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mercoledì 10 maggio 2017

Matteo, Capitolo 6, Versetti 22-23



La lucerna del tuo corpo è il tuo l'occhio: se il tuo occhio sarà semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso, ma se il tuo occhio non lo sarà, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grandi saranno le tenebre!

Crisostomo: Se non conosci che cos’è il danno dell’intelletto, imparalo dalle cose corporali; ciò che infatti è l’occhio per il corpo è l’intelletto per l’anima. Come dunque, persi gli occhi, vengono compromesse molte attività delle altre membra, essendosi per essi la luce, così anche, corrotta la mente, la tua vita sarà colmata da molti mali.

Crisostomo: Sembra però che non parli qui dell’occhio corporale, né di questo corpo che appare esteriormente, altrimenti avrebbe detto: se il tuo occhio sarà sano o malato, mentre qui dice semplice e non semplice. Ora, se ha un occhio buono e malato, forse che il corpo non sarà luce? O se l’ha cattivo e sano, forse che il suo corpo sarà nelle tenebre?

Crisostomo: Oppure si parla di occhio non dal di fuori, ma dal di dentro. Infatti la lucerna è la mente, mediante la quale l’anima vede Dio: chi dunque ha il cuore rivolto a Dio ha l’occhio luminoso, cioè la sua mente è pura, non insozzata dalle concupiscenze terrene. Le tenebre sono invece in noi i sensi carnali, che desiderano sempre le cose che sono delle tenebre. Chi dunque ha l’occhio puro, cioè la mente spirituale, conserva luminoso il suo corpo, cioè senza peccato: se infatti anche la carne desidera cose cattive, tuttavia con la virtù del timore divino le respinge. Chi invece ha l’occhio, cioè la mente, o tenebrosa per la malizia, o intorbidita per la concupiscenza, ha un corpo tenebroso: infatti non resiste alla carne quando desidera cose perverse, poiché non ha speranza nel cielo, che ci concede la virtù di resistere alle concupiscenze. 

Agostino oppure diversamente: Per occhi qui dobbiamo intendere la nostra intenzione; se questa pura e retta, tutte le nostre opere che compiamo secondo essa sono buone. […] Non bisogna considerare che cosa uno fa, ma l’animo con cui lo fa. Questa è infatti la luce in noi, poiché con ciò risulta a noi manifesto che facciamo con animo buono ciò che facciamo. […] I fatti invece che si realizzano nel campo degli avvenimenti umani sono sempre di un esito dubbio, ed è per questo che sono tenebre. Posso sapere se ho dato del denaro a un indigente, che cosa ne farà? Se dunque la tua intenzione, che ti è nota, è oscurata dei desideri terreni, tanto più lo sarà questa azione di cui ignori completamente il risultato. Se ciò che tu hai fatto con una cattiva intenzione è tuttavia utile a qualcuno, essa sarà giudicata in te non per il suo risultato, ma secondo la tua intenzione. Quando invece le nostre azioni sono fatte con una retta intenzione, cioè per motivo di carità, allora esse sono pure e piacciono a Dio. Tuttavia le cose che sono chiaramente peccato non vanno fatte per nessuna buona intenzione.

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