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domenica 12 gennaio 2020

I Risultati delle Indagini Archeologiche sulle Persecuzioni dei Cristiani a Roma


Nell’arco dei secoli si sono sovente confrontate tra loro due diverse correnti di pensiero. Da una parte si presentava Roma come la città dei martiri. Dall’altra, si cominciò a mettere in discussione il numero dei martiri, le loro storie fino a negare il martirio di cristiani nel Colosseo. A questo punto, qual è la verità?


Nell’arco dei secoli si sono sovente confrontate tra loro due diverse correnti di pensiero. Da una parte si presentava Roma come la città dei martiri (con riferimento al I-IV secolo). E si sviluppava un culto che dalle catacombe si prolungava nelle chiese urbane dedicate a chi aveva testimoniato la fede in Cristo fino allo spargimento del proprio sangue. Venne perfino costruita un’edicola sacra all’interno dell’anfiteatro Flavio, e poi la piccola chiesa di Santa Maria della Pietà al Colosseo. Dall’altra, si cominciò a mettere in discussione il numero dei martiri, le loro storie (contestando le fontes) fino a negare completamente il martirio di cristiani nel Colosseo. Le conclusioni, in definitiva, disegnavano ombre sugli studi cattolici e sulle consuetudini, e arrivavano a sollevare ampie riserve sull’ubicazione del sepolcro dell’apostolo Pietro nell’ager Vaticanus.[1] A questo punto, qual è la verità?


Le prime evidenze

Nel momento in cui le ricerche archeologiche hanno assunto caratteri sempre più scientifici, ci si è resi conto di un fatto: l’antica Roma è stata anche una città di martiri cristiani. Si tratta, però, di specificare meglio le risultanze degli scavi e degli studi condotti ad esempio nella necropoli posta vicino all’antica via Cornelia, nelle catacombe (San Callisto, San Sebastiano, Sant’Ippolito, Priscilla et al.), nelle chiese paleocristiane, al Palatino (graffito), nell’area del teatro di Balbo (chrismon segnati su lucerne[2]), nel Colosseo[3] (graffito), nel cryptoporticus posizionato nella zona compresa tra via Lucullo e via Friuli (area di proprietà dell’ambasciata USA; chrismon).



Roma nel I secolo dopo Cristo

Nel contesto delineato, occorre cercare di comprendere com’era Roma nel I secolo dopo Cristo (nel periodo cioè delle persecuzioni neroniane). Partendo da un contesto politico, è utile ricordare una prima successione di imperatori. Sono quelli della dinastia giulio-claudia: Augusto (27 a.C.- 14), Tiberio (14-37), Caligola (37-41), Claudio (41-54) e Nerone (54-68). Negli anni dell’ultimo imperatore non era stato ancora costruito né l’anfiteatro Flavio (inizio lavori con Vespasiano nel 72 d.C., inaugurato con Tito otto anni dopo), né l’anfiteatro castrense (risale agli inizi del III secolo d.C.). Esisteva il Circo Massimo (le prime installazioni in legno risalirebbero al VI secolo a.C.) e il teatro di Balbo (13 a.C.). Sul piano religioso diverse norme speciali garantivano la protezione del culto ebraico nell’Urbe. Gli Ebrei[4] erano esenti dal partecipare al culto dell’imperatore. Questo avveniva non sul piano formale (perché a livello legale non esisteva nessuna esenzione di questo genere), ma di fatto. Le autorità si accontentavano di una forma di omaggio indiretta. Quest’ultima, si manifestava nelle iscrizioni in formule come “Deo aeterno pro salute Augusti” (si trovano ad es. nella sinagoga ad Ostia), e simili. Unitamente a ciò gli ebrei erano dispensati dal dovere di festeggiare le festività pagane, salvo quelle in onore dell’imperatore (ma erano esenti dalle manifestazioni cultuali). Nell’ambito del sistema viario, i romani avevano costruito più percorsi. Tra questi, ai fini del presente studio, si ricordano la via Clodia (orientata verso la Toscana), la via Triumphalis (conduceva a Veio) e la via Cornelia (verso Caere – Cerveteri).


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