir pronunziare parole volgari, deve ignorare le canzonette del mondo; la sua lingua, mentre è ancora tenera, deve impregnarsi della dolcezza dei Salmi. Le si facciano dei caratteri alfabetici o di bosso o d’avorio, e glieli si indichino col loro nome rispettivo. Ci si diverta pure: anche il gioco, così, le serve per istruirsi. Quando mette assieme le sillabe, le si dia un premio; anzi la si stimoli a farlo con quei regalucci che possono farle piacere alla sua età. Se è piuttosto lenta, non bisogna maltrattarla; le si deve stimolare la mente con dei complimenti. Per le difficoltà superate deve essere contenta, e deve sentir dolore quando non ci riesce. Bisogna stare attenti, soprattutto, che non prenda in uggia lo studio, per evitare che l’amarezza, se la risente fin da bambina, le perduri poi anche dopo questi anni informi. Il maestro deve essere raccomandabile per età, per condotta e per sapere. Non bisogna svalutare — come fossero di poco conto — quelle piccole cose senza le quali, però, non potrebbero esistere neanche le grandi. Insomma, non impari alla sua tenera età cose che dovrebbe poi disimparare. E difficile cancellare ciò di cui le menti ancora vergini si sono impregnate. La balia, anche lei, non deve essere una che alza troppo il gomito, un’impudica e chiacchierona; la bambinaia che le sta accanto sia modesta, e il suo precettore sia una persona posata.

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