Perciò vi dico: Non preoccupatevi della vostra anima, di che cosa
mangerete, né del vostro corpo, di che cosa indosserete; l’anima non vale forse
più del cibo, e il corpo più del vestito?
Agostino: Il Signore, poiché prima aveva insegnato che chiunque
vuole amare Dio e teme di offenderlo non deve pensare di poter servire due
padroni, ora, affinché uno non si lasci dividere interiormente non per il
godimento del superfluo ma per l’uso del necessario, e affinché la sua
intenzione non abbia a subire una deviazione, aggiunge: Non preoccupatevi della vostra anima, di che cosa mangerete, né del
vostro corpo, di che cosa indosserete.
Crisostomo: Non dice questo perché l’anima abbia bisogno di
cibo, essendo essa incorporea, ma ha parlato secondo l’uso comune: infatti essa
non potrebbe dimorare nel corpo se questo non è stato nutrito.
Girolamo: In alcuni codici è stato aggiunto: né di cosa berrete. Noi non siamo dunque
completamente liberati dalle necessità che riguardano ciò che la natura dona da
se stessa agli animali e che ci è comune con essi, ma ci è comandato di non
preoccuparci. E’ col sudore della nostra fronte che si prepara il pane; il
nostro lavoro è indispensabile, ma la preoccupazione va tolta. Ciò che è qui
detto dunque: Non preoccupatevi, va
inteso del cibo e del vestito corporale; invece dei cibi e dei vestiti dello
spirito dobbiamo preoccuparci.
Girolamo: Ci viene comandato dunque di non preoccuparci di
ciò che mangiamo, poiché col sudore del volto ci prepariamo il pane: il lavoro
dunque va esercitato, ma va eliminata la preoccupazione.
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