Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli,
Cipriano: Chi ci ha fatto vivere, ci ha insegnato anche a pregare,
affinché, mentre parliamo col Padre con la preghiera che ci ha insegnato il
figlio, siamo più facilmente ascoltati. È una preghiera amichevole e familiare
quella di rivolgersi al Signore con le sue parole. Riconosca, il Padre, le
parole del suo Figlio quando preghiamo; e avendo lui come avvocato presso il
Padre per i nostri peccati, quando da peccatori preghiamo per le nostre colpe,
pronunziamo le parole del nostro avvocato.
Agostino: Come in ogni preghiera bisogna innanzitutto
conciliarsi la benevolenza di colui che si prega, e solo allora possiamo
esprimere la nostra domanda, è lodando colui che si prega che si concilia
questa benevolenza; e questa lode si colloca abitualmente all’inizio.
Cipriano: Non diciamo <<Padre mio>>, ma Padre nostro, poiché il maestro della
pace e dell’unità non ha voluto che la preghiera fosse fatta separatamente e
privatamente, così che colui che lo prega preghi soltanto per se stesso.
Infatti per noi la preghiera è pubblica e comune, e quando preghiamo non
preghiamo per uno soltanto, ma per tutto il popolo, poiché noi tutti siamo una
sola cosa. Ha infatti voluto che uno pregasse per tutti, nello stesso modo in
cui egli ha condotto tutti in uno solo.
Crisostomo: Aggiunge poi: che sei nei cieli affinché sappiamo di avere un padre celeste, e si
vergognino di sottomettersi alle realtà terrene coloro che hanno un padre in
cielo.
Agostino: Fra i giusti e i peccatori c’è spiritualmente
tanta distanza quanta ve ne è fisicamente fra il cielo e la terra. E per
indicare ciò, quando preghiamo ci rivolgiamo a oriente, da cui sorge il cielo;
non perché Dio sia lì, trascurando le altre parti del mondo, ma affinché l’animo
sia esortato a rivolgersi alla natura più elevata, cioè a Dio, quando il suo
corpo, che è terreno, si rivolge al corpo più alto, cioè al corpo celeste.
Conviene poi che tutti abbiano un giusto sentire di Dio, sia i piccoli che i
grandi, ed è meglio, per coloro che non possono pensare a un essere incorporeo,
collocare Dio in cielo piuttosto che sulla terra.
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