Ci sono almeno cinquemila mine nell'area circostante, ma ora qualcosa
sta cambiando
Qasr el Yahud è il luogo sulle
sponde del fiume Giordano in Cisgiordania dove, secondo la tradizione, Gesù è
stato battezzato da Giovanni Battista (l’ultimo profeta ad annunciarne la
venuta, secondo la Bibbia). È uno dei siti più importanti per la religione
cristiana dopo la Chiesa della Natività a Betlemme e il Santo Sepolcro a
Gerusalemme. Secondo la tradizione, prima di iniziare a predicare Gesù si recò
da Giovanni Battista, figlio di Elisabetta e Zaccaria, che stava battezzando e
confessando fedeli che arrivavano da tutta la Palestina: per i vangeli questo
momento segna la discesa dello Spirito Santo su Gesù. Da più di cinquant’anni,
però, il sito è inagibile perché circondato da mine anti-uomo e
anti-carrarmato.
Durante la guerra dei sei giorni
del 1967 – quella in cui Israele con un attacco a sorpresa occupò la
Cisgiordania – i terreni intorno alle chiese e ai monasteri furono riempiti di
mine per evitare l’infiltrazione di soldati giordani oltre il confine. Si stima
che le mine posizionate fossero almeno 5mila, mentre non si sa quanti siano gli
ordigni esplosivi improvvisati che sono stati abbandonati durante il conflitto.
L’esercito israeliano ha dichiarato l’area zona militarizzata e ne è stato
vietato l’accesso – oggi le chiese sono abbandonate, sui muri si possono ancora
vedere i fori lasciati dai mortai e dai proiettili – ma negli ultimi anni le
cose stanno cambiando.
Dal 2014 un’organizzazione
privata no profit, la Halo Trust, ha iniziato i lavori di sminamento della zona
in collaborazione con il ministero della Difesa israeliano; nel 2018 è stato
riaperto il monastero degli ortodossi etiopi (nella zona ci sono monasteri e
luoghi di culto di otto confessioni cristiane). «Siamo un’organizzazione
neutrale il cui scopo è ripulire la terra dalle mine», ha detto al Washington
Post Ronen Shimoni, che gestisce il programma di Halo in Cisgiordania. «Siamo
consapevoli che se vogliamo ripulire il sito del battesimo abbiamo bisogno
dell’approvazione di tutti, non importa la situazione politica». Halo ha fatto
da intermediario tra le varie confessioni religiose, Israele e l’Autorità
nazionale palestinese per riuscire a convincere tutti della necessità di
sminare i terreni intorno alle chiese. Al momento la zona è ancora
militarizzata, ma i lavori di sminamento dovrebbero terminare alla fine del
2019.
Un tentativo precedente di
sminamento dell’area risale al 2000, in occasione della visita di papa Giovanni
Paolo II a Qasr el Yahud. Allora solo una piccola zona era stata completamente
liberata, per permettere l’accesso al fiume; il Papa l’aveva raggiunta in
elicottero. Con l’inizio della seconda intifada però i lavori erano stati
bloccati. Ogni anno più di quattromila persone visitano Qasr el Yahud – che è
supervisionata da un’organizzazione governativa israeliana per la tutela di
parchi e riserve naturali – e molti dei visitatori e dei pellegrini che si
recano al sito si fanno battezzare nelle acque del Giordano, immergendosi nel
fiume, nonostante la zona sia ancora militarizzata e ci siano cartelli di
pericolo ovunque.
La difficoltà principale sta nel
ritrovare le mine mancanti: finora sono state trovate circa mille mine, come
anche munizioni e mortai. Sono stati ripuliti i terreni della chiesa degli
etiopi ortodossi, di quella dei greci ortodossi e delle chiese cattoliche.
Devono ancora essere ripuliti i terreni intorno alla chiesa dei cristiani
siriaci, dei copti, dei russi ortodossi, dei romeni ortodossi e degli armeni.
Nonostante le mine siano state tutte segnate su mappe militari, negli anni i
movimenti del terreno e l’erosione del fiume hanno spostato gli ordigni e in
alcuni casi li hanno fatti affondare ancora di più nel terreno.
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