Avete udito che fu detto: <<Occhio per occhio, dente per
dente>>. Ma io vi dico di non resistere al male, anzi se uno ti percuote
sulla guancia destra, tu porgigli anche l'altra; e se uno ti vuole portare in
giudizio e toglierti la tunica, dagli anche il mantello; e se uno ti vuol
costringere a fare un miglio, fanne con lui due. Dà a chi ti chiede, e a chi
desidera da te un prestito non volgere le spalle.
Agostino: Ciò fu comandato per reprimere il fuoco degli odi
acceso dappertutto e per frenare gli ardori senza misura. Chi infatti si
accontenta facilmente di una riparazione simile all’ingiuria? Non vediamo forse
che quanti sono stati offesi lievemente ordiscono assassini, hanno sete di
sangue e difficilmente si placano nei mali del nemico? È per dare una giusta
misura alla vendetta che la legge ha stabilito la pena del taglione, che misura
il castigo sull’offesa; il che non è fuoco, ma un limite al furore; non perché
si accenda ciò che era sopito, ma perché ciò che ardeva non si estenda
ulteriormente. È stata posta infatti una giusta vendetta, che è concessa
giustamente a chi ha patito un’ingiuria. Ora, ciò che è dovuto, anche se
benignamente viene rimesso, tuttavia non viene perpetuato iniquamente. Così,
sebbene pecchi chi vuole vendicarsi fuori misura, e non pecchi chi vuole
vendicarsi giustamente, è più lontano dal peccato chi non vuole vendicarsi in
alcun modo. […] Ma è più naturale pensare che il precetto di Cristo non ha
altro scopo che quello di mantenere il precetto di Mosè, cioè che esso
raccomanda di non vendicarsi affatto perché si sia più certi di non superare i
limiti della vendetta legittima.
Crisostomo: Infatti, senza questo precetto, il precetto
della legge non può sussistere, poiché, se secondo il precetto della legge
tutti cominciano a rendere male per male, diventiamo cattivi, poiché i
persecutori abbondano. Se invece, secondo il precetto di Cristo, non si resiste
al male, anche se i cattivi non si addolciscono, almeno i buoni rimangono
buoni.
Girolamo: Dunque nostro Signore, togliendo la reciprocità,
elimina il principio dei peccati: nella legge infatti la colpa viene emendata,
ma qui è strappata la radice dei peccati.
Agostino: Il Signore, medico delle anime, insegna dunque che
i suoi discepoli che vogliono consacrarsi alla salvezza degli altri sopportino
le loro debolezze con animo equo. Infatti ogni malvagità viene dalla debolezza
dell’animo poiché nulla è più innocente di colui che è perfetto nella virtù.
Crisostomo: È una cosa indegna che un fedele stia in
giudizio davanti a un giudice pagano.
Agostino: È più utile togliere il pane a chi ha fame e che,
saziato del suo pane, trascurerebbe la giustizia, che darlo a qualcuno che poi
ceda alla violenza e all’ingiustizia.
Crisostomo: Cristo ci comanda di dare il prestito, non però
sotto usura, poiché chi dà in questo modo non dà le cose sue, ma porta via
quelle altrui; scioglie da un vincolo e lega con molti; e non dà per la
giustizia di Dio, ma per il proprio guadagno. Inoltre il denaro usurario è
simile al morso del serpente: come infatti il veleno del serpente corrompe
nascostamente tutte le membra, così l’usura cambia in debito tutti i
possedimenti.
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