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martedì 5 dicembre 2017

Matteo, Capitolo 7, Versetti 28-29



E avvenne che avendo Gesù completato queste parole, le folle erano stupite del suo insegnamento; li ammaestrava infatti come uno che ha autorità, e non come gli Scribi e i Farisei.

Crisostomo: L’intelletto umano appagato ragionevolmente genera la lode, vinto invece la meraviglia. Ciò che infatti non possiamo lodare degnamente, lo facciamo oggetto di stupore. Il loro stupore tuttavia riguardava più la gloria di Cristo che la loro fede: se infatti avessero creduto in Cristo non si sarebbero stupiti. Infatti suscita stupore ciò che supera la persona di chi fa o dice: quindi non ci meravigliamo di ciò che è detto o fatto da Dio, poiché tutto è inferiore alla potenza di Dio. Ora, erano le folle che si stupivano, cioè il popolo semplice, non i principi del popolo, i quali non erano soliti ascoltare per il desiderio di apprendere; invece il popolo semplice ascoltava con semplicità; se però quelli fossero intervenuti, avrebbero turbato il loro silenzio con le contestazioni: infatti dove c’è maggiore scienza c’è una più forte malizia: chi infatti si sforza di essere primi non si accontenta di essere secondo.

Crisostomo: Se gli scribi, vedendo questo potere nelle opere, si allontanavano da lui, come non si sarebbero scandalizzati là dove solo le parole manifestavano la potenza? Ma ciò non accade nelle folle: quando infatti l’anima è benevola, facilmente è persuasa da discorsi di verità. C’era poi l’autorità di chi insegnava, per conquistare molti di loro e farli passare all’ammirazione; così che per il piacere delle cose che erano state dette non lo abbandonavano nemmeno quando taceva: per cui lo seguirono quando discese dal monte. Ciò che più li colpiva era il fatto che in ciò che diceva non si appoggiava sull’autorità di nessuno, come le parole di Mosè e dei Profeti, ma si mostrava sempre come chi ha autorità; infatti citando la legge diceva sempre (cf. 5,25): <<Ma io vi dico>>.

Girolamo: Poiché come Dio e Signore dello stesso Mosè, secondo la libertà della sua volontà, faceva delle aggiunte alla legge o predicava al popolo mutandole. Gli scribi invece insegnavano soltanto quelle cose che risultavano scritte in Mosè o nei Profeti.


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