Hermoigio, vescovo della diocesi di Tuy, fatto prigioniero
dall’esercito del califfo Abd ar-Rahmàn III an-Nasir nella battaglia di
Valdejunquera (estate del 920) e condotto a Cordova, lasciò in ostaggio
suo nipote Pelagio ancora molto giovane e di bella presenza. Il califfo,
con malvagi propositi, cercò di indurre Pelagio ad apostatare dal
Cristianesimo e a farsi musulmano, promettendogli in cambio onori e
ricchezze. Ma avendo Pelagio respinto energicamente la proposta, fu
torturato e quindi gli furono amputati tutti e quattro gli arti, finché
fu decapitato al mattino del 26 giugno 925.
I cristiani ne riscattarono le spoglie, deponendo la testa nella
basilica di san Cipriano e il corpo in quella di san Genesio, nel paese
di Tercios. Ivi rimasero finché, pochi anni dopo, il corpo fu trasferito
prima a Leon, ai tempi del re Sancio il Grasso (955-958; 960-967), e
poi a Oviedo, dove ancora oggi è venerato.
Il culto incominciò subito dopo la sua morte ed ebbe grande diffusione
soprattutto durante il Medioevo. Pelagio è titolare del seminario della
diocesi di Cordova, costruito probabilmente sul luogo del martirio, e
nella chiesa a lui dedicata se ne conserva una reliquia insigne portata
da Oviedo nell’anno 1762.
La festa è celebrata il 26 giugno.
Questo martire giovinetto, la cui leggenda è così tipicamente spagnola,
ha in Spagna una non grande ma interessante iconografia, particolarmente
a León, dove un bassorilievo sulla facciata della chiesa di
sant'Isidoro (secolo XII) raffigura il suo martirio. Pure nel Museo di
León vi è una sua statua, originariamente destinata alla medesima
chiesa.
Autore: Rafael Jiménez Pedrajas
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