Per Alessandro Scarlatti (1660-1725) il concetto di Mistero non ha mai rappresentato un motivo di timore o un impedimento, ma piuttosto uno stimolante punto di partenza: la fonte primaria di ispirazione per conferire forma musicale alle grandi tematiche e ai fondamenti della dottrina cristiana. Così, nell'Oratorio per la Santissima Trinità il compositore siciliano ha osato addentrarsi tra le più intime pieghe del mistero dell'Assoluto, per sua natura inaccessibile alla comprensione umana, dando vita a una splendida partitura, intessuta di un forte spirito morale e apologetico. Vi troviamo chiamate in causa cinque illustri figure allegoriche - Fede, Amor divino, Tempo, Teologia e Infedeltà - impegnate in una brillante tenzone dialettica che viene inaugurata da una pagina di grande fascino e potenza simbolica («Una pianta tre rami distende, ma non perde la sua unità; così ancora dal huomo s'intende come in uno vi sia Trinità») e suggellata dalla vittoria finale delle forze del Bene, perentoriamente proclamata dalla Fede («Or che la Fé trionfa, adori il mondo tutto in tre Persone un Dio»). Punta di diamante del ricco corpus di lavori (se ne stimano almeno 38) che Scarlatti ha dedicato a tale genere, l'Oratorio per la Santissima Trinità è giunto a noi in una sola copia manoscritta, verosimilmente compilata dallo stesso autore, senza alcuna indicazione sulla destinazione o sul luogo della prima esecuzione (sul frontespizio si legge solo "Maggio 1715" e in coda la sigla "L.D.M.V.", Laude Deo Maria Vergine). Sotto la direzione del violinista Fabio Biondi, l'opera rivela un avvincente impianto narrativo, quasi fosse incentrata su una vicenda avventurosa in cui il policromo linguaggio musicale, forte di una scrittura vocale mobile e a tratti virtuosistica, si adatta mirabilmente al taglio drammatico del testo.
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