Dai "Discorsi" di San Pietro Crisologo, Vescovo.
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Faccia penitenza, si penta davvero chi antepose l'umano al divino, chi
preferì servire il mondo, chi preferì perire col maligno piuttosto che
regnare con Cristo. Faccia penitenza chi, disprezzando la libertà della
virtù, volle essere prigioniero dei vizi. Faccia penitenza, e non poca,
chi abbandonando la vita, si consegnò alla morte. (...)
Noi inseguiamo il mondo che fugge, non pensiamo al tempo futuro e ci
ancoriamo al presente; già temiamo il giudizio, eppure non facciamo un
passo incontro al Signore che già viene; preferiamo la morte piuttosto
che la resurrezione dai morti.
Abbiamo bisogno di grande penitenza, adattando la medicina alle nostre ferite.
Facciamo penitenza, fratelli, faciamola presto poichè il tempo ci
sfugge, già la nostra ora volge al termine, e il giudizio ormai presente
ci toglie la possibilità di soddisfare il nostro debito. Sia solerte la
nostra penitenza, per non essere preceduta dalla sentenza: se il
Signore ancora non viene, ancora attende, ancora indugia, è perchè
desidera che torniamo a Lui e non abbiamo a perire, come testimonia la
parola che nella Sua grande misericordia sempre ci rivolge: "Io non godo
della morte dell'empio, ma che desista dalla sua condotta e viva" (Ez.
33, 11).
Convertiamoci dunque
fratelli, e non disperiamo per la limitatezza del tempo, perchè
l'autore del tempo non conosce limiti: questo trova conferma nel ladrone
del Vangelo il quale sulla croce e in punto di morte rapì
il perdono, si impadronì della vita, scassinò il Paradiso ed entrò nel
Regno. E noi, fratelli, che non abbiamo saputo meritarlo con la volontà,
facciamo almeno di necessità virtù: e per non essere giudicati,
giudichiamo noi stessi della penitenza che dobbiamo fare per allontanare
da noi la condanna.
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