Venuta poi la sera, giunse un certo uomo ricco di Arimatea, di nome Giuseppe, che era discepolo del Signore. Questi andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che il corpo fosse consegnato. Ricevuto il corpo, Giuseppe lo avvolse in una sindone monda. E lo pose in un suo sepolcro nuovo, che aveva scavato nella roccia, e rotolò una gran pietra sulla porta del sepolcro e se ne andò. C'erano lì, Maria Maddalena e l'altra Maria che sedevano davanti al sepolcro.
Remigio [Rabano]: Arimatea è la stessa città di Roma, città di Elcana e di Samuele, che si trova nel territorio di Canaan, vicino a Diospoli. Questo Giuseppe era di posizione elevata secondo il mondo, però è lodato per avere un merito ancora maggiore davanti a Dio, e per questo è descritto come giusto. Conveniva che colui che doveva dare sepoltura al corpo del Signore fosse un uomo tale che per la giustizia dei suoi meriti fosse degno di questo servizio.
Girolamo: Per mezzo della sepoltura semplice del Signore è condannata l'ambizione dei ricchi, che neanche nel sepolcro vogliono fare a meno delle loro ricchezze. Possiamo anche comprendere in senso spirituale che il corpo del Signore non va avvolto in tele di oro né con pietre preziose, e neanche in seta, ma in un telo puro, sebbene ciò significhi anche che avvolge Gesù in una sindone monda colui che lo riceve con una coscienza pura.
Agostino: Il Salvatore fu deposto in un sepolcro che non era suo poiché moriva per la salvezza degli altri. Perché doveva essere deposto in un sepolcro proprio colui che non era morto per sé? Perché doveva tenere una tomba nella terra colui il cui trono rimaneva nei cieli? Perché doveva avere una sepoltura propria colui che non stette nel sepolcro altro che tre giorni, non come morto, ma come riposando in un letto? Il sepolcro è l'abitazione della morte: non era quindi necessario che Cristo, che è la vita, avesse un'abitazione di morte, né necessitava di un'abitazione da defunto colui che sempre vive.
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