Nell’arco dei secoli si sono
sovente confrontate tra loro due diverse correnti di pensiero. Da una parte si
presentava Roma come la città dei martiri. Dall’altra, si cominciò a mettere in
discussione il numero dei martiri, le loro storie fino a negare il martirio di
cristiani nel Colosseo. A questo punto, qual è la verità?
Nell’arco dei secoli si sono
sovente confrontate tra loro due diverse correnti di pensiero. Da una parte si
presentava Roma come la città dei martiri (con riferimento al I-IV secolo). E
si sviluppava un culto che dalle catacombe si prolungava nelle chiese urbane
dedicate a chi aveva testimoniato la fede in Cristo fino allo spargimento del
proprio sangue. Venne perfino costruita un’edicola sacra all’interno
dell’anfiteatro Flavio, e poi la piccola chiesa di Santa Maria della Pietà al
Colosseo. Dall’altra, si cominciò a mettere in discussione il numero dei
martiri, le loro storie (contestando le fontes) fino a negare completamente il
martirio di cristiani nel Colosseo. Le conclusioni, in definitiva, disegnavano
ombre sugli studi cattolici e sulle consuetudini, e arrivavano a sollevare
ampie riserve sull’ubicazione del sepolcro dell’apostolo Pietro nell’ager
Vaticanus.[1] A questo punto, qual è la verità?
Le prime evidenze
Nel momento in cui le ricerche
archeologiche hanno assunto caratteri sempre più scientifici, ci si è resi conto
di un fatto: l’antica Roma è stata anche una città di martiri cristiani. Si
tratta, però, di specificare meglio le risultanze degli scavi e degli studi
condotti ad esempio nella necropoli posta vicino all’antica via Cornelia, nelle
catacombe (San Callisto, San Sebastiano, Sant’Ippolito, Priscilla et al.),
nelle chiese paleocristiane, al Palatino (graffito), nell’area del teatro di
Balbo (chrismon segnati su lucerne[2]), nel Colosseo[3] (graffito), nel
cryptoporticus posizionato nella zona compresa tra via Lucullo e via Friuli
(area di proprietà dell’ambasciata USA; chrismon).
Roma nel I secolo dopo Cristo
Nel contesto delineato, occorre
cercare di comprendere com’era Roma nel I secolo dopo Cristo (nel periodo cioè
delle persecuzioni neroniane). Partendo da un contesto politico, è utile
ricordare una prima successione di imperatori. Sono quelli della dinastia
giulio-claudia: Augusto (27 a.C.- 14), Tiberio (14-37), Caligola (37-41),
Claudio (41-54) e Nerone (54-68). Negli anni dell’ultimo imperatore non era
stato ancora costruito né l’anfiteatro Flavio (inizio lavori con Vespasiano nel
72 d.C., inaugurato con Tito otto anni dopo), né l’anfiteatro castrense (risale
agli inizi del III secolo d.C.). Esisteva il Circo Massimo (le prime
installazioni in legno risalirebbero al VI secolo a.C.) e il teatro di Balbo
(13 a.C.). Sul piano religioso diverse norme speciali garantivano la protezione
del culto ebraico nell’Urbe. Gli Ebrei[4] erano esenti dal partecipare al culto
dell’imperatore. Questo avveniva non sul piano formale (perché a livello legale
non esisteva nessuna esenzione di questo genere), ma di fatto. Le autorità si
accontentavano di una forma di omaggio indiretta. Quest’ultima, si manifestava
nelle iscrizioni in formule come “Deo aeterno pro salute Augusti” (si trovano
ad es. nella sinagoga ad Ostia), e simili. Unitamente a ciò gli ebrei erano
dispensati dal dovere di festeggiare le festività pagane, salvo quelle in onore
dell’imperatore (ma erano esenti dalle manifestazioni cultuali). Nell’ambito
del sistema viario, i romani avevano costruito più percorsi. Tra questi, ai
fini del presente studio, si ricordano la via Clodia (orientata verso la
Toscana), la via Triumphalis (conduceva a Veio) e la via Cornelia (verso Caere
– Cerveteri).
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