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domenica 19 marzo 2017

Matteo, Capitolo 5, Versetti 38-42



Avete udito che fu detto: <<Occhio per occhio, dente per dente>>. Ma io vi dico di non resistere al male, anzi se uno ti percuote sulla guancia destra, tu porgigli anche l'altra; e se uno ti vuole portare in giudizio e toglierti la tunica, dagli anche il mantello; e se uno ti vuol costringere a fare un miglio, fanne con lui due. Dà a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle.

Agostino: Ciò fu comandato per reprimere il fuoco degli odi acceso dappertutto e per frenare gli ardori senza misura. Chi infatti si accontenta facilmente di una riparazione simile all’ingiuria? Non vediamo forse che quanti sono stati offesi lievemente ordiscono assassini, hanno sete di sangue e difficilmente si placano nei mali del nemico? È per dare una giusta misura alla vendetta che la legge ha stabilito la pena del taglione, che misura il castigo sull’offesa; il che non è fuoco, ma un limite al furore; non perché si accenda ciò che era sopito, ma perché ciò che ardeva non si estenda ulteriormente. È stata posta infatti una giusta vendetta, che è concessa giustamente a chi ha patito un’ingiuria. Ora, ciò che è dovuto, anche se benignamente viene rimesso, tuttavia non viene perpetuato iniquamente. Così, sebbene pecchi chi vuole vendicarsi fuori misura, e non pecchi chi vuole vendicarsi giustamente, è più lontano dal peccato chi non vuole vendicarsi in alcun modo. […] Ma è più naturale pensare che il precetto di Cristo non ha altro scopo che quello di mantenere il precetto di Mosè, cioè che esso raccomanda di non vendicarsi affatto perché si sia più certi di non superare i limiti della vendetta legittima. 

Crisostomo: Infatti, senza questo precetto, il precetto della legge non può sussistere, poiché, se secondo il precetto della legge tutti cominciano a rendere male per male, diventiamo cattivi, poiché i persecutori abbondano. Se invece, secondo il precetto di Cristo, non si resiste al male, anche se i cattivi non si addolciscono, almeno i buoni rimangono buoni.

Girolamo: Dunque nostro Signore, togliendo la reciprocità, elimina il principio dei peccati: nella legge infatti la colpa viene emendata, ma qui è strappata la radice dei peccati.

Agostino: Il Signore, medico delle anime, insegna dunque che i suoi discepoli che vogliono consacrarsi alla salvezza degli altri sopportino le loro debolezze con animo equo. Infatti ogni malvagità viene dalla debolezza dell’animo poiché nulla è più innocente di colui che è perfetto nella virtù.

Crisostomo: È una cosa indegna che un fedele stia in giudizio davanti a un giudice pagano.  
  
Agostino: È più utile togliere il pane a chi ha fame e che, saziato del suo pane, trascurerebbe la giustizia, che darlo a qualcuno che poi ceda alla violenza e all’ingiustizia.

Crisostomo: Cristo ci comanda di dare il prestito, non però sotto usura, poiché chi dà in questo modo non dà le cose sue, ma porta via quelle altrui; scioglie da un vincolo e lega con molti; e non dà per la giustizia di Dio, ma per il proprio guadagno. Inoltre il denaro usurario è simile al morso del serpente: come infatti il veleno del serpente corrompe nascostamente tutte le membra, così l’usura cambia in debito tutti i possedimenti.

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