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mercoledì 5 luglio 2023

San Pietro Crisologo - Il Numero Determinato non Limita il Perdono, anzi lo Estende

 Dai «Discorsi» di san Pietro Crisologo, vescovo.

Ogni volta che ci vengono spiegate le parole del Signore, la vostra mente sia attenta, l’animo docile, perché l’intelletto possa penetrare il segreto della scienza divina. Ascoltiamo perché il Signore abbia oggi incominciato così: «State attenti a voi stessi! Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli» (Lc 17,3). O uomo perdona, Dio te lo ordina, perdona i peccati. Sappi sopportare le offese e perdona i peccati commessi contro di te. Non perderai così l’impronta della potenza divina che è in te. Tutto ciò che tu non avrai perdonato a un altro, lo avrai rifiutato a te stesso.

Rimprovera come giudice, ma perdona come fratello; perché la carità quando è congiunta alla libertà, e la libertà alla carità, scaccia il timore e conforta il fratello: quando questi offende, è agitato, è in preda all’ira, è fuori di sé, ha perduto ogni sentimento umano. Chi non lo soccorre pietosamente, chi non lo assiste pazientemente e non lo guarisce col perdono, a sua volta è privo di senno, è malato, infermo, non ha cuore e dimostra di essere incapace di bontà. Se il fratello è fuori di sé, attribuiscilo a malattia. Se cerchi di aiutarlo fraternamente attribuendo ciò che fa alla sua agitazione, non gli imputerai la sua colpa e saggiamente l’attribuirai all’infermità; al fratello invece darai il perdono. In questo modo la sua salvezza sarà per te motivo di onore e il suo perdono ti procurerà il premio. «Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli». Perdona a chi pecca, perdona a chi si pente, affinché, quando peccherai tu, il perdono non ti venga donato gratuitamente, ma come ricompensa. Il perdono, sempre causa di gioia, è ancor più gradito quando ci è dovuto. Colui che perdonando per primo si è assicurato il perdono prima di peccare, ha già evitato il castigo, ha prevenuto il giudice ed è sfuggito al giudizio.

«E se pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai» (Lc 17,4). Perché con la legge limita, col numero riduce e fissa un termine a quel perdono cui tanto spinge con la misericordia e concede con la grazia? E se invece di sette peccherà otto volte? Forse che il numero vince la grazia? Il calcolo si può contrapporre alla bontà? E può una sola colpa far condannare alla pena colui che avrà ricevuto il perdono per altre sette? Certamente no. Se è felice chi ha perdonato sette volte, è più felice ancora chi perdona settanta volte sette. Ma Pietro, dimentico di questo comando, interroga il Signore: «Quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?» E Gesù: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette» (Mt 18,21-22). Questo numero prescritto non pone un limite al perdono ma lo amplia; e ciò che sembra ristretto dai confini del precetto, in realtà è affidato senza limiti alla libera volontà; per cui, se perdonerai quanto ti è stato comandato, sarai sempre nella obbedienza, e insieme ne avrai motivo di premio. E se il numero sette moltiplicato per sette nel corso di giorni, mesi e anni accumula tutto un insieme di perdoni ottenuti, calcoli e giudichi il cristiano che mi ascolta a cosa possa arrivare quello stesso numero se lo si moltiplica per settanta volte sette. Allora davvero finirà di contrarre debiti o crediti, allora avrà termine finalmente ogni schiavitù e si avrà una libertà senza limiti nel campo eterno della messe di Dio.

Giungerà infine, giungerà il vero perdono quando cesserà la stessa necessità di peccare, quando tolta ogni impurità, il mondo sarà finalmente puro, quando la morte sarà distrutta dalla vita, quando regnerà il Cristo e il diavolo andrà in rovina. Pregate fratelli, perché il Signore accresca in noi la fede e possiamo alfine credere, vedere e possedere tutti questi beni.

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