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martedì 27 novembre 2018

Matteo, Capitolo 18, Versetti 1-6


In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: Chi ritieni che sia il più grande nel regno dei cieli? E Gesù chiamato un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: In verità vi dico che se non vi convertirete e non diverrete come i bambini non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un tale bambino in nome mio, accoglie me. Chi invece scandalizzerà uno di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e venga immerso nel profondo del mare.

Origene: Dobbiamo imitare i discepoli se qualche volta dubitiamo e non troviamo la risoluzione del dubbio, avvicinandoci tranquillamente a Gesù, che ha il potere di illuminare i cuori degli uomini e spiegare loro qualsiasi tipo di questione. Interroghiamo anche qualcuno dei dottori che sono preposti nella Chiesa. I discepoli sapevano, facendo questa domanda, che nel regno dei cieli non tutti i santi sono uguali, però desiderano sapere in che maniera si arriva a essere il più grande, e per quale cammino si discendeva fino a essere il minore. O anche, attraverso quanto il Signore aveva detto in precedenza, sapevano chi era grande e chi il minore, però non comprendevano chi sarebbe stato il maggiore tra molti che erano grandi.

E Gesù, chiamato un bambino, lo pose in mezzo a loro. Crisostomo: Mi pare che abbia posto nel mezzo un bambino molto piccolo, ancora privo di ogni passione. Girolamo: In Modo da trovare in lui sia l’età, sia la figura dell’innocenza. O Anche, il Signore stesso si presentò in mezzo ad essi come un bambino per dimostrare loro che non era venuto per essere servito, ma per servire, e dare loro un esempio di umiltà. Altri intendono nella parola bambino lo Spirito Santo, che il Signore pose nel cuore dei suoi discepoli per cambiare il loro orgoglio in umiltà.
Segue: e disse: In verità vi dico che se non vi convertirete e non diverrete come i bambini non entrerete nel regno dei cieli. Non comanda agli Apostoli di avere l’età dei bambini, ma l’innocenza; e ciò che quelli possiedono a motivo degli anni, essi lo posseggano con il loro impegno; in modo da essere bambini nella malizia, ma non nella sapienza; come se dicesse: come questo bambino che vi propongo quale esempio non è tenace nella collera, dimentica il male che gli si è fatto, non si diletta nel vedere una bella donna, non pensa una cosa e ne dice un’altra, così voi, se non avrete questa innocenza  e questa purezza di anima, non potrete entrare nel regno dei cieli.

Segue: E chi accoglierà un tale bambino in nome mio, accoglie me. Crisostomo: Come se dicesse: non solamente una ricompensa se vi farete come questo bambino; ma se onorerete per me tutti quelli che si fanno simili a un bambino, determinerò per voi, come ricompensa per l’onore che gli avete dato, il regno dei cieli. Anzi, pone ciò che è molto più grande, dicendo: accoglie me. Poi il Signore rese più accettabili le sue parole parlando loro del castigo. Per questo continua: Chi invece scandalizzerà uno di questi piccoli…, il che equivale a dire: come hanno una ricompensa quelli che per me onorano questi, così anche avranno i più terribili castighi quelli che li disonorano. E non meravigliarti se chiamo scandalo il disprezzo, poiché molti pusillanimi si scandalizzano per i disprezzi che ricevono.

Origene: Ma come colui che è stato convertito e reso come un bambino, e anche il più piccolo, è capace di essere scandalizzato? Possiamo risolvere questo dubbio nella maniera seguente. Ognuno che crede nel Figlio di Dio e conforma la sua vita ai precetti evangelici, è convertito e si fa simile a un bambino. Al contrario, colui che non si converte in questa maniera e non è reso come un bambino, è impossibile che entri nel regno dei cieli. In ogni riunione di credenti vi sono alcuni che da poco tempo si sono convertiti, e si sforzano di farsi simili ai bambini, però non vi sono ancora arrivati: questi sono ritenuti piccoli in Cristo e capaci di essere scandalizzati.

Girolamo: Quando il Signore dice che sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, parla con il linguaggio usuale della provincia, poiché era costume, fra gli antichi Giudei, castigare i maggiori criminali gettandoli nel mare legati a una pietra; e a chi scandalizzava conveniva di più questo castigo, poiché è molto meglio ricevere un castigo breve che essere riservati ai castighi eterni.

Ilario: In un senso mistico il castigo della mola significa il male della cecità, dato che gli asini, dopo che sono stati bendati gli occhi, vengono fatti girare con la pietra; e molte volte si designano con il nome di asini i Gentili, poiché la loro stessa ignoranza li rende ciechi. Ai Giudei invece è stata data nella legge la via da seguire; e se questi avessero scandalizzato gli Apostoli di Cristo, sarebbe stato meglio per loro essere gettati nel mare portando al collo la pietra dell’asino, cioè di rimanere sommersi nella fatica dei Gentili e nelle tenebre del secolo; poiché sarebbe stato più tollerabile per loro in non avere conosciuto Cristo piuttosto che il non aver accolto il Signore dei Profeti.


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