e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori,
Cipriano: Dopo il sussidio del cibo si chiede anche il
perdono del peccato, così che chi è nutrito da Dio viva in Dio; affinché non ci
si preoccupi solo della vita presente, ma anche di quella eterna, alla quale si
può giungere se vengono condonati i peccati, che il Signore ha chiamato debiti,
come altrove dice (Mt 18,32):
<<Ti ho condonato tutto il debito poiché ma l’hai chiesto>>. Per cui segue: Rimetti a noi i nostri debiti.
Perciò necessariamente e salutarmente siamo ammoniti, essendo peccatori, sul
fatto che dobbiamo pregare per i peccati; e affinché uno non si compiaccia
credendosi innocente, e insuperbendosi vada maggiormente in rovina, viene
istruito sul fatto che pecca ogni giorno, dovendo ogni giorno pregare per i
peccati.
Cipriano: Chi dunque ci ha insegnato a pregare per i peccati
ha promesso la paterna misericordia; ma chiaramente ha aggiunto la norma che ci
obbliga sotto la determinata condizione di chiedere il perdono dei nostri
debiti secondo che anche noi li rimettiamo ai nostri debitori.
Crisostomo: Con quale speranza dunque prega chi conserva l’inimicizia
verso un altro, da cui forse è stato danneggiato? Come infatti lo stesso orante
mente, poiché dice: rimetto, e non rimette, così chiede a Dio il condono e non
lo riceve. Ma molti che non vogliono perdonare a chi li ha offesi, rifuggono
dal dire questa preghiera. Stolti! Primo, perché chi non prega come Cristo ha
insegnato non è discepolo di Cristo; secondo, perché il Padre non esaudisce
volentieri una preghiera che il figlio non ha dettato: infatti il Padre conosce
i pensieri e le parole del suo figlio, e non ricevere ciò che l’abuso umano ha
escogitato, ma ciò che ha esposto la sapienza di Cristo.
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