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sabato 22 aprile 2017

Matteo, Capitolo 6, Versetto 12



e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori,

Cipriano: Dopo il sussidio del cibo si chiede anche il perdono del peccato, così che chi è nutrito da Dio viva in Dio; affinché non ci si preoccupi solo della vita presente, ma anche di quella eterna, alla quale si può giungere se vengono condonati i peccati, che il Signore ha chiamato debiti, come altrove dice (Mt 18,32): <<Ti ho condonato tutto il debito poiché ma l’hai chiesto>>. Per cui segue: Rimetti a noi i nostri debiti. Perciò necessariamente e salutarmente siamo ammoniti, essendo peccatori, sul fatto che dobbiamo pregare per i peccati; e affinché uno non si compiaccia credendosi innocente, e insuperbendosi vada maggiormente in rovina, viene istruito sul fatto che pecca ogni giorno, dovendo ogni giorno pregare per i peccati. 

Cipriano: Chi dunque ci ha insegnato a pregare per i peccati ha promesso la paterna misericordia; ma chiaramente ha aggiunto la norma che ci obbliga sotto la determinata condizione di chiedere il perdono dei nostri debiti secondo che anche noi li rimettiamo ai nostri debitori.

Crisostomo: Con quale speranza dunque prega chi conserva l’inimicizia verso un altro, da cui forse è stato danneggiato? Come infatti lo stesso orante mente, poiché dice: rimetto, e non rimette, così chiede a Dio il condono e non lo riceve. Ma molti che non vogliono perdonare a chi li ha offesi, rifuggono dal dire questa preghiera. Stolti! Primo, perché chi non prega come Cristo ha insegnato non è discepolo di Cristo; secondo, perché il Padre non esaudisce volentieri una preghiera che il figlio non ha dettato: infatti il Padre conosce i pensieri e le parole del suo figlio, e non ricevere ciò che l’abuso umano ha escogitato, ma ciò che ha esposto la sapienza di Cristo.

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